giovedì 26 settembre 2013

Pure Banderas ormai è invecchiato

Potevo evitare di scrivere qualcosa sull'affaire Barilla? Ma certo che no.

Doverosa premessa: non ho ascoltato la trasmissione radio da cui è nato tutto, quindi mi baso solo sui resoconti letti in Internet, e questo è sicuramente un limite. Comunque, se il signor Barilla è libero di dire la sua opinione, allo stesso modo io sono libera di dire la mia ed eventualmente di rettificarla.

E dunque:
- solo un genio del marketing può pensare di dire cose del tipo "se ai gay non piace la nostra pubblicità, possono anche fare a meno di comprare i nostri prodotti". E io che pensavo che una pubblicità dovesse essere accattivante, proprio per incentivare le vendite! Ora, invece, ho capito che le pubblicità servono per vendere prodotti solo ai consumatori che sono identici al modello presentato nello spot. Dunque possono comprare prodotti Barilla solo le famiglie composte da madre casalinga, padre lavoratore non si sa bene dove ma comunque in un posto che renda necessari completo e cravatta, figlio maschio, figlia femmina, animale domestico opzionale (preferibilmente cane) e fornaio sosia di Banderas invecchiato. Sappiatelo.

- seriamente, ognuno è libero di avere le proprie opinioni e scegliere la propria scala di valori. Ma l'idea di "famiglia tradizionale" del signor Barilla è fuori dalla realtà: la donna ad esempio, secondo lui, "è madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo." Alla grazia!

- e comunque, dire che gli omosessuali "hanno il diritto di fare quello che vogliono e ci mancherebbe altro, però senza disturbare gli altri" è omofobia bella e buona, altro che diritto di opinione.

(Edit: a parte che i competitor Barilla, Buitoni in testa, si sono giustamente fiondati sulla faccenda, l'intervista a Barilla sta facendo il giro del web. Me la sono ritrovata, con tanto di commenti indignati, sulla mia dashboard di Tumblr dove seguo in pratica solo blogger americani.)

martedì 24 settembre 2013

Mi sono sposata

Dopo mesi di organizzazione, ansie, polemiche con il venditore delle bomboniere che non faceva arrivare le bomboniere, crisi isteriche dovute a defezioni dei parenti all'ultimo minuto, crisi isteriche dovute a defezione del prete officiante all'ultimo minuto (vero!), ricerca affannosa di un prete officiante all'ultimo minuto, ricerca affannosa di una truccatrice officiante all'ultimo minuto, ricerca affannosa delle fedi che il nubendo aveva (prevedibilmente) dimenticato a casa all'ultimo minuto, varie ed eventuali, dopo tutto ciò io e l'amore mio ci siamo finalmente uniti in matrimonio.

E ancora una volta la mia brevettata procedura scacciasfiga e anti-Murphy, che consiste nell'aspettarsi tutte le scalogne possibili più qualcuna in più, si è rivelata efficace; non è piovuto, la serata è stata splendida e quasi estiva, il prete officiante dell'ultimo minuto è stato egregio, il quartetto d'archi non ha steccato, l'acconciatura ha retto per tutto il tempo nonostante il prete celebrante dell'ultimo minuto abbia deciso di imporre le mani FORTISSIMO sulla mia capoccia, non sono caduta, non ho fatto cadere l'anello, non mi sono impappinata nel recitare i voti, non mi sono strozzata con la torta nuziale.

Immaginate il matrimonio perfetto: così è stato il mio.
Poi il giorno dopo eravamo due zombie, ma tanto ormai.

venerdì 20 settembre 2013

Quando il lavoro riserva soddisfazioni

Fino a qualche anno fa ci capitava spesso di lavorare con aziende alimentari, che in molti casi ci omaggiavano con alcuni loro prodotti. Poi, disgraziatamente, la crisi ha spazzato via queste buone abitudini.
Per cui, non neghiamolo, ci ha fatto molto piacere quando l'ennesimo produttore ci ha fatto arrivare in ufficio un paccone pieno di cose buone. Paccone doverosamente indirizzato al capo e che il capo, altrettanto doverosamente e  - va detto - graziosamente, ha spartito con tutti noi.

Il secondo paccone è stato accolto sempre con piacere, ma anche con un po' di imbarazzo, perché il rapporto di lavoro si era ormai concluso e non ci sembrava giusto continuare ad 'approfittare'.

Sicché, quando oggi è giunto un terzo pacco, abbiamo cominciato a guardarci negli occhi chiedendoci se sarebbe stato più inopportuno e scortese accettarlo, oppure rimandarlo indietro con un gentile ma fermo 'grazie, no'.

Per fortuna l'apertura del pacco ci ha tolto da ogni imbarazzo, perché dentro non c'erano beni deperibili, bensì degli orrendi gadget dell'azienda mittente (per farvene un'idea, pensate alla cosa più kitsch che abbiate visto in vita vostra, ed elevatela al cubo). Peraltro, una veloce ricerca in Rete - fatta per capire chi, come e perché avesse mai potuto concepire simili obbrobri - ha rilevato che le schifezze risalivano a un paio di anni fa, ed erano state realizzate all'epoca per 'celebrare' un'X ricorrenza aziendale.

Quindi non solo brutte, ma pure riciclate.

Uno dei 'gadget' era espressamente riservato al nostro AD, e non vediamo l'ora di conoscerne le reazioni.