domenica 29 marzo 2015

Autocritica (e autodifesa)

Prendendo spunto dalla pubblicità dei classici greci e latini allegati a un non meglio identificato quotidiano (per altro con veste grafica quantomeno opinabile), ho attaccato a mio marito un tremendo pippone sulla tradizione orale dei cicli epici che includevano Iliade e Odissea, sul ruolo di Pisistrato, dei Pisistratidi e degli studiosi alessandrini nella definizione e organizzazione del canone scritto, e sulla situazione geopolitica agli albori del cosiddetto medioevo ellenico. Madonna, quanto sono pesante.

(Mio marito, per sua fortuna, è ormai un maestro nella tecnica dell'annuire senza in realtà prestare alcuna attenzione.)

Fotoreporter



Per chi apprezza il genere (io no) #ricci

Fotoreporter



Giusto qualche sopratavola #domenicadellepalme #figuriamocipasqua

giovedì 26 marzo 2015

Il buongiorno si vede dal mattino

Nervosismi vari, che da un certo punto di vista sono anche comprensibili (le mie crisi premestruali sono sempre al contempo puntualissime e intempestive), e sono solo le 8.

In primis ci si è messo il solito coglionazzo che incrociandomi per strada reputa cosa buona e giusta suonare il clacson. Posso dire "il solito" perché è la seconda volta che questo particolare imbecille ci fa. Ma stavolta, oltre a urlargli dietro "Coglione!", ho preso il numero di targa. Si accettano suggerimenti su modi bastardi per utilizzarlo.

Poi, quando il treno è arrivato al capolinea, un signore incazzatissimo - secondo me aveva ragione da vendere - si è lamentato a gran voce con il capotreno perché la sua stazione era stata saltata (!) e adesso doveva tornare indietro.
(Io immaginavo che i treni non fossero soggetti a questo tipo di incidente: che ci fossero dei segnali di stop, più o meno automatizzati, prima di ogni stazione. Evidentemente mi sbagliavo. Tendo sempre a fare il mondo più ragionevole di quello che è, cosa che mi ha causato e mi causerà parecchi fastidi.)

Ultimo, per il momento, il mio computer che, evidentemente pure lui in sindrome premestruale per empatia, sta funzionando a singhiozzo.

Io oscillo tra la rabbia cieca e la rassegnazione. Pregate di incontrarmi quando il pendolo è arrivato all'estrema destra (o sinistra, dipende da dove guardate).

(Buona parte della mia rabbia è dovuta a incontri ravvicinatissimi che sto ultimamente subendo con la Pubblica amministrazione - "amministrazione", ah ah ah ah ah ah! - e la sua burocrazia. I bizantini non erano nessuno, al confronto, e Saigon era Disneyland, ça va sans dire.)

sabato 21 marzo 2015

Maschi

Ore 18.30
Temperatura: 39°C
- Mi sento male. Aiuto. Sto male. Aiutami, amore. Aiuto. [la moglie si prepara per andare in farmacia a comprare la Tachipirina] No, resta qui, non mi lasciare solo, sto troppo male. Aiuto. Aiuto. [in loop]

Il giorno seguente, ore 7.30, una Tachipirina dopo
Temperatura: 37,8°C
- Amore, mi sono scocciato di stare a letto. Tanto ormai sto bene. Che dici, usciamo a fare una passeggiata?

Fotoreporter



#fiori rosa fiori di #pesco #primavers

sabato 14 marzo 2015

L'acqua dimentica

Tempo fa ho letto una citazione che mi è piaciuta tanto: "Tutto finisce, tutto scorre, il tempo passa e l'acqua dimentica". La trovavo molto evocativa, e ho deciso di usarla come titolo di questo post. Per essere precisa (sono pignola per certe cose a causa del mio lavoro, oppure faccio il mio lavoro perché sono pignola per certe cose, non l'ho ancora capito) ho cercato su Google la citazione esatta, e così mi sono accorta che me la ricordavo sbagliata.
E anche oggi ho imparato una cosa nuova.

