venerdì 31 gennaio 2014

Per amor di polemica

Mi rendo conto che è un bene che io non abbia il tempo di usare Twitter, perché altrimenti diventerei un flagello.

A me piace molto discutere, non nel senso di litigare ma nel senso di dibattere con altre persone che non la pensano come me, e possibilmente far loro cambiare idea dato che quasi sempre sono certissima di aver ragione. Il punto è che sono così convinta di aver ragione, e mi sembra così assurdo che il mio interlocutore non si renda conto all'istante di avere torto, che mi accaloro, mi deconcentro e non riesco più a sostenere la mia idea; quindi la discussione finisce con entrambe le parti ancora fermissime sulle posizioni di partenza, e in più abbastanza alterate.

Ciò posto, Twitter mi è congeniale perché:
1) Twitter mi costringe a contenere le mie repliche in 140 caratteri al massimo, evitando di diventare verbosa e di divagare
2) scrivere un tweet mi dà tempo di valutare la mia risposta, capire se sto agendo presa dalla foga del discorso e/o dall'emozione ed eventualmente correggere il tiro
3) dato che sono sul web, ho modo di fare fact-checking e argomentare meglio le mie risposte 

Ma soprattutto, Twitter mi permette di interagire con personaggi per me altrimenti inavvicinabili. Tipo i politici e i giornalisti, due categorie verso cui sono continuamente in polemica.

L'altra sera, per dire, ho avuto una discussione alquanto serrata con Antonella Rampino, giornalista de La Stampa, a proposito della faccenda Imu-Bankitalia e del dibattito alla Camera concluso dalla ormai famigerata "tagliola". Ecco il nostro botta-e-risposta: come vedete, l'ultima parola è stata la mia; mi lusingo di pensare che la giornalista si sia trovata spiazzata dalla mia replica e a quel punto abbia preferito filarsela all'inglese.

giovedì 30 gennaio 2014

Cima Coppi

Per mesi ho tediato l'amore mio ribadendogli la necessità di fare del moto, e alla fine - per farmi tacere riconoscendo l'intrinseca validità delle mie argomentazioni - ha accettato di venire con me a scuola di ballo.
E' durata un mese. Francamente, credevo meno.

Smesso il ballo, ho ricominciato a sottolineare la necessità di fare del moto, sicché ci siamo procurati due biciclette.
Dovete infatti sapere che nel corso di una delle nostre ultime gite in montagna ci è saltato l'uzzolo di noleggiare un paio di bici e, complici una meravigliosa giornata di sole e un'ancor più splendida pista ciclabile a fondovalle, completa di adiacente ruscello boschetti panchine fontanelle e passerotti cinguettanti, abbiamo percorso più di 20 chilometri senza batter ciglio, anzi vicendevolmente complimentandoci per la nostra ottima forma fisica.

Poi il giorno dopo non riuscivamo a muoverci, ma questa è un'altra storia.

Sicché, dicevo, ci siamo procurati due biciclette e giorni fa, approfittando dell'ennesima splendida giornata di sole, le abbiamo inforcate per farci una bella passeggiata.
Dieci minuti dopo, non ne potevo più.

In primo luogo, la giornata era sì assolata ma faceva un freddo cane. Io avevo astutamente indossato una sciarpa, ma meno astutamente non avevo pensato a portare con me un paio di guanti, e quindi mi sono ritrovata con le mani congelate.

In secondo luogo, la strada era un dannatissimo falsopiano e, beh, diciamo che ho avuto qualche difficoltà a maneggiare il cambio della bici. O, come ho detto all'amore mio con quel poco di respiro che mi rimaneva, "la bici non si muove".

L'amore mio, che sa come sostenermi e confortarmi e darmi coraggio nei momenti di crisi, ha replicato "Però, non credevo che fossi così a corto di fiato!"
L'ho guardato con odio.
L'odio è aumentato di qualche tacca quando mi ha rivelato che aveva progettato di arrivare in bici fino a #Paesino_sulla_costa, a circa 15 chilometri da noi, "così ci prendiamo un bel caffè in riva al mare e poi torniamo indietro!"

A quel punto ho fatto ciò che, non ne dubito, ogni persona sana di mente avrebbe fatto al posto mio; senza rivolgergli parola ho girato la maledettissima bici e mi sono diretta - con grande fatica - verso casa. Dove siamo arrivati, mi preme specificarlo, circa un'ora dopo essere partiti il che mi sembra, nonostante i sarcasmi del coniuge, un risultato perfettamente accettabile considerando che era la mia prima uscita in bici dopo più di un anno.

Sul momento ho dichiarato che non sarei mai, mai più andata in bici. Poi una doccia bollente ha rimesso le cose in prospettiva e adesso voglio riprovarci - magari in una giornata meno siberiana, ecco. Ovviamente dovremo prima revisionare la mia bici per capire come mai non si muove.

mercoledì 29 gennaio 2014

Cineteca

Amo molto il cinema; o per meglio dire, mi affascina l'idea del come si mette insieme un film. La sceneggiatura, la regia, la recitazione degli attori (OK, più che altro mi affascinano gli attori, specie se maschi e specie se boni), la fotografia (anche se ne capisco pochissimo), i costumi, la postproduzione, il montaggio...
Tutto, insomma. In una memorabile occasione mi sono trovata sul set di un film, e credo di aver sorriso tutto il tempo come una beota.

