domenica 30 novembre 2014

L'amore mio guarda "Il ritorno del re"

[successione di inquadrature dei quattro hobbit] Questo è quello con l'anello? ...Ah, no? ...Ah, è quest'altro! ...Ah, no? ...Allora è quest'altro! ...Neanche? ...Già il film è complicato, poi questi sono tutti uguali!

[sullo schermo compare Gandalf] No, questo lo so, è mago Merlino.

[successione di inquadrature di elfi] Quindi questi sono pallidi perché sono immortali?

[arrivano le aquile] Seeeeee, vabbeh!

[momento random] ...Comunque questo film è strano.

[l'anello viene distrutto nel fuoco di Monte Fato] Tutto 'sto casino per buttare 'sto anello nella lava?

[incoronazione di Aragorn: il popolo di Minas Tirith fa festa] E tutti questi da dove li hanno tirati fuori? Oh, finora non c'erano, io non li ho mai visti prima!

venerdì 28 novembre 2014

Sono misantropa

Sono misantropa, acida e antipatica. A mia parziale difesa, va detto che finché il caffè del mattino non è entrato pienamente in circolo, non potete aspettarvi da me reazioni più consone a un essere umano.

(Inoltre il fatto di avere una guancia gonfia come una zampogna, anche perché pare che la mia dermatologa abbia clamorosamente cannato la diagnosi, non mi dispone bene)

Dunque stamattina sono in stazione, seduta ad attendere il treno (che tanto per cambiare è in ritardo), pensando ai fatti miei. Una signora si avvicina e mi saluta. Dopo un momento, appurato che no, non la conosco e dunque la signora mi ha salutato solo per educazione, ricambio il buongiorno (e tra me e me mi compiaccio che ci sia ancora gente educata a questo mondo).
- Il prossimo treno per [città capoluogo] parte da questo binario, vero? - mi chiede la signora.
- Sì, signora - rispondo.
E ci zittiamo, cosa che mi fa piacere perché non sono portata per le conversazioni mattiniere e/o con gli sconosciuti. 

A suo tempo sento suonare la campanella del passaggio a livello, il che significa che il treno arriverà in stazione all'incirca fra 3 minuti. Difatti, dopo circa 2 minuti e mezzo...
- Alzati! Il treno sta arrivando!
Mi giro: sì, la signora sconosciuta sta apostrofando proprio me. La guardo, senza capire.
- Sta arrivando il treno!
- Ho capito, signora! - rispondo.
Dopo qualche secondo il treno arriva, mi alzo e mi avvicino alla porta del vagone. E rifletto: io sono sì ansiosa, ma ad intimare agli sconosciuti di muoversi, dovessero mai perdere il treno, non ci sono (ancora) arrivata.
La gente è strana (io sono stranissima, ça va sans dire).

mercoledì 26 novembre 2014

Mamma la RAI

Pare che il canone RAI diventerà una specie di prelievo coatto, o forzoso che dir si voglia, dalla bolletta elettrica (non si sa bene quando avverrà tutto ciò perché, insomma, siamo sempre in Italia).

Resto in attesa di saperne di più, perché io - per dire - possiedo una casa dotata di energia elettrica (e relativa bolletta) ma sprovvista di televisore (e relativa antenna), per la quale mi sembrerebbe alquanto ingiusto dover pagare il canone, e sentir dire che la seconda casa "in linea di massima" è esclusa non mi pare rassicurante, visto anche il gran casino che questi incompetenti sciagurati sono riusciti a fare con Tasi-Tari-quelch'è.

A dirla tutta, pagare il canone mi sembra alquanto ingiusto a prescindere: sia perché formalmente è ancora una (ridicola) tassa per il possesso di un elettrodomestico, sia perché dobbiamo pagare per mantenere un carrozzone di gente inqualificabile, vedi Bruno Vespa, e la messa in onda di programmi inqualificabili, vedi quello di Bruno Vespa ma anche quello di Fabio Fazio e i siparietti incomprensibili e inconcludenti di Genitori - Istruzioni per l'uso che ogni volta mi provocano reazione allergica (ho scoperto che trattasi di produzione francese, il che un minimo di cose me le spiega, ma comunque chiamare 'sta roba Carosello è un insulto per Calimero).