La citazione giusta, per vostra edificazione personale, recita "Tutto finisce, tutto passa, l'acqua scorre e il cuore dimentica" ed è di Gustave Flaubert. Quindi l'acqua che dimentica che mi piaceva tanto me la sono inventata io. Buono a sapersi.
(Per la cronaca, mi permetto di essere in disaccordo con monsieur Flaubert perché secondo me il cuore non dimentica; certe cicatrici rimangono per sempre.)

Tutto ciò per introdurre due piccoli fatti.
Il primo: ieri sera ero a casa e stavo facendo ginnastica (ebbene sì) quando ha squillato il cellulare. Era un professore della mia università che non immaginavo sapesse della mia esistenza su questa Terra, che a tutt'ora assolutamente non sono riuscita a capire come avesse il mio numero di cellulare, e che voleva un'informazione a proposito di un articolo da me medesima scritto circa dieci anni e una vita fa, quando ancora facevo l'archeologa.
Il prof è rimasto molto deluso quando gli ho detto che purtroppo non ero in grado di dargli l'informazione che gli serviva. Il fatto è che non mi ricordo praticamente niente di quello che avevo scritto in quell'articolo.
O meglio, non mi ricordo le nozioni scientifiche perché le emozioni che avevo provato prima di scriverlo me le ricordo benissimo. Ma quelle al prof non interessano.

La telefonata mi ha fatto pensare a com'ero dieci anni fa: come penso capiti un po' a tutti, per certi versi ero una persona completamente diversa da come sono adesso. Per altri versi, invece, sono rimasta esattamente la stessa. E ho realizzato che sono contenta di essere cambiata dove sono cambiata, e nel modo in cui sono cambiata; e sono anche contenta di essere rimasta uguale là dove sono rimasta uguale.
Non male come traguardo dei 40 anni (e spiccioli): sono davvero fiera di me.

Il secondo fatto è che la prossima settimana il mio telefilm preferito finirà per sempre, e io mi sento triste come se dovessi dire addio a dei miei cari amici. E questo secondo fatto si ricollega al primo perché questa faccenda di attaccarmi emotivamente - qualcuno direbbe in maniera assurda e infantile - a storie e personaggi immaginari è una delle cose in cui non sono cambiata, e in cui davvero mi auguro di non cambiare.

mercoledì 4 marzo 2015

Il ministro Giannini e la sua idea di libertà

Uno Stato veramente democratico, uno Stato sano dovrebbe considerare la pubblica istruzione una priorità. Anzi, LA priorità.

Perché una pubblica istruzione aggiornata ed efficiente significa che i cittadini più intelligenti, dotati di talento e motivati possono andare avanti, indipendentemente dalle possibilità economiche della loro famiglia, fino a raggiungere i posti di più elevata responsabilità, e quindi la governance del Paese, che non potrà che giovarsene.
E significa che tutti i cittadini possono farsi una cultura tale da renderli comunque individui produttivi e consapevoli, in grado di leggere un giornale o guardare un programma di approfondimento e farsi un'opinione, e andare a votare per i propri rappresentanti con cognizione di causa, e contribuire a realizzare una società davvero civile e progredita.

Quindi uno Stato davvero democratico dovrebbe impegnarsi per creare una scuola pubblica d'elite, dotata tra l'altro di strumenti d'avanguardia, connessione wi-fi a banda ultralarga, computer per tutti gli studenti, laboratori linguistici con insegnanti madrelingua, docenti in aggiornamento continuo (e periodicamente esaminati per valutarne le competenze), con orari decenti e stipendi adeguati, edifici costruiti ad hoc, a norma e che non rischino di crollare sulle teste degli studenti.

A questo punto, chi volesse mandare i figli comunque a una scuola privata - che garantisca, che so, l'insegnamento del bridge o della scherma o della lingua cinese o della religione cattolica - potrebbe farlo, ovviamente a spese sue ché lo Stato già finanzia - grazie alle tasse di tutti - un'ottima scuola pubblica (e laica, non dovrebbe essere necessario precisarlo).