Non credo, però, che questo basti a qualificarmi come cinefila visto che i miei gusti, aspetti tecnici a parte, sono molto mainstream. Per esempio, a me Titanic è piaciuto. Ecco, l'ho detto. Invece non mi piacciono Truffaut e Kubrick: non vogliatemene, ho provato a vedere i loro film, ma non riesco ad apprezzarli. L'unico che tollero e che rivedo sempre con piacere, di Kubrick, è Barry Lindon; ma lo guardo come si guarderebbe un quadro in una galleria d'arte (e magari è quello che voleva il regista, ma io non ne ho idea perché Kubrick proprio non lo capisco).

A ben pensarci, comunque, di sicuro non sono cinefila: mi mancano i fondamentali. Nel senso che non ho visto film che tutti hanno visto, e adesso ve li elenco così tanto per scatenare in voi la stessa inorridita reazione che scatta in me quando qualcuno mi confessa placidamente di non aver mai letto L'isola del tesoro o - Dio non voglia - Il signore degli anelli, e di vivere benissimo lo stesso.

(Prossimamente, se vi va, faccio un post sui libri che secondo me sono imprescindibili, della serie "Ma come si fa a non aver mai letto X? *sguardo di superiorità e disprezzo*". Primo della lista Il buio oltre la siepe)

Dunque sappiate che non ho mai visto Casablanca. Ebbene sì, sono arrivata a quarant'anni suonati senza aver mai sentito Bogey dire "Ci resterà sempre Parigi". E non ho nemmeno mai visto Psycho. Ma gli horror proprio non ce la faccio fisicamente a vederli. Figuriamoci, io dopo Salvate il soldato Ryan non ho dormito per due giorni! (Non ho mai visto neanche Shining, ma quello è pure di Kubrick quindi anche a vederlo non l'avrei capito, mi sarei spaventata e basta.)

Non ho neanche mai visto La strada di Fellini. Né La dolce vita, se per questo. Di Fellini, in effetti, forse ho visto solo - a pezzi e bocconi - Amarcord, che mi è piaciuto ma non reputo un capolavoro.

Né ho visto Le iene o Pulp fiction - ma vale la regola dei thriller: niente film truculenti per me. Ho subìto Kill Bill volume 1 e volume 2, solo perché il mio ragazzo dell'epoca mi regalò i DVD insistendo per vederli con me (e la cosa mi confermò la necessità di mollarlo senza por tempo in mezzo).

Insomma, come vedete ho grosse lacune: se credete, potete suggerirmi film a vostro giudizio imprescindibili (della serie "Ma come si fa a non aver mai visto X? *sguardo di superiorità e disprezzo*"), basta che non siano truculenti, così mi rimetto in pari.

martedì 28 gennaio 2014

Post demagogico e populista

Notizia di questi giorni è che, per la mole di lavoro prodotto, una casalinga dovrebbe guadagnare 83mila euro/anno.
Ora, io faccio la casalinga a mezzo servizio, nel senso che lavoro in ufficio e mi dedico ai cosiddetti "mestieri" solo quando torno a casa (e con pochissima voglia); in più divido i compiti al 50% con l'amore mio (com'è giusto che sia) e non abbiamo figli, il che riduce di molto il carico. Tutto ciò considerato, diciamo che per il mio lavoro casalingo dovrei percepire almeno una trentina di mila euro all'anno. In pratica, un altro mezzo stipendio (e altrettanto, com'è ovvio, dovrebbe guadagnare l'amore mio).

Noi non stiamo messi male anzi, di questi tempi, non possiamo proprio lamentarci; però questi soldini in più ci permetterebbero di fare varie cose che di necessità finora abbiamo dovuto rimandare a data da destinarsi. Niente di trascendentale, intendiamoci; però, per esempio, l'altro giorno ho fatto un giretto di window shopping che se avessi avuto un surplus si sarebbe potuto tranquillamente tramutare in shopping vero e proprio.

Ora, ripeto, di questi tempi io posso campare in tutta tranquillità con un paio di scarpe in meno. D'altro canto, se avessi avuto modo di comprare un paio di scarpe in più, ne avrebbe beneficiato non solo il mio ego ma anche il commerciante di scarpe, e con lui il produttore etc. Voi mi direte: sì, ma chi dovrebbe darteli, secondo te, questi 30mila euro all'anno in più? E io vi rispondo: non ne ho idea. Però leggo, sempre in questi giorni, del presidente dell'INPS che siede, oltre che all'INPS, su altre ventiquattro (24) poltrone dirigenziali, percependo - immagino - venticinque (25) stipendi dirigenziali e allora qualche riflessione mi viene di farla.

Del tipo: non c'erano altre 24 persone, magari giovani, magari con famiglie a carico, a cui affidare le altre 24 poltrone? E questi 25 stipendi che mi figuro (forse a torto, eh, non sono andata a controllare) alquanto superiori al mio, non si potrebbero un po' abbassare per dare, per esempio, un bonus alle casalinghe che fanno solo le casalinghe?

(E come giustamente faceva rilevare l'amore mio: tolte le domeniche, uno che ha 25 poltrone in pratica può sedersi su ciascuna poltrona solo una volta al mese. In che modo si può gestire un'attività facendo atto di presenza solo una volta al mese? Queste aziende - molte delle quali pubbliche - non avrebbero magari reso di più con un manager a tempo pieno?)

lunedì 27 gennaio 2014

Fashion victim

Tutto è cominciato da un innocente post su Facebook di mia cugina, che risiede giù al Nord (cit.) e a proposito del freddo biscio di quelle parti cantava le lodi degli stivali che le tenevano i piedi caldi.

