martedì 30 ottobre 2012

Media mainstream

Guardare solo telefilm inglesi e/o americani via web *cough cough* offre sostanzialmente due vantaggi: il primo è che posso fare la superiore, pavoneggiandomi per il fatto che IO seguo i telefilm della BBC in lingua originale e snobbando tronfia le fiction e i reality show di casa nostra. Il secondo è che, obiettivamente, non c'è confronto e le produzioni inglesi e americane (ultimamente soprattutto quelle inglesi) sono di un livello lontano anni luce da quelle italiane per qualità della regia, della recitazione, della fotografia, di scene e costumi (si vede che anche i budget sono lontani anni luce) ma, soprattutto, per la qualità della sceneggiatura.

C'è però l'indubbio svantaggio di non conoscere praticamente nessuno che segue gli stessi programmi che vedo io, e quindi di non avere nessuno con cui commentarli, interpretarli, dissezionarli fino alla nausea (avrete notato che, quando qualcosa mi piace, tendo a diventare leggermente monomaniaca).

Magari, se avessi dedicato questo blog a commentare/criticare i programmi TV, nella vastità di Internet avrei trovato qualcuno con cui condividere le mie ossesspassioni. D'altro canto, considerando che di solito i miei giudizi sono estremamente tranchant e lasciano poco spazio alla discussione, probabilmente pochissime persone sarebbero state interessate a leggermi. 

Comunque, Fringe è noioso.

lunedì 29 ottobre 2012

Abilitazione scientifica nazionale

L'Abilitazione scientifica nazionale (ASN: usiamo anche noi gli acronimi che fa tanto Ammerica, anzi USA) è, in parole povere, un concorsone bandito dal MIUR (aridaje) per il passaggio di grado dei professori universitari. I quali devono sottoporre a valutazione le loro pubblicazioni scientifiche, dato che teoricamente se tu sei un professore universitario sei tenuto a fare ricerca scientifica (e magari anche su qualche argomento utile e serio, non su questioni di lana caprina, direi così en passant).

Non mi risulta però che i professori universitari debbano essere valutati anche sul fronte della didattica: sono capaci di fare lezione, di spiegare la loro materia, di assistere gli studenti? In altri termini, sono capaci di fare i professori?

(Il concorsone per i docenti di scuola superiore, invece, l'esame di didattica lo prevede eccome. Viva l'Italia.)

venerdì 26 ottobre 2012

Yawn.

Avere la prova che, dopo quattro anni, l'amore tuo ancora ti sogna la notte è una bella cosa.

Meno bello è quando l'amore tuo comincia a parlare nel sonno, o più specificamente a chiamarti e scuoterti nel sonno, al che tu emergi dal letargo convinta di non aver sentito la sveglia, ti dici "Mamma mia, ho ancora un sonno mostruoso: devo andare a letto prima, la sera", vai in bagno, fai colazione, ti lavi, ti vesti, ti trucchi, fai per metterti l'orologio al polso e solo a quel punto realizzi che sono LE CINQUE DEL MATTINO.

giovedì 25 ottobre 2012

Adesso però non riempitemi di spam...

Il nuovo (beh, recente) sistema di captcha di Blogger è improponibile. Da un po' meditavo di rimuoverlo dal blog.

Poi ho letto questo.

lunedì 22 ottobre 2012

Come Linus

Da queste parti l'autunno è arrivato a mezzo servizio. Nel senso che al mattino presto, e appena cala il sole, fa freschetto. Di giorno, invece, fa ancora caldo. Ieri, ad esempio, le temperature erano quasi estive e qualcuno è anche andato al mare.

Non so se si siano arrischiati addirittura a fare il bagno perché, per mio conto, ho assunto l'assetto invernale. Quasi del tutto: la giacca è ancora quella leggera, i maglioncini pure, ma le calze e le scarpe decisamente non lo sono.

(E anche quest'anno è ricominciato il dramma delle calze: la ricerca nei cassetti prima, le sfilature poi.)

Tra poco verrà il momento di accendere i termosifoni, per la prima volta nella casa nuova. E sarà il momento della verità, per me che sono freddolosissima: la casa resterà accogliente come quest'estate, o si trasformerà in una trappola ghiacciolosa che mi costringe a deambulare imbozzolata in plaid e coperte? Mi ti voglio, a salire e scendere la scala trascinandomi dietro una coperta: tutte le cadute che ho evitato miracolosamente finora, le sconterò adesso.


giovedì 18 ottobre 2012

Cluedo

Ci sono degli episodi, sul lavoro, che mi viene voglia di qualificare come mobbing. Poi il mio senso del ridicolo ha la meglio, e le qualifico semplicemente come stupidità altrui.