Tante storie per inculcarci che il libero mercato e la concorrenza sono cose belle e giuste che contribuiscono a innalzare la qualità dei prodotti e abbassare i prezzi, ma poi tutti a fare cartello e o ti mangi 'sta minestra pagando profumatissimi contratti di consulenza o scarichi programmi decenti da Internet, non c'è niente da fare.

(Cosa sia un cartello, incidentalmente, l'ho capito guardando Dallas; avevo pure il gioco da tavola.)

martedì 25 novembre 2014

Manca un mese

Sono vergognosamente in ritardo con le mie preparazioni natalizie.
Di solito, a quest'ora, ho già comprato tutti i regali; quest'anno, invece, all'appello me ne mancano un bel po'. E sì che mi ero avviata per tempo, anzi con largo anticipo, avendo acquistato il primo intorno alla metà di settembre: il che faceva ben presagire.

Il fatto è che lo scorso Natale a New York mi ha rovinato: là c'erano segni festivi e ghirlande ovunque, persino sulle autopompe dei vigili del fuoco e sulle impalcature dei palazzi. Logico che adesso qui mi sembri tutto grigio e scialbo, e mi faccia perdere l'entusiasmo.

(Va anche detto che, obiettivamente, nei negozi non c'è nulla che valga la pena comprare: sempre le solite cose, un anno dopo l'altro, senza un minimo di fantasia e originalità. Che barba, che noia.)

(E comprare regali per gli uomini è 'na traggedia.)

In compenso, ho già iniziato ad addobbare casa. Lo so, ho interrotto la tradizione - che per me finora era stata ferrea - di addobbare l'8 dicembre e "sdobbare" il 7 gennaio. Ma mi sono resa conto che in un giorno solo mi è ormai impossibile addobbare tutta casa: c'è voluto un intero pomeriggio solo per una stanza! 

(Purtroppo nel mio entusiasmo ho scaraventato il piatto del pandoro da un capo all'altro della stanza, distruggendolo: toccherà comprarne uno nuovo. Ma questa è un'altra storia.)

Del resto, lo sapete, per me l'addobbo natalizio è un affare di Stato: con tempo e fondi (e spazio per l'immagazzinamento) illimitati, sostituirei ogni cosa - tende, paralumi, cuscini etc. - con il suo omologo "a tema" (o quantomeno lo coprirei con una foderina). L'amore mio, che mantiene una facciata di mezzo divertita, mezzo esasperata tolleranza, in realtà mi asseconda più che volentieri e spesso è il primo a comprare nuovi gadget e a suggerire nuove decorazioni. Il che, in parole povere, significa che ci sono negozi di oggettistica meno forniti di casa mia.

(Diciamo che l'amore mio ha un approccio più scientifico, complementare al mio più entusiastico e frantumapiatti, il che ci ha portati l'anno scorso ad acquistare appositi ganci per appendere le palle all'albero - sì, detta così sembra una cosa sconcia ma non lo è.)

Siccome Dio li fa e poi li accoppia, mentre la mia ambizione è quella di riempire casa di carabattole natalizie, l'ambizione dell'amore mio è quella di riempirla con il presepe. Per il momento siamo limitati a un angolo del salotto, ma alcune propaggini già minacciano l'adiacente macchina da cucire d'epoca (che, mi si dice, sarebbe un'ottima collina). Il polistirolo è ovunque, per tacere del glitter dorato che è finito, non chiedetevi come, anche in cucina.

E sempre per la teoria dell'accoppio di cui sopra, il momento che entrambi aspettiamo con ansia - non ce lo diciamo, ma è così - è subito dopo Capodanno, quando gli ipermercati metteranno in svendita gli addobbi natalizi e noi ci piomberemo sopra come falchi. L'anno scorso fu la nostra prima tappa post New York. Siamo un tantinello fissati.

giovedì 20 novembre 2014

La vita imita l'arte

Mi accorgo che c'è un romanzo di Jane Austen per (quasi) ogni periodo della mia vita.
A vent'anni era Orgoglio e pregiudizio; a trenta, Emma; adesso è Persuasione.

mercoledì 19 novembre 2014

Spam

Ci sarà, immagino, un blog (o più d'uno) dedicato ai meravigliosi messaggi di spam che circolano in rete.
Spero che ci sia, perché perdere certe perle sarebbe un vero peccato.