Siccome io risiedo su al Sud, ma ho lo stesso i piedi freddi, mi sono incuriosita e così ho scoperto gli UGG: stivali di pelle, ideati in Australia ma ormai diffusi in tutto il mondo, e di gran moda.
Fattami un'idea del prodotto via Internet, anche perché nella mia moderna y tentacolare città gli UGG non erano ancora arrivati (caput mundi, davvero), ho deciso che non li avrei acquistati perché:
1) li trovavo informi, tipo le Crocs;
2) li trovavo costosi (non costosissimi, ma non avevo la benché minima intenzione di spendere più di 50 cocuzze per stivali originariamente usati dai mandriani australiani. NB: se avete letto la voce di Wikipedia sopra linkata, sapete - come adesso so anche io - che gli UGG non erano affatto originariamente usati dai mandriani australiani. Non ho la benché minima idea di come mi sia giunta l'errata nozione. Avevo anche il dubbio che fossero fatti di pelle di canguro, comunque, quindi ero abbastanza confusa in merito. E in ogni caso, non li avrei mai pagati più di 50 cocuzze);
3) anyway dalle mie parti nessuno li vendeva.

(Notate, vi prego, il processo mentale tipicamente femminile.)

Poi sono andata in #Paese_freddo. E lì TUTTI avevano gli UGG.
Davvero, la gente - indigena o meno che fosse - al 90-95% indossava gli UGG. Il che peraltro aveva un senso, visto il freddo.
Io pure, visto il freddo e conoscendo i miei piedi, mi ero adeguatamente attrezzata e indossavo simil-UGG, che al prezzo udite udite di 20 euro mi tenevano i piedi più che caldi ed erano, a mio giudizio, del tutto indistinguibili dagli UGG originali (= informi).
Ero molto fiera dell'acquisto.

Però, nel vedere 'sta gente tutta con 'sti UGG ai piedi, hanno iniziato a frullarmi per la mente due pensieri:
1) non è che qui in #Paese_freddo, come succede con gli iPhone, gli UGG costano meno che in Italia?
2) LI VOGLIO PURE IO

Sicché, negli ultimi giorni di permanenza in #Paese_freddo, ho trascinato l'incolpevole amore mio nella caccia agli UGG.
Li abbiamo in effetti trovati: con i bottoni, senza bottoni, con i risvolti di maglia, in forma di pantofola (e questi mi facevano gola), rosa (bleah), blu, neri, verdi, leopardati.
Però non li ho comprati, perché costavano effettivamente un po' meno che in Italia, ma sempre più di quanto il mio portafoglio suggeriva fosse opportuno per delle calzature da mandriani (vedi sopra).

Quindi, sempre privi di UGG, abbiamo lasciato #Paese_freddo.
E siamo arrivati in #Paese_tiepido.
Dove TUTTI avevano gli UGG.
Che qui costavano esattamente il doppio che in Italia.

La fashion victim che è in me ha iniziato a darmi cordialmente dell'idiota.

domenica 26 gennaio 2014

Il primo amore

Il primo amore è quello e non lo posso dimenticare; cova sotto la cenere, torna a galla quando meno me lo aspetto e mi rende incapace di pensare ad altro per giorni e giorni.
Poi, per fortuna, problemi e problemucci quotidiani me lo tolgono dalla testa; perché bisogna pur vivere e spesso la vita non ti lascia neanche il tempo di pensare. 

Ma il primo amore è sempre lì, sotto la cenere, aspettando solo il momento giusto per tornare a galla.
E il primo amore per me, lo sapete, è l'archeologia. E non c'è niente da fare.

Tipo che quando sono finalmente riuscita ad arrivare sull'Acropoli, davanti all'Eretteo mi sono messa a piangere per quanto cazzo è bello.
Tipo l'inconsulto entusiasmo con cui ho reagito quando mi sono trovata davanti all'askos Catarinella.
Tipo che se mi trovo in vista di un edificio più antico del 1500 comincio a studiare l'attacco dei muri (e meno male che l'amore mio, primo amore pure lui, è più o meno del mestiere e quindi non mi dà della pazza ma anzi mi segnala le porte tompagnate "e lì c'è un mezzo arco di finestra" "visto, visto, certo che il piano stradale si è alzato parecchio, eh" "già").

Tipo che adesso sto leggendo un libro su Fidia e lo sapevo io, lo sapevo prima ancora di aprirlo che mi avrebbe preso male, e tre giorni fa ci ho trovato una ricostruzione dell'Acropoli periclea e sono tre giorni che non penso ad altro.

sabato 25 gennaio 2014

Come i cavalli

Ho raggiunto nuove vette di sonnambulismo, stamattina, quando invece di mettere il caffè in polvere nella moka l'ho messo direttamente nella tazzina.

(Di banalità quali mettere la moka sul fuoco senz'acqua non è nemmeno il caso di parlare)

venerdì 24 gennaio 2014

Celeste nostalgia

Ogni volta che in TV compare qualcosa ambientato a New York (ossia spessissimo), e vengono inquadrati i grattacieli di Manhattan (ossia sempre), io e l'amore mio ci guardiamo e sospiriamo.

*sigh*
Mi sa che ci siamo entrambi innamorati e ora soffriamo per la lontananza dall'oggetto amato.

(Macy's nel mio caso, per la precisione, ma non staremo qui a sottilizzare)

giovedì 23 gennaio 2014

Rom

Il percorso che faccio in treno ogni giorno passa davanti a una spianata piena di rottami, una discarica abusiva, immagino. In mezzo, in una piccola zona sgombra, tre o quattro baracche messe su con scarti di lamiera e tubi arrugginiti a fare da comignoli.
Una volta nello spiazzo sono riuscita a vedere un triciclo, il che mi ha dato la certezza che lì in mezzo vivessero anche dei bambini.