Qualche anno fa, dati vari pensionamenti e (poche) assunzioni, si impose una redistribuzione del personale nei nostri uffici. Io, che ero stata inizialmente piazzata da sola in una stanzetta di risulta, fui trasferita nell'ufficio che occupo attualmente, con un'altra collega.

La cosa mi lasciò abbastanza indifferente perché, se da un lato mi sono sempre trovata bene da sola, dall'altro mi faceva piacere l'idea di avere qualcuno vicino con cui scambiare quattro chiacchiere. La collega, peraltro, era persona simpatica.

Rimasi molto stupita quando il mio capo si venne a scusare con me del fatto di avermi dovuto spostare in una "doppia", rivelandomi che altri dirigenti avevano sottolineato che io non ero abbastanza alta in grado per meritarmi una stanza "singola".

Seppi poi che si stavano scatenando lotte intestine per il possesso degli uffici d'angolo / più spaziosi, non per la loro comodità ma per il loro valore di status. Io, nella mia ingenuità, avrei assegnato gli uffici in base a considerazioni esclusivamente logistiche, ma si sa che vivo fuori dal mondo. A parte innescare in me una serie di riflessioni sulle miserie umane, comunque, la cosa non mi turbò più di tanto.

Anche perché dopo pochi mesi la mia compagna di stanza andò in pensione, lasciando l'ufficio tutto per me.

Adesso, come si dice, la storia si ripete perché nuove redistribuzioni del personale impongono nuovi traslochi e il mio capo poco fa è venuto da me armato di pianta dell'ufficio. Giuro: la prima associazione mentale che mi è venuto di fare è stata con i gialli di Agatha Christie, quelli in cui è immancabile uno schema della scena del delitto.

Orbene, a quanto pare i poteri che presiedono al trasloco (credetemi, non li invidio) hanno deliberato di spostare la nostra Divisione in un'altra ala dello stabile. Tutti tranne me, che sarò dislocata altrove: non troppo lontano, ma comunque non in posizione comoda dato che, per lavoro, devo spesso discutere in presenza con gli altri colleghi.

Ah, e ovviamente non sarò in una "singola", ma insieme a un'altra persona.

Di nuovo, la cosa non mi turba se non per questioni logistiche: non ha molto senso che il mio capo si ritrovi fisicamente separato dalla sua unica collaboratrice. Per il resto, la collega che sarà in stanza con me è tranquilla e più o meno mia coetanea, per cui è lecito prevedere una serena convivenza.

Se poi sarò costretta più volte, nel corso della giornata, a fare su e giù per i corridoi con i miei rumorosissimi tacchi, non posso farci proprio niente.

martedì 16 ottobre 2012

Lei non sa chi sono io

Siccome è da parecchio che non scrivo, e invece tutti dicono che bisogna essere costanti e costringersi a scrivere qualcosa ogni giorno per migliorarsi, e io sono sempre speranzosa di riuscire, un giorno, a scrivere un romanzo, ripesco un aneddoto dal mio lontano e turbolento (si fa per dire) passato.

Orbene, non poi tanto tempo fa stavo frequentando la SSIS. Perché, sappiatelo, ho frequentato anche la SSIS, così per non farmi mancare niente. 

Un giorno, uno dei docenti che avrebbe dovuto insegnarci didattica della letteratura italiana, ma in realtà stava biecamente ricicciando il suo corso universitario di letteratura italiana, decise che aveva bisogno di rimpolpare il pubblico di una conferenza che aveva organizzato all'Università. Per cui entrò in aula e ci comunicò serafico che la lezione prevista per quel giorno era sostituita, per l'appunto, dalla conferenza.

Sconcerto e scompiglio, dato che le lezioni della SSIS si tenevano a distanza pedonale sì, ma comunque a distanza dalla sede del convegno. Proteste mie e di un'altra malcapitata collega per l'illegittimità della cosa (oltre tutto, l'assicurazione della SSIS non avrebbe coperto qualunque eventuale incidente fosse capitato durante il trasferimento). Tentativo mio e della suddetta malcapitata di sobillare gli altri colleghi a diserzione e rivolta - finito nel nulla, essendo gli altri colleghi più che condizionati ad abbassare il capino e subire.