Oggi, tra le altre cose, nella mia casella email brilla questo:
Grazie ai recenti transferimenti illegali di conti elettronici, il tuo conto BancoPosta e stato blocato per la tua sicurezza.
(Dove, oltre agli ovvi errori grammaticali, la parte migliore è a mio giudizio il nonsense "Grazie ai trasferimenti illegali, il conto è stato bloccato".)

Continua sullo stesso stile, ça va sans dire.
(E io non ho un conto BancoPosta, ça va sans dire pure questo.)

martedì 18 novembre 2014

Colpirne uno per educarne cento

Torno a casa dal lavoro. Sui gradini del portone di fronte, tre ragazzini stanno animatamente discutendo dell'esistenza di Babbo Natale.
Li saluto. Mi salutano. Mentre recupero le chiavi dalla borsa, il ragazzino più grande mi interpella: "Signora, tu ci credi a Babbo Natale?" "Ma certo" rispondo senza la minima esitazione, anzi mostrandomi vagamente indignata dalla domanda.

L'ho visto abbastanza destabilizzato.

martedì 11 novembre 2014

Vestizioni

Poiché ciò a cui siamo esposti durante l'infanzia (e la prima giovinezza, ovvìa) ci plasma per la vita, sono caduta in pieno nella sindrome da ottimismo idiota, anche nota come sindrome di Pollyanna, e dunque invece di lamentarmi per la caduta di qualche giorno fa, come pure sarei legittimata a fare, e magari prendermi qualche giorno di pausa dal lavoro, non faccio che dirmi come sono stata fortunata a non fracassarmi cranio e/o osso sacro e/o occhiali, e invece ad avere soltanto il polso come un salsicciotto e il sedere come un vestito di Arlecchino.

I danni provocati da certi film della Disney saranno sempre sottostimati.

Tra i lati positivi che mi ostino a vedere nell'incidente, oltre alle raddoppiate coccole della mia famiglia (a turno si sono tutti offerti volontari per venirmi a prendere e portarmi praticamente in braccio al lavoro), c'è anche il gustoso siparietto che avviene ogni mattina quando l'amore mio deve aiutarmi a vestirmi, perché almeno per il momento ci sono cose che non riesco a fare con una sola mano a disposizione.

Mentre operazioni tipo agganciare il reggiseno o infilare i collant hanno richiesto applicazione e contorcimenti vari e generato viva ilarità, più liscia è andata con l'indossaggio maglietta. Tanto che mi sono complimentata con l'amore mio per l'abilità e l'ingegnoso metodo adottato.

"Me l'ha insegnato uno che veste i cadaveri", mi ha risposto.

sabato 8 novembre 2014

Outlet

Trovandoci a passare da quelle parti, qualche giorno fa io e l'amore mio ci siamo fermati a Casette d'Ete.

Per chi non lo sapesse, come non lo sapevo io fino a pochi mesi or sono (pensavo si chiamassero Casette Dete, poi appena l'ho googlato sono comparse millemila occorrenze: ragazzi, il posto è famoso), si tratta del luogo - tra il mistico e il mitologico nelle parole di chi c'è stato e torna indietro a raccontarlo - ove sono collocati gli spacci aziendali Hogan, Tod's e Fay, nonché un negozio Prada che si è spudoratamente piazzato proprio di fronte, e Della Valle gli ha pure fatto causa per concorrenza sleale, ma l'ha persa, sicché adesso di fronte agli spacci aziendali Hogan etc. c'è un intero centro commerciale.

Sugosi pettegolezzi a parte, 'sti spacci Hogan etc. vengono magnificati coram populo per l'eccezionalità degli sconti e degli affaroni che vi si possono fare, sicché non potevo esimermi dall'andare a verificare di persona (e possibilmente comprare pure qualcosina; del resto il Natale è ormai prossimo e io sono vergognosamente indietro nel mio planning regalifero).

La delusione.