Quando oggi sono ripassata, quasi tutte le baracche erano distrutte. Una stava bruciando. Non avevo mai visto niente bruciare così, con fiamme tanto alte. Nel mio vagone è sceso il silenzio. Il treno è passato oltre (e io non ho l'istinto del reporter, non mi è proprio venuto in mente di scattare una foto) ma il fumo nero dell'incendio ci ha seguito a lungo.

Uno dei passeggeri ha detto che evidentemente il campo era stato sgomberato dai vigili; secondo un altro, gli stessi occupanti avevano incendiato tutto prima di andarsene. Io non riesco a immaginare come si possa vivere così.

mercoledì 22 gennaio 2014

Gentilezza e cattivi pensieri

Dopo parecchio tempo, sono in città ad aspettare l'autobus.
E aspettare. E aspettare, aspettare, aspettare...

Alla fine, in lontananza ne vedo arrivare uno. Stranamente, però, l'insegna luminosa che riporta numero e capolinea è spenta. Sono spente pure le luci interne.
Hmm.

Dato che il motto della locale azienda dei trasporti pubblici è "Ogni lasciata è persa", faccio comunque segno al bus che accosta e si ferma davanti a me. Dentro (al buio) ci sono l'autista, un suo collega e una signora seduta, che intravedo a malapena.
Chiedo all'autista se quello è, effettivamente, il bus che devo prendere e l'autista, per tutta risposta, mi chiede a sua volta: "Dove deve andare, signora?"
Devo arrivare in stazione; l'autista allora mi spiega che in effetti è fuori servizio (il che spiega le luci spente) e sta portando il bus in deposito. Però può farmi salire e accompagnarmi fino a #certo_punto, da cui è agevole raggiungere la stazione a piedi.
"Salga, signora, non si preoccupi: non le faccio niente!"

Al che ho iniziato a preoccuparmi. Vedete, fino ad allora il mio unico pensiero era: "mi conviene salire e fare un tratto a piedi, o mi conviene aspettare un bus in servizio e arrivare comodamente a destinazione?" Ma la rassicurazione non richiesta mi ha fatto balenare la possibilità che l'autista fosse un pericoloso maniaco e meditasse di dirottare il bus, portarmi in una zona isolata e violentarmi.

Non è che una cosa del genere non sia mai successa da queste parti, purtroppo.

D'altro canto, non è che restare impalata al buio ad un angolo di strada fosse la situazione più sicura del mondo (già i primi spiritosi, vedendomi aspettare alla fermata del bus, avevano cominciato a salutarmi suonando il clacson. La città non mi manca per niente).
Sicché, pur preoccupata, sono salita.

Lungo il tragitto l'autista si è fermato per far salire altra gente che aspettava il bus - apparentemente da parecchio tempo -, ci ha portato fino a #certo_punto e ci ha chiesto se ci andava bene scendere lì, perché volendo poteva avvicinarsi ancora di qualche decina di metri alla stazione.
Tutti gli altri sono scesi lì, quindi sono scesa anche io. Sentendomi abbastanza meschina, perché in fin dei conti l'autista non era stato altro se non gentile e io lo contraccambiavo sospettandolo di essere un delinquente.

D'altro canto, ho reputato più saggio sentirmi meschina, farmi una passeggiata e arrivare sana e salva in stazione..

martedì 21 gennaio 2014

Panorami

Non so se è perché in un piccolo paese l'inquinamento luminoso è minore, o se il cielo sopra il mio balcone è particolarmente limpido per qualche strano gioco di correnti aeree, certo è che vedo una marea di stelle.

lunedì 20 gennaio 2014

Apple crumble

L'amore mio è tornato a casa con un chilo di mele, frutto che nessuno dei due apprezza. Ho interpretato la cosa come una richiesta - nemmeno troppo velata - di fare una torta.
Così mi sono cimentata in una ricetta che da tempo volevo provare, ossia l'apple crumble.

E' stata in effetti anche una sfida: quando siamo stati a Londra, l'amore mio è tornato con l'intima convinzione che "i dolci inglesi fanno pena". Tutto perché una sera siamo incappati in una pasticceria - peraltro sedicente francese - i cui dolci effettivamente lasciavano molto a desiderare.

(Avremmo dovuto capire subito che qualcosa non andava: il cameriere ci porta il menu, noi ce lo studiamo per bene e poi ordiniamo una fetta di torta al cioccolato. - Mi spiace, è finita. - Allora una torta di mele?  - Finita anche quella. - Un brownie? - Mi spiace... 
Insomma, alla fine ci siamo alzati e siamo andati dietro al bancone a vedere se era rimasto qualcosa. Ma se sai che hai finito tutto, io mi domando, cosa ci porti il menu a fare?)

Il mio apple crumble, invece, all'amore mio è piaciuto. Ormai è assodato, i dolci mi vengono bene (purtroppo, perché poi me li mangio) e mi diverto pure a farli. L'unico errore è stato quello di usare un'unica teglia grande invece delle monoporzione; ma francamente non mi andava di imburrare tanti stampini. Mi ero stancata: la ricetta diceva che a preparare il tutto ci avrei messo solo mezz'ora, ma non teneva in conto la mia limitata abilità manuale che mi ha fatto impiegare quasi tre quarti d'ora per sbucciare e tagliare a tocchetti cinque mele.

domenica 19 gennaio 2014

La coerenza prima di tutto

Facendo questo test (per pura curiosità, perché so perfettamente di essere pochissimo cattolica), ho scoperto che
L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
La citazione è presa paro paro dal Catechismo della Chiesa cattolica, laddove si mette a chiosare i dieci Comandamenti e in particolare il quinto, "non uccidere", e ribadisce che la vita umana è sacra in quanto
Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente.
E difatti:
L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica vergognosa, gravemente contraria alla legge morale. La Chiesa condanna con la pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana.
L'eutanasia volontaria, qualunque ne siano le forme e i motivi, costituisce un omicidio.
Il suicidio è gravemente contrario alla giustizia, alla speranza e alla carità. È proibito dal quinto comandamento.
La pena di morte invece va bene. Tutto chiaro, no? 

