mercoledì 30 gennaio 2013

Cose che non vorresti sentirti dire di ritorno dal parrucchiere (e che l'amore mio mi ha detto oggi in rapida successione)

- Ah, quindi non sei più andata dal parrucchiere?

- Ma perché non ti fai fare i capelli un po' diversi? Che so, magari mossi...

- Vabbeh, tanto ormai mi sono abituato a vederti così.

martedì 29 gennaio 2013

Mary Poppins

Sono disordinata, imbranata e ansiosa.
Il che significa che nella mia borsa c'è di tutto, letteralmente in ordine sparso, e quindi quando cerco qualcosa 9 volte su 10 non riesco a trovarla. Ora, capisco perdere le chiavi nel marasma, ma il cellulare è già un po' più grandicello, dovrebbe saltar fuori con facilità, nevvero? Bene, io sono capace di non trovare il portafogli. Eppure è lì.

A quel punto, va da sé, sono costretta a devo svuotare completamente la borsa. Quando l'oggetto scomparso decide di palesarsi, io sono già caduta in preda di una decina di crisi di panico in rapida successione. E ogni volta, dopo l'obbligatorio sospiro di sollievo, mi dico che è da stupidi farsi prendere da crisi di panico, perché la cosa deve essere nella borsa, so che c'è ed è solo questione di trovarla, dato che non perdo mai niente.

Quasi.

Ieri sera prendo la borsa per recuperare il libretto degli assegni e rimetterlo a posto (normalmente infatti non lo porto con me), il che è già di per sé strano perché di solito le cose restano in giacenza nella mia borsa, anche se inutili, per mesi (vedi occhiali da sole in pieno piovoso inverno). Come da copione, il libretto degli assegni risulta M.I.A. Come da copione, maledicendo il mio disordine e ripetendo come un mantra "Stai calma ché tanto è in borsa, stai calma ché tanto...", tiro fuori tutto: portafogli, occhiali da sole (sic), fazzoletti, sportina di tela, altra sportina rimasta inutilmente in borsa (arisic), astuccio con penna pendrive burrocacao assorbenti pillole antiallergiche, scontrini e monetine sparse, fodero dell'ombrello.

Il libretto degli assegni rimane M.I.A.
OK, forse adesso un minimo di panico è giustificato.

A quel punto, nella mia testa bacata si svolge il seguente flashback; io, in treno, che sento dire "toh, piove" e quindi tiro fuori l'ombrello dalla borsa.
E qui ho il lampo: con assoluta certezza, so che togliendo l'ombrello devo inavvertitamente aver fatto scivolare fuori il libretto.

Segue frettolosa e ansiosa telefonata al numero verde della Banca per bloccare gli assegni. L'operatore, gentilmente, mi ricorda che dovrò fare anche una denuncia di smarrimento alla polizia, il che è un'immane seccatura e mi farà perdere un sacco di tempo. Ma tant'è: maledicendo di nuovo (e a maggior ragione) il mio disordine e la mia sventatezza, mi rassegno alla bisogna. Per puro scrupolo chiamo in stazione, avessero mai ritrovato il libretto... Non ho molte speranze: una volta dimenticai l'ombrello sul bus, e quando telefonai per chiedere se ci fosse un ufficio oggetti smarriti, mi risero in faccia (davvero!).

Invece qui scatta il miracolo: fortunatamente il treno che avevo preso "moriva" alla mia fermata, ed era pure semivuoto; qualcuno aveva trovato il libretto e l'aveva consegnato al capostazione, e stamattina l'ho felicemente recuperato.

Dirò che ho avuto un momento di incertezza nel rimetterlo in borsa, anche se sono stata bene attenta a ficcarlo in un angoletto, così appena ho potuto ho deciso di sistemarlo meglio, in una taschina fornita di zip.