Che dirvi: sarà che se una borsa costa 1.000 euro, metterla a 700 sarà pure lo sconto del 30% ma comunque io 700 euro per una borsa non li spenderei anche potendo permettermelo. Sarà che l'America mi ha rovinato e se lo sconto non è almeno del 60% io proprio non vi considero. Sarà che i negozi che sembrano un incrocio tra una gioielleria e la cattedrale di Westminster, con il commesso piazzato sulla porta (e meglio vestito di me) che mi prega di prendere il numerino per entrare (!) e di lasciare la mia innocuissima bustina di Champion alla cassa, e dove non osi nemmeno sfiorare la merce in esposizione per paura di comprometterne il perfetto allineamento sullo scaffale, mi danno fastidio fisico.

(E badate che, a NY come a Londra, siamo entrati in negozi Burberry, Marc Jacobs, McQueen e simili e siamo sempre stati accolti da commessi più che affabili e ansiosi di metterci a nostro agio. Come è giusto che sia.)

Sarà tutto questo. Ma credetemi, perché per me scarpe borse e soprabiti sono una droga, quindi in teoria lo spaccio Hogan etc. avrebbe dovuto essere il mio Nirvana: non c'era NIENTE che valesse la pena di fare una pazzia.

Borse belle, eh, per amor del cielo, ma che non valevano quei prezzi. Idem si dica per i cappotti (me lo puoi far pagare sopra i 700 euro se è puro cachemire che ancora bela, non se è un mistofibra). Le scarpe poi erano volgari, non c'è altra parola per definirle, e con la tomaia incollata alla suola (e finta cucitura sopra, ma si può?).

Fatto un giro, e constatata la pochezza del tutto, io e l'amore mio abbiamo quindi provveduto a ripercorrere l'intero spaccio con aria di estrema superiorità, commentando ad alta voce quanto fossero brutte le cose esposte e quanto poco valessero in effetti.

E se il commesso benvestito sulla porta si è offeso in nome di Della Valle, problemi suoi.

giovedì 6 novembre 2014

La caduta (tanto per fare una citazione cinefila)

Grazie al combinato disposto di stivali fashion dalla suola liscia e marciapiede bagnato, oggi venendo in ufficio sono scivolata e caduta per la strada come un sacco di patate. Niente, un momento stavo camminando pensando ai fatti miei, e subito dopo mi sono ritrovata seduta per terra con la mano sinistra dolorosamente piegata al mio fianco.
Proprio oggi che mi ero messa la gonna. Ah, Murphy.

Per fortuna un gentile passante mi ha aiutato a rialzarmi, perché da sola non ce l'avrei fatta. Non che - meno male - io abbia riportato chissà quali danni; credo di essermi contusa il polso (non slogato, riesco a muoverlo anche se a fatica) e la chiappa sinistra a quest'ora è probabilmente diventata blu (essendo più che imbottita mi ha preservato, però, da guai maggiori), ma incredibile dictu non mi sono nemmeno sfilata le calze. Congiunture favorevoli della sfiga.

Quello che mi preoccupa, perché lo interpreto come ennesimo segno dell'età ormai avanzata, è lo stato di assoluta confusione in cui il mio cervello è sprofondato a seguito della caduta, e che -  senza l'intervento del gentile passante di cui sopra - mi stava addirittura impedendo di rialzarmi da terra. Perché non è che non sia mai scivolata prima, anzi dato il mio connaturato senso dell'equilibrio l'eventualità più rara è che io rimanga in piedi (come questo si sposi con il mio amore per le passeggiate in montagna ve lo lascio immaginare), ma di solito - viste, appunto, l'abitudine e la lunga pratica - mi rialzo senza quasi batter ciglio.

Stavolta, invece, sono rimasta in stato confusionale per parecchi minuti - niente di grave, eh, intendiamoci: sono riuscita comunque con relativo agio a riprendere il cammino, arrivare in stazione e salire sul treno - e quando la scarica di adrenalina si è esaurita ho cominciato a sudare copiosamente. Adesso, polso dolente e probabile lividaccio sul treno inferiore a parte, è passato tutto; ma non posso fare a meno di chiedermi se, d'ora in poi, non farei meglio a portarmi al seguito un bastone (di rinunciare agli stivali fashion dalla suola liscia, ovviamente, non se ne potrebbe parlar di meno).