Lo premetto a scanso di equivoci, perché da quando mi sono fidanzata e ho dichiarato che sì, prima o poi mi sposerò, tutti hanno smesso di chiedermi continuamente "Quando ti trovi un ragazzo?" e "Quando ti sposi?" e hanno cominciato a chiedermi continuamente "Che aspetti a fare un figlio?"
Non è che io sia aprioristicamente contraria alla faccenda: riconosco che, in linea teorica, se non ci riproducessimo la razza umana sarebbe condannata all'estinzione (di questi tempi non mi sembra un gran danno); ammetto pure che, se un figlio capitasse, lo adorerei trasformandomi all'istante nella quintessenza della mamma italiana (ansiosa, ossessiva e lievemente paranoica, quindi madre di un figlio inevitabilmente votato all'esaurimento nervoso, se non addirittura alla schizofrenia).
Capisco infine che, nello spazio di poche righe, sono riuscita a farmi odiare da tutte le mamme italiane, in particolare da quelle che del tutto legittimamente hanno cercato / cercano per anni di avere un figlio. In bocca al lupo, di cuore; rispetto e ammiro chi è dotato di istinto materno, essendo acutamente consapevole del fatto che il mio istinto materno si è dato allegramente alla latitanza parecchi anni fa (immagino che, ora come ora, se la stia godendo alle Fiji o giù di lì, insieme al mio orologio biologico).
Il fatto è, semplicemente, che a me i bambini non piacciono. Mentre tutti si sdilinquiscono non appena vedono un neonato, io rimango semplicemente indifferente. I neonati piangono, o dormono, o sbavano (e non è vero che hanno un buon odore: odorano di latte acido; ecco, l'ho detto). Né va meglio con i bambini un po' più grandi, che sono semmai ancora più noiosi, perché richiedono continua attenzione, urlano e litigano tra di loro e se ne vanno in giro (un neonato, per lo meno, dove lo metti sta).
(Sì, sono un essere orrendo)
Il fatto strano è che, in genere, i bambini mi adorano. Davvero; due volte su tre, non appena mi vedono, tendono le manine e vogliono venirmi in braccio (e io non so nemmeno come vanno tenuti in braccio: panico) e giocare con me.
La mia teoria in merito è che, per puro istinto, si rendono conto che, mentalmente, sono in pratica una loro coetanea.
Io non ho problemi a giocare con i bambini, purché:
1 - per un tempo limitato;
2 - non mi sbavino addosso;
3 - possano essere riconsegnati ai legittimi genitori non appena cominciano a frignare.
Devo dire però che una cosa che faccio sempre, anche quando potrei evitarlo, è ricambiare il saluto di un bambino che mi fa ciao. Lo stupore negli occhi dei bambini quando un adulto sconosciuto si accorge della loro presenza, e la gioia quando questo adulto sta al gioco, credo che siano tra i sentimenti più puri che si possa mai avere la fortuna di provocare.