Beh, voi non ci crederete, ma quando ho riaperto la borsa in un primo momento il libretto non si trovava.
(Poi c'era, lo sapevo che c'era ed era solo questione di trovarlo.)

giovedì 24 gennaio 2013

Long Way to Tipperary / 3

Capisco cosa ha provato Eracle quando ha tagliato la prima testa all'Idra di Lerna: più o meno, qualcosa sulle linee di "eccheccazz...", perché proprio quando pensava di essere a buon punto, spuntava (letteralmente!) qualcos'altro da fare.
Beh, organizzare un matrimonio è esattamente lo stesso.

Io credevo, ingenua che sono, che una volta prenotata la chiesa; prenotata la sala; trovato il fotografo; trovati i musicisti; più o meno scelte le bomboniere; fatta la lista degli invitati; comprato l'abito da sposa (il che, per inciso, mi ha condotto consequenzialmente a una delle mie attività favorite, ossia comprare scarpe via Internet) il tutto a nove mesi nove dalla data fatidica, avrei potuto legittimamente rilassarmi un pochettino. Siccomeno: lo sentite, Murphy, come ride?

Il fatto è che, essendo ansiosa, ho cominciato ad ossessionare l'amore mio sulla necessità di andare a parlare con il parroco per capire quando presentare i certificati di battesimo, se ci sono delle musiche non ammesse in chiesa (pare per esempio che alcuni preti non tollerino Schubert e Gounod, non chiedetemi perché), e altre amenità varie. L'amore mio mi ha giustamente obiettato che, mancando nove mesi al D-day, forse è un po' prestino, ma alla fine - vuoi perché ama tutto di me, anche le mie paranoie, vuoi per non dovermi più stare a sentire - è andato a parlare con il prete.

Così abbiamo scoperto che il dannatissimo corso prematrimoniale, quello che assolutamente non voglio fare e che mi sono rassegnata a fare perché nessun prete dello Stato Pontificio in cui viviamo mi ammetterebbe mai in chiesa altrimenti, è già iniziato e anzi sta per finire. Adesso. A gennaio.

Io mi devo sposare a settembre: potevo mai immaginare, secondo voi, che avrei dovuto iniziare il maledettissimo corso prematrimoniale a ottobre dell'anno precedente? Finanche la mia paranoia non aveva pensato a un anticipo simile.

La conclusione, a quanto pare, è che dobbiamo girar per parrocchie per trovarne una in cui il corso prematrimoniale non sia ancora iniziato, e in cui ci sia permesso di seguirlo anche se non ci sposeremo lì.

Com'era la faccenda del certificato medico che ti permette di sfangarla?

martedì 22 gennaio 2013

Traumi infantili

Vi ho mai raccontato della mia Prima Comunione? Arrivammo in chiesa a messa già iniziata e così mamma, al grido di "L'avevo detto io che eravamo in ritardo!" mi piazzò di peso sull'altare, insieme agli altri bambini. Il tempo di guardarmi a destra e a sinistra e di realizzare che erano tutti illustri sconosciuti, e mi sentii sollevare - sempre di peso - dalla sedia e trasportare in sacrestia.

In pratica, quella che avevamo preso d'arrembaggio era la messa precedente alla "mia" e che era, lei sì, un po' in ritardo sul programma.
Ora immaginatevi con quale stato d'animo sono poi rientrata in chiesa per fare effettivamente la Prima Comunione.

lunedì 14 gennaio 2013

Solo una scusa per poter chiacchierare

Una cosa che mi piace tanto delle High School americane - anche se, sicuramente, c'è scuola è scuola e l'erba del vicino è sempre più verde - sono le attività "extracurricolari"; non solo le squadre sportive ma i vari club di teatro, di scacchi, di scienze e così via.

Quelli che soprattutto mi intrigano sono i club di dibattito, cioè quelli che ti insegnano a sostenere una discussione (e a vincerla!) argomentando, raccogliendo e usando le giuste informazioni, controbattendo le affermazioni degli avversari. Un club così mi sarebbe servito un sacco, negli anni del Liceo; anzi, probabilmente mi servirebbe ancora adesso. Quando discuto con qualcuno mi faccio sempre prendere la mano, divento troppo passionale e perdo il filo, e molto spesso davanti alle peggio sciocchezze rimango così stupefatta che non riesco a replicare a tono.