sabato 18 gennaio 2014

Telemarketing, ovvero fatta la legge trovato l'inganno

Quando abbiamo cambiato casa, ci siamo interrogati a lungo sull'utilità di installare una linea telefonica fissa (ormai siamo tutti armati di cellulare, sia noi sia chi ci telefona). Poi abbiamo scoperto che a casa i cellulari non prendono (come mio cugino ha giustamente stigmatizzato, "è un bunker") e quindi è stato giocoforza mettere il fisso. Del quale, tuttavia, abbiamo diffuso il numero con estrema parsimonia, onde evitare di essere importunati dai soliti seccatori che pensano bene di telefonarti a ora di cena.

Il risultato è che siamo continuamente importunati, a ora di cena, dai vari operatori dei vari call center che ti chiamano allora perché sono sicuri di trovarti a casa e che non si capisce bene dove abbiano pescato il nostro numero dato che non solo siamo stati molto attenti a diffonderlo, ma lo abbiamo pure messo sul Registro delle Opposizioni.

Efficacissimo, il Registro delle Opposizioni, eh. 

venerdì 17 gennaio 2014

Non è un paese per vecchi

Sto leggendo un manuale di letteratura italiana (la letteratura italiana mi piace molto, eccezion fatta per quella palla di Manzoni e quel porco di D'Annunzio che sicuramente si serviva di ghost writer e nessuno mi convincerà mai del contrario). Oggi lo stavo leggendo in treno e pensavo: sembro una studentessa di Lettere...

Poi ho realizzato che, più realisticamente, sembro una docente di Lettere.

giovedì 16 gennaio 2014

La nostra Repubblica è in realtà un favoloso incrocio fra Stato pontificio e Impero bizantino

In azienda abbiamo fatto un corso sulla sicurezza sul posto di lavoro.

Mentre me ne lamentavo con l'amore mio, stigmatizzando la cosa come una mera perdita di tempo (in effetti il mio testuale commento è stato "che du' palle", ma con voi ci tengo ad essere più forbita), lui mi ha gelato rispondendomi: "Dillo ai cinesi" e ovviamente riferendosi a questo.

Mi sono immediatamente vergognata di me stessa, infliggendomi un'autopaternale dal titolo "La sicurezza sul posto di lavoro è una cosa sacrosanta", sottotitolo "Presta attenzione così saprai cosa fare e non fare per scongiurare i rischi e far valere i tuoi diritti".

Però:
1) in DUE ORE abbiamo appreso che siamo lavoratori, che abbiamo l'obbligo di segnalare situazioni potenzialmente pericolose e che l'INAIL farà di tutto per NON riconoscerci eventuali infortuni sul posto di lavoro;
2) in compenso abbiamo dovuto apporre due firme su un registro delle presenze, e il fatto che l'Ufficio personale avesse per errore omesso di indicare il mio nome tra quello dei partecipanti al corso ha generato un quarto d'ora di sconcerto, dubbio e incertezze ("E ora come si fa?" "Non possiamo aggiungere il suo nome a penna sul registro?" "No, ci sarebbero problemi [Ma cosa, quali, ma WTF??!!] ... Beh, OK, poi vedremo come fare");
[Sì, su 30 dipendenti era saltato solo il mio nome, non ve ne meravigliate, cose come queste per me sono la prassi]
3) alla fine c'è stato anche un TEST DI IDONEITA' signori e signore.

E tutto questo non mi aiuta a scacciare il sospetto che in fondo si tratti solo dell'ennesima baracca in teoria utile e opportuna, ma in realtà messa in piedi solo per ammassare pile di scartoffie che nessuno leggerà, e aumentare/salvare le poltrone dei burocrati di turno.

mercoledì 15 gennaio 2014

Forzare il blocco

Google si è fatto perdonare molte cose quando ho scoperto un add-on per Chrome che permette di vedere le webtv oscurate in certe parti del mondo.
A dire il vero non l'ho ancora sperimentato abbastanza per capire se effettivamente funziona all around the world, però la BBC si vede e per il momento tanto basti.

(So che potrei ottenere lo stesso risultato cambiando i DNS, ma non sono molto preparata sul fronte tecnologico e ho sempre timore di produrre danni irreparabili, quindi mi cimento solo in casi di assoluta necessità.)

Che poi, il fatto di far vedere dei contenuti in delle nazioni sì e in altre no è una grandissima fesseria. Non solo ci sono vari sistemi per bypassare il blocco (io ne ho scoperto uno solo, e solo di recente, perché, per l'appunto, non sono granché "tecnologica"), ma se l'idea di Internet è quella di far passare le informazioni in tutto il mondo, oscurarne una parte è proprio un ossimoro concettuale.


martedì 14 gennaio 2014

The honeymoon

Ah, ma io non vi ho ancora raccontato che siamo andati in viaggio di nozze! 
Tutto bene, anzi tutto benissimo, e a ben pensarci non ci sarebbe neanche granché da raccontare; nel senso che sono successe e abbiamo fatto in pratica tutte le cose che normalmente succedono e si fanno in viaggio di nozze.
Ad esempio, prima si è ammalato lui e poi mi sono ammalata io. Come dicevo, tutto secondo copione.
(In viaggio eravamo io, l'amore mio e Murphy, ovviamente.)