Viceversa, uno Stato fintamente democratico, il cui interesse non è formare cittadini consapevoli bensì avere a che fare con una massa di caproni addormentati incapaci di leggere un libro e pronti a bersi qualunque sciocchezza, che venga da un illustre sconosciuto seminudo su un'isola tropicale o dal politico di turno che non sa nemmeno usare il congiuntivo, ecco: uno Stato siffatto lascerà andare a rotoli la scuola pubblica, anzi si adopererà attivamente per distruggerla con riforme una più rovinosa dell'altra, nel contempo finanziando - grazie alle tasse di tutti - le scuole paritarie, nella maggioranza dei casi di stampo fondamentalista cattolico, dove cioè gli studenti vengono educati alla cieca obbedienza, al conservatorismo, al consociativismo e giacché ci sono a coltivare i pregiudizi più retrivi.

Il tutto avendo la faccia tosta di sostenere che finanziare le scuole paritarie, abbassandone così le rette e dando modo anche ai meno abbienti di frequentarle, è "libertà di scelta".

La prossima volta che devo andare da qualche parte, invece di prendere l'autobus prenderò il taxi, anzi prenderò un'auto a noleggio, di quelle lucide con gli interni in pelle e l'autista in abito scuro, e poi chiederò il rimborso al Governo visto che nell'usare il più costoso servizio privato invece del più economico servizio pubblico non ho fatto che esercitare la mia libertà di scelta.

(Scusate, ma sono incazzatissima - e anche preoccupatissima, visto che non una voce si è levata a protestare contro questo ennesimo scempio.)

lunedì 2 marzo 2015

Sempre zitti, sotto (cit.)

Se non fosse che coinvolge me direttamente, e con ogni probabilità mi coinvolgerà in futuro, il che è peggio, direi che la situazione politica italiana attuale è tragicomica.
Sì, in effetti non è una novità.

Una delle cose che mi preoccupano di più è l'abbattimento a zerbino dei media. Ormai sono talmente appiattiti a terra da aver raggiunto uno spessore di micron. Mi viene in mente la scena di Non ci resta che piangere, in cui Benigni si dice disposto a farsi camminare sopra da un Savonarola.

Ecco, quando si dice la coincidenza, c'è sempre un fiorentino di mezzo. L'altro giorno mi ha allucinato leggere i titoli delle news che scorrono durante il TG di RaiNews24 (in altri tempi un'oasi giornalistica), e imbattermi nella seguente perla: "L'Italia del rugby batte la Scozia. Tweet di Renzi."

Sarò io che giornalista non sono, ma a me sarebbe sembrato più ovvio dare, che so, il risultato della partita e non menzionare il nostro caro premier che si è degnato di lasciare un commento.

(Siccome non c'è mai limite al peggio, poche ore dopo la perla di cui sopra è stata surclassata dalla notizia che Renzi si recherà a deporre una rosa sul luogo dell'assassinio di Boris Nemtsov. Chi fosse Nemtsov, perché l'abbiano ucciso, come stiano procedendo le indagini, come abbia reagito Putin, cosa stia succedendo di conseguenza a Mosca in queste ore è irrilevante al cospetto di cotanto evento.)

Poi c'è il fatto che se lo si cita su Twitter, immediatamente si scatena la canea dei fan che si sdegnano, pare, perché hai osato nominare il suo nome invano. Roba che manco i bimbiminkia adoratori degli One Direction o del Bieber di turno.
Cicci, calmatevi perché criticare Renzi non è (ancora) un reato.

Durante il ventennio si mise in cantiere un vocabolario enciclopedico italiano in cui ogni lemma era la scusa buona per citare il Duce. Per fortuna la degna impresa si interruppe - causa sconfitta in guerra - alla lettera A.

Nel frattempo, per non farci mancare niente, siccome le scuole pubbliche italiane continuano a cadere letteralmente a pezzi in testa agli studenti, una quarantina di deputati (sic) hanno ritenuto necessario mettere in giro un appello per la parità delle scuole private.
(Nel senso di aumentargli i fondi, non nel senso che devono crollare pure quelle.)