Insomma, alla fine ci ritroviamo tutti all'ingresso della sala conferenze. Alcuni cominciano a entrare, altri (tra cui la sottoscritta) si pongono un interrogativo essenziale: che fine avrà fatto il registro delle presenze che la SSIS ci obbliga a firmare?

Nel mentre ci agitiamo un po'per cercare il registro, senza filare di pezza la conferenza, dalla sala esce un ragazzotto che con aria di dubbia autorità ci intima di fare silenzio e prendere posto senza disturbare ulteriormente il relatore. Siccome la qui presente paladina della giustizia non ha mai sopportato la spocchia, si fa avanti e chiede al ragazzotto (in modo abbastanza secco, bisogna ammetterlo) dove sia il registro. Ce l'ho io, dice lui. Bene, daccelo, rispondo io.
- No, non potete averlo. Il professore ha detto che devo tenerlo io: a fine conferenza potrete firmare.
- Ma quello è il registro della SSIS. A che titolo dovresti custodirlo tu? Sei della SSIS, tu?
- Non sono della SSIS, ma sono un dottorando del professore: quindi comincia a darmi del "Lei".

Errore, piccolo.
- Senti, ragazzino, se dobbiamo fare il gioco dei titoli, io sono dottore di ricerca e specializzata. Comincia tu a dare del "Lei" a me.

Chissà cosa hanno pensato nella sala conferenze quando hanno sentito che fuori era scoppiato l'applauso.

venerdì 5 ottobre 2012

Siparietti

Sono reduce da una settimana che definire "di cacca" è poco (e non è ancora finita!), il che ha abbassato ulteriormente la mia soglia di tolleranza alla stupidità umana, già bassa di suo (la mia tolleranza, ché la stupidità disgraziatamente è assai).

Ierlaltro, per cercare di combattere un attacco depressivo acuto, ho deciso di farmi un giro di window shopping; solo window, perché le cose esposte in vetrina da un po' di tempo in qua (dalle mie parti, almeno, da voi non so: nel caso, segnalate negozi degni e possibilmente attrezzati per la vendita on line) fanno pena e costano una cifra. Qualcuno avvisi i negozianti che c'è la crisi.

(Off topic, che fin qui non sembra off ma poi capirete che questo post ha un altro topic: da parecchio tempo, ormai, i negozi sono pieni di ciarpame venduto a carissimo prezzo. Io ve lo dico: se non mi date altra scelta che comprare maglioncini rifaldi di acrilico, perché quando vi chiedo roba di lana/cotone/fibre naturali in genere mi ridete in faccia, io piuttosto che comprarli da voi pagandoli millemila euro li compro dai cinesi pagandoli quattro soldi. Ecco, l'ho detto.)

Comunque, come sempre mi avviene quando decido di fare un giro per negozi, sono finita in libreria. Una di quelle librerie che ti offrono uno spazio per leggere, con divanetti discretamente comodi. Io ho accolto di buon grado l'invito, ho scelto un libro che pareva intrigante e poi visto l'affollamento ai divanetti mi sono diretta a quello che pareva più sgombro, occupato solo da due signore con assortimento di varie borse e sacchette sparse.

Però, quando ho chiesto educatamente a una delle signore se il posto accanto a lei fosse libero (con ciò sottintendendo "leva l'ennesimo sacchetto e fammi sedere"), lei mi ha guardato in faccia e mi ha risposto testualmente: "ti spiace sederti da un'altra parte? Noi abbiamo bisogno di spazio."

L'ho guardata basita per qualche secondo, poi mi sono girata e sono andata da un'altra parte, ossia al divanetto accanto occupato da due ragazze che gentilmente si sono strette per farmi posto. Al mio sguardo apologetico, una ragazza ha sorriso come per dire "ho capito, non preoccuparti". Al che la "signora" di prima ha ritenuto necessario ribadire "Scusa eh, ma noi abbiamo bisogno di spazio".

"Signora, se avete bisogno di spazio, lungi da me il togliervelo" ho ribattuto a voce altissima.
A voi sembra normale andare a sedersi in libreria per fare pettegolezzi con le amiche? A me, no.