Tralascerei quindi noiosi dettagli sui musei e monumenti che abbiamo visitato (belli!), o sui piatti tipici che abbiamo mangiato (buoni!), per concentrarmi su quei piccoli episodi che, come dire, danno il tono all'intero viaggio.

Tipo il fatto che alla partenza l'amore mio è stato fermato dalla finanza, convinta a quanto pare che fosse un pericoloso contrabbandiere di denaro sporco diretto in Romania. Perché, visto che NON eravamo al gate dell'aereo per la Romania? Lo ignoro. Il dialogo, comunque, è stato questo:
Finanziere: - Lei parla rumeno?
Amore mio: - Guardi, io a mala pena parlo italiano.
Capite perché io lo amo?

Oppure il fatto che, una volta a destinazione, abbiamo scoperto che l'autista della navetta prenotata per portarci dall'aeroporto all'hotel, spacciataci come servizio altamente professionale e conveniente, NON conosceva la strada, sicché SI FERMAVA IN MEZZO ALLA TANGENZIALE A SCORRIMENTO VELOCE per compulsare Google Maps, con tutti gli altri automobilisti che a stento ci scansavano per poi (giustamente) clacsonare come dannati, mentre lui commentava flemmatico "Non capisco quale sia il loro problema".
No, non eravamo a Napoli.

E come dimenticare l'armadio a quattro ante ubriaco che ci siamo ritrovati di fronte la notte di Capodanno, e che ha apostrofato l'amore mio (nell'idioma locale che l'amore mio non capisce e non parla)? Per cui l'amore mio gli ha risposto a fatica (e con una certa trepidazione visto che il tipo era il doppio di lui) "Scusa non parlare tua lingua" e l'armadio gli ha soavemente replicato "Non importa amico, buon anno nuovo", gli ha stretto la mano e se n'è andato (a bere qualcos'altro, immagino).

Il meglio, comunque, è stato il volo di ritorno.

Abbiamo dovuto attendere per almeno 10 minuti sulla scaletta dell'aereo, al freddo e al gelo, perché qualcuno (non so con certezza chi ma ho dei sospetti) aveva bloccato la coda, e quando finalmente abbiamo messo un piede nell'aereo l'hostess ci ha informato che le cappelliere erano piene, quindi dovevamo scendere e - sempre al freddo e al gelo - andare a mettere il bagaglio a mano nella stiva. Allora l'amore mio, che detesta disorganizzazione e perdite di tempo (come me, peraltro), ha agguantato entrambi i bagagli a mano, mi ha in pratica spinto a forza nell'aereo a cercare due posti (indovinate di che compagnia stiamo parlando) e si è diretto verso la stiva. Io ho faticosamente trovato due posti più o meno vicini in coda all'aereo, mi sono girata e ho visto l'amore mio venirmi incontro trascinandosi entrambi i bagagli.
- Ma non dovevi imbarcarli in stiva?
- Sì, ma il comandante mi ha visto e ha detto che i nostri bagagli sono piccoli e possiamo piazzarli sotto i sedili.
- Quindi sei sceso dall'aereo, sei andato in stiva, sei tornato su (il tutto al freddo e al gelo e con due valigie) per niente?
- Sì.
- Ma wtf.

A quel punto è intervenuto un altro passeggero, Mr. Flanders, che vedendo l'amore mio sistemare il trolley sotto il sedile gli ha detto: - Guardi che non può mettere il bagaglio lì.
- Sì, mi hanno detto che possiamo.
- No, ma guardi, lei non può mettere il bagaglio lì, sa?
- Senta, è stato il comandante in persona a dirmi che posso, ok?
Mr. Flanders si è ritirato in buon ordine e Mrs. Flanders lo ha rimproverato: "Ecco, e noi invece abbiamo messo i bagagli in stiva!" (sottinteso: che uomo sei, tu?)

Il clou è stato raggiunto dall'allegra famigliola piazzata due file dietro di noi, composta da due sorelle, rispettivi mariti, genitori delle prime (quindi suoceri dei secondi) e tre deliziosi frugoletti. I bambini giocavano, le madri li rimproveravano, i nonni commentavano, i mariti peraltro amorfi venivano spediti a recuperare i bagagli dalle cappelliere perché i bambini giocando si erano tutti bagnati (con cosa? Ho avuto paura a chiedere) e quindi bisognava cambiarli, ma i mariti non avevano la più pallida idea di come fossero fatti i loro bagagli e perciò chiedevano alle mogli, che li dirigevano dai loro sedili ("Devi prendere quella viola, Osvaldo. No, quella è fucsia. No, quella è lilla. No, quella è glicine. No, quella è lavanda." e potremmo anche discutere della furbizia con cui ci si compra cinque trolley tutti di varia gradazione dello stesso colore, o ricordare che noi avevamo i bagagli sotto i sedili perché stranamente le cappelliere erano piene), ma i mariti ancora non capivano e quindi una delle sorelle e la nonna si sono dovute alzare per indicare il bagaglio giusto, e poi i bambini si annoiavano e quindi l'altra sorella ha iniziato a raccontare una storia di sua invenzione (e credetemi, non era J.K. Rowlings).
Tutto ciò GRIDANDO. Ininterrottamente. Per tutta la durata del volo.

Quando - finalmente - siamo atterrati, un ragazzo davanti a me si è rivolto a una delle sorelle e le ha detto: "Signora, se dovete partire di nuovo avvisatemi: io rimango a casa."
Non è scattato l'applauso collettivo, ma per poco.

lunedì 13 gennaio 2014

Mi domando

Quanto è egomaniaco passare l'intera mattinata della domenica a rileggere i post del proprio blog pensando "però, non scrivo affatto male"?

domenica 12 gennaio 2014

Doppioni

Di nuovo, devo rinunciare a un post perché ne avevo già scritto uno sullo stesso argomento sei anni fa (!). Se siete curiosi, il post è questo e stavo per riscriverlo perché sto rivedendo il telefilm in questione.