A quanto ho capito (ma le mie fonti, sostanzialmente, sono i film) in questi club ti allenano a sostenere opinioni non solo diverse dalle tue, ma anche palesemente insostenibili. Ottima cosa, secondo me, sia per capire i punti di vista altrui sia perché vedere le cose da un'altra prospettiva non può che fare bene.

Immagino che per aspiranti avvocati, e per aspiranti politici, frequentare questi club sia praticamente un must. Viste le ultime performance di Santoro & Travaglio vs. il Berlusca, io consiglierei un allenamento del genere anche ai giornalisti.

giovedì 10 gennaio 2013

Mistero

Faccio collezione di calamite, quelle che in genere si attaccano sul frigo.
(Faccio collezione nel senso che accolgo con gioia i regali di chi, conoscendomi, me ne porta una quando torna da un viaggio.)

L'ultima arrivata è una calamita a forma di Pulcinella, proveniente ovviamente da Napoli.
E', o meglio 'era', perché stanotte siamo stati svegliati di soprassalto da un rumore di cocci, e quando l'amore mio è andato a controllare (seguito dalle mie ansiose raccomandazioni, dato che ovviamente avevo già elaborato complessi scenari alla Panic Room) ha trovato Pulcinella a terra e in frantumi.

Se in tutto ciò volete leggere segni premonitori, accomodatevi (poi magari fatemi sapere: per completezza di informazione, la calamita in questione oltre a Pulcinella portava tre numeri del Lotto). Da parte mia, ritengo che Giacobbo mi abbia tirato i piedi dopo che ho preso posizione contro di lui.

lunedì 7 gennaio 2013

Giù al Nord

Questo sta diventando un blog impressionistico; dopo quelle su L'Hobbit ora è infatti il turno delle mie impressioni su Milano, dove sono stata negli ultimi giorni approfittando (in tutti i sensi) della gentilezza di mio cognato e della sua casa per fortuna iperriscaldata.

(Seriamente, avevo caldo finanche io che sono permanentemente congelata: ma a quanto lo tengono il riscaldamento, a Milano?)

Non che all'ombra della Madonnina io non fossi finora mai stata, ma in genere ci vado per lavoro, toccata-e-fuga, senza il tempo di fare la turista. Stavolta, invece, ce ne siamo visti bene a cominciare dalla Pinacoteca di Brera, che non avevo mai visitato. Onde evitare ulteriori ovvietà dopo il titolo di questo post, dirò solo che davanti alla Cena ad Emmaus stavo per mettermi a piangere (a mia difesa, ero reduce da una nottata in bianco passata al Niguarda: l'ho detto, non ci siamo fatti mancare niente!).

Poi siamo anche andati a vedere Amore e Psiche a Palazzo Marino e non c'è niente da fare, vivere nelle metropoli offre indubbie opportunità culturali, roba che qui al paesello possiamo solo sognarci. Peraltro Milano è lontana, Roma già va meglio, ma i costi di trasferta tra un'IMU e l'altra sono decisamente troppo alti per consentirci di fare su e giù ogni volta che l'occasione meriterebbe.

Comunque sono riuscita a farmi un aperitivo "milanese" ai Navigli (è un bene che qui da noi non usi l'happy hour, sennò sarei già alcolizzata) e un proficuo giro di shopping. Sono anche stata alla Rinascente e ho lasciato il cuore su vari pezzi di haute couture. Che posso farci? Ho dei gusti troppo raffinati per il mio bene.

Insomma, Niguarda a parte è stata un'esperienza positiva e tutto sommato ripetibile. Magari in prossimità dei saldi estivi troverò un pretesto abbastanza culturale per tornare al Nord.