Allora vi racconto questo fatto correlato. Ero certissima di aver scritto quel post, e ho provato a rintracciarlo con la casellina di ricerca di Blogger; però non risultava nulla, anche se le chiavi di ricerca che stavo usando mi ci avrebbero dovuto portare ritta ritta.

Siccome però, appunto, ero certissima di averlo scritto, ho recuperato (grazie, Wikipedia) la data di prima messa in onda del telefilm e sono andata quindi a spulciare i post pubblicati intorno a quella data. Il post incriminato è saltato fuori subito.

Ne deriva che il sistema di ricerca interna di Blogger funziona male. La cosa è seccante, dal mio punto di vista, perché per rintracciare un particolare post fra tanti mi costringe a ricorrere, come si è visto, a strategie alternative e "creative".

Ad esempio, sono sicurissima di aver scritto un post sul fatto che, a memoria, mi ricordo cosa ho scritto anni fa e quindi riesco a evitare i doppioni. Ma, ovviamente, con la ricerca interna di Blogger non lo ritrovo e adesso francamente non mi va di imbarcarmi in uno scavo archeologico solo per sostenere il punto. Fidatevi di me, l'avevo scritto.

Quello che non ricordo è se, in quel post, avevo scritto anche che riuscivo a evitare alcuni doppioni, ma che sicuramente qualcuno nel corso degli anni mi era sfuggito. Perché è così: dopo sei anni, figuriamoci se non mi è capitato di riscrivere la stessa cosa anche più di una volta. Io tendo ad essere ripetitiva.

A volte mi dico che dovrei rileggere tutto, cancellando i duplicati o quantomeno mettendo un link incrociato con gli originali. E' la parte ossessivo-compulsiva di me che parla. Poi prende il sopravvento la parte pigra, e non faccio niente.

sabato 11 gennaio 2014

Del mio animo social

Avevo scritto tutto un post sui social network, ma l'ho cancellato perché rileggendolo mi sono resa conto che era lunghissimo e noiosissimo. O sono troppo stringata, o sono verbosa; non conosco giusto mezzo. Uffa.

Quello che volevo dire, comunque, più in breve (spero), è che sono iscritta a un sacco di social network ma alla fine in pratica uso soltanto Facebook, sia perché tre quarti dei miei amici e parenti "del mondo reale" sono anche lì e quindi mi è comodo per contattarli, sia perché è più intuitivo da usare rispetto ad altre cose. O forse così mi pare perché sono ormai abituata ad usarlo.

Avendo sostenuto per anni che "Twitter va usato con lo smartphone, da PC non ha senso", non appena sono entrata in possesso di uno smartphone mi sono scaricata la relativa app. Il problema è che Twitter continua a non avere senso, per me: ho letto un po' di guide, ma la logica di retweet e following e liste continua a sfuggirmi. Idem per Tumblr, che sembra più di ogni altro un social network scritto e gestito in autonomia dagli utenti (i quali, addirittura, realizzano plug in per rimuovere gli aggiornamenti pianificati dagli sviluppatori) e che assolutamente non ho capito come andrebbe usato.

Il punto è che ci sono, evidentemente, regole non ufficiali e non scritte che si apprendono soltanto con l'uso estensivo; ma io non ho tempo per un uso estensivo di tutto, già faccio fatica a stare dietro a Facebook e, credetemi, non ho una pagina movimentata (anche perché fin dall'inizio ho selezionato accuratamente i miei contatti, ho impostato la privacy al massimo e blocco all'istante qualunque portatore di spam).

Quindi il 90% dei miei account giace abbandonato e negletto, e ciò mi spiace perché istintivamente sento che esplorare a pieno il potenziale di cose tipo aNobii e Pinterest potrebbe essere molto interessante. Ma è chiaro che usare con proprietà più di due social è un impegno a tempo pieno, non a caso c'è chi lo fa di mestiere e ha tutto il mio rispetto.

A pensarci, se cambiassi lavoro e mi mettessi a fare l'amministratore di account social riuscirei senz'altro a soddisfare la mia curiosità. Ma non avrei risolto niente comunque, perché non avrei più tempo, a quel punto, per gestire i miei account personali.

(Non credo che il post mi sia riuscito meno noioso dell'altro, ma almeno è più corto)

venerdì 10 gennaio 2014

Propositi per il nuovo anno

Come state messi a propositi per l'anno nuovo? Andate anche voi in loop come me, ossia anno dopo anno riproponete sempre le stesse buone intenzioni (salvo fallire miseramente)?

Siamo appena al 10 gennaio, e alcuni dei miei propositi ciclici sono, per l'appunto, già andati a farsi benedire. Per esempio, all'inizio di ogni anno mi riprometto di andare in palestra a fare ginnastica. Sì, come no. Mi riprometto anche di tenere più in ordine la casa e cucinare, almeno ogni tanto, qualcosa di decente per cena. Stendiamo un velo pietoso: per fortuna l'amore mio è bravo a cucinare e ci si diverte pure (io mi impegno solo a fare torte e biscotti, il che contraddice contemporaneamente il primo e il secondo proposito).

L'altra cosa che mi propongo costantemente da quando ho aperto questo blog è di scrivere un post al giorno, sempre con l'idea di fare esercizio per quando comincerò il mio famigerato e fantomatico libro. L'anno scorso ho fatto veramente pena: 57 post in tutto, il che significa poco più di un post alla settimana. Per un blog che voleva essere una sorta di diario personale, direi che andiamo proprio male (oppure che ho una vita assolutamente piatta in cui non succede mai nulla degno di essere scritto, quindi andiamo proprio male).

Che dirvi: ci riprovo. So già che non sarà semplice trovare ogni giorno un argomento di cui parlare, ma vi posso garantire almeno la buona volontà.

Certo, potrei buttarla in politica che nei primi anni era un tema fisso; ma la situazione è talmente tragicomica che, credetemi, non ho cuore di farlo. Peraltro, se mi rimettessi a parlare di politica correrei due rischi: il primo, meno grave, sarebbe quello di trasformarmi in una specie di parente povero del blog di Beppe Grillo; l'altro, più serio, è quello di venire arrestata per incitamento al colpo di Stato perché, francamente, l'unica soluzione che intravedo all'attuale stato di cose è la rivoluzione armata, con annessa defenestrazione di Praga.

Non so se anche questa si può annoverare nell'elenco dei buoni propositi per il nuovo anno...

giovedì 9 gennaio 2014

"Dove ssei, dove ssei: tessoro mio, mio tessoro?"

L'amore mio è convinto che casa nostra sia infestata dai fantasmi, perché a suo dire "le cose si spostano da sole".

Di norma, a essere interessati dal poltergeist di turno sono il telecomando della TV - che tipicamente finisce in cucina - e il cellulare - che invece non ha un posto fisso e ci costringe a prolungate e irritantissime ricerche (a casa non c'è campo e quindi non possiamo semplicemente telefonare e seguire gli squilli).

In vita, il fantasma era probabilmente un operaio o un artigiano, perché risulta particolarmente attivo quando ci imbarchiamo in qualche lavoretto domestico; martelli, cacciaviti, viti, nastri isolanti e chi più ne ha più ne metta scompaiono immediatamente dopo essere stati utilizzati, per ricomparire solo dopo lungo penare. In genere li rintracciamo sulla mensola accanto a quella che stavamo montando, o dentro l'armadio di cui stavamo regolando l'anta, o anche - tanto per cambiare - in cucina ("sono andato a bere un po' d'acqua, è vero, ma sono sicurissimo di non essermi portato niente appresso!").

Per cui non avrei dovuto, obiettivamente, sorprendermi più di tanto quando l'altra sera l'amore mio si è alzato di scatto dal divano e, in preda al panico, ha esclamato: "Non ho la fede!"

No, non era preda di un'improvvisa crisi mistica: si era reso conto di non avere la fede nuziale al dito.
Dopo tre mesi scarsi dal matrimonio.
Probabilmente è un record.

- Quando hai notato di averla, l'ultima volta?
- Non me lo ricordo.
- Stamattina l'avevi?
- Non me lo ricordo.

Io lo guardo. Lui mi guarda. Tutti e due guardiamo il dito.

Ora, di recente siamo stati in viaggio. All'estero. MOLTO all'estero. 
- Ma quando siamo tornati ce l'avevi, vero?
- Non me lo ricordo.

Ergo, la fede poteva essere virtualmente ovunque e io, che sono un tipo ottimistico e solare (vedi citazione nel titolo del post), mi sono rassegnata a farci una croce sopra. Come avremmo potuto ritrovarla se non sapevamo nemmeno dove cercare? E mentre ancora io cercavo di farmene una ragione, le mie personalità multiple si sono imbarcate in questo animato dibattito:
- E che c@..., tre mesi di matrimonio e già si è perso la fede!
- Non pensiamoci nemmeno, lo sappiamo che non l'ha fatto apposta e guardatelo, è più dispiaciuto di noi.
- Sì, ma che c@...!
- Noi siamo persino più disordinate, è strano piuttosto che non si sia persa la nostra!
- Poverino, sarà mortificato... Cerchiamo di rassicurarlo.
- Figuriamoci se la ritroveremo, toccherà fare un duplicato...
- Non vogliamo un duplicato, noi vogliamo quella!
- Beh, pensiamo positivo, potrebbe sempre saltar fuor...
- Certo, come no, perché noi siamo tipi fortunati!
- Figo però, la fede che scivola dal dito e scompare, proprio come nel Signore degli Anelli!
- Oh, ma per amor del...

Nel frattempo, l'amore mio si era seriamente impegnato nella ricerca della fede, passando al setaccio stanza dopo stanza. Mancava solo il seminterrato, e a quel punto ho tacitato tutte le mie voci interne e sono andata ad aiutarlo. In fondo avevo pur sempre giurato ("Tre mesi fa, porc....") di stargli accanto nella buona e nella cattiva sorte, e perdere la fede ("Tre mesi f..." "ABBIAMO CAPITO") era sicuramente cattiva sorte.

La buona sorte è arrivata 5 minuti dopo, quando abbiamo acceso la luce sulla scala del seminterrato e sul pavimento, in bella vista, abbiamo visto scintillare la fede.
Il sollievo dell'amore mio mentre andava a recuperarla e a rimettersela al dito era palpabile.

- Meno male, va'!
- Che fortuna, siamo proprio contente!
- Visto? L'avevamo pur detto che non bisognava perdere le speranze!
- Incredibile! Di sicuro, se a perdersi fosse stata la nostra fede, col cavolo l'avremmo ritrovata!
- Povero amore nostro, quanto si è agitato...
- Procuriamoci un fermanello prima possibile!
- Fantastico, la fede che salta fuori quando meno te l'aspetti, proprio come nel Signore degli Anell...
- Oh, ma per amor del...