mercoledì 31 dicembre 2014

Fotoreporter



#makingof #panzerotti #newyearseve

Since there's no place to go...

Avevamo fatto piani, per la notte di Capodanno. Piani elaborati. Piani a base di parenti in arrivo, feste in piazza e, soprattutto, panzerotti.
Poi stamattina ha cominciato a nevicare.

Qui, al profondo Sud, dove già due gocce di pioggia sono 'na tragedia, una nevicata discreta è l'apocalisse. Gente bloccata in casa che si preoccupa di cosa mangiare (manco dovessimo restare isolati per mesi, e quand'anche fosse vi assicuro che le provviste fatte per il cenone basterebbero), telefonate frenetiche, piani cancellati, disperazione lacrime e stridor di denti.

Io e l'amore mio, in controtendenza come sempre, ci siamo alzati stamattina presto per ammirare la nevicata, giulivi e festosi. Poi l'amore mio, armato di maglia termica e scarponi, è uscito con gli amici - in controtendenza pure loro, perché uno gli amici se li sceglie - per fotografare il paesaggio imbiancato. Io le foto le ho fatte comodamente dalla finestra, poi ho a lungo dibattuto se mettermi a infornare biscotti; poi, viste le provviste di cui sopra, ho preferito spalare la neve dal vialetto di casa.

Mi sentivo tanto in una striscia di Calvin&Hobbes. E ho scoperto che spalare la neve stanca.
(Peraltro ce n'era almeno una quindicina di centimetri, rapidamente ghiacciata.)
Ora, a parte tutto, vorrei capire come eliminare la neve anche dal terrazzo, dove non posso spalare per motivi logistici che qui non vi sto a dire. Secondo voi, se butto qualche secchiata d'acqua, la neve si scioglierà sua sponte?

Fotoreporter



#Bitonto, #Alaska

Fotoreporter



Dalla mia finestra (l'ibisco non l'ha presa bene) #snowing #Bitonto

venerdì 19 dicembre 2014

Non ho aspettato dieci anni per questa boiata, ovvero la mia recensione a "Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate"

Torno adesso dal cinema dove ho visto la terza parte de "Lo Hobbit", e dire che mi ha fatto pena è dire poco. Siccome voglio sentirmi libera di dissezionarlo e demolirlo in dettaglio, e per evitare spoiler ai poveri malcapitati che ancora dovessero vederlo (ma datemi retta, risparmiatevi soldi e fatica), nascondo il resto di questo lungo post catartico qui sotto.

Fotoreporter



Ready for the Battle #TBOTFA #Hobbit

giovedì 11 dicembre 2014

Mr. Yunioshi

Uso Tumblr praticamente solo per leggere gli spoiler sulle mie serie TV preferite. Ne deriva che praticamente tutti i blogger che seguo sono ragazzi tra i 17 e i 30 anni.

E mentre io, dall'alto della mia più che quarantenne adultità, mi occupo per l'appunto solo ed esclusivamente di serie TV, questi ragazzi bloggano dei più disparati argomenti. Mi colpisce in particolare, e mi fa ben sperare, quanto si appassionino di politica.

Molto spesso mi fanno riflettere su cose a cui non avevo prima dedicato neanche un fuggevole pensiero. Ad esempio su quello che, ho appreso, si definisce whitewashing, ossia la pratica di far interpretare, al cinema (soprattutto, ma mi figuro anche in teatro), ruoli di persone di colore ad attori "bianchi".

(Il fatto di dover, ancora alla fine del 2014, parlare di persone bianche o di colore, anziché di persone tout court, mi provoca grande disagio ma constato che non saprei come spiegarmi, altrimenti, in questa circostanza).

mercoledì 10 dicembre 2014

Art Attack

Giorni fa, sugli alberi dei giardinetti di fronte al mio ufficio, hanno appeso dei cerchi: sembrano hula hoop ma in effetti sono dei tubi luminosi che all'imbrunire si illuminano di rosso acceso.
Sono, lasciate che ve lo dica, orribili.

Per qualche giorno ho mugugnato sul pessimo gusto esibito dall'amministrazione comunale nello scegliere le luminarie natalizie, poi guardando meglio mi sono resa conto che su ciascuno di questi cerchi è scritta una parola. Ha quindi subìto un colpo la mia ipotesi che i cerchi rossi volessero simboleggiare - male - le palle dell'albero di Natale.

Fatta qualche ricerca, ho scoperto che trattasi invece di installazione di arte moderna, acquistata dal Comune per la modica cifra di 40mila euro. 

Detto ciò, mettetevi nei miei panni e immaginate di trovarvi una ventina di questi cosi davanti al naso, tutti i santi giorni.

Cosa vorrà mai significare questa installazione? - vi chiederete voi.
Bella domanda.

giovedì 4 dicembre 2014

Ci avrei scommesso

Oggi non vedevo l'ora di tornare a casa perché avevo un sacco di cose da fare. Difatti, il mio treno è arrivato in ritardo di quasi 20 minuti.
Finalmente a destinazione, e carica di borsa cestino del pranzo e piantina di limone dell'AIL che non poteva che essermi recapitata stamani, vado di gran carriera a fare la spesa.
Coda infinita all'unica cassa aperta.

Giunta al portone di casa, mi rendo conto di non avere le chiavi in borsa. Telefonata frenetica all'amore mio che naturalmente non è nelle vicinanze e non può venirmi in soccorso. Indi per cui rapido dietro-front e, sempre carica di borsa cestino del pranzo piantina di limone e sporta della spesa (sta diventando una canzone di Branduardi), vado dai suoceri che per fortuna abitano nei pressi e sono stati previdentemente muniti di copia delle chiavi. Ritorno a casa, che ve lo dico a fare carica di borsa cestino del pranzo piantina di limone sporta della spesa e chiavi, per appurare che (meno male) le mie chiavi erano appese al loro posto, dove a quanto pare avevo ritenuto utile lasciarle stamattina.

Dopo di che, al diavolo tutto e mi sono schiantata sul divano.
Dimenticandomi completamente che dovevo avviare la lavastoviglie.
Non sto bene.

(Giova precisare che il fatto di non trovare le chiavi di casa in borsa non mi ha preoccupato più di tanto. Io non sono il tipo che perde le chiavi. Io perdo direttamente tutta la borsa.)

domenica 30 novembre 2014

L'amore mio guarda "Il ritorno del re"

[successione di inquadrature dei quattro hobbit] Questo è quello con l'anello? ...Ah, no? ...Ah, è quest'altro! ...Ah, no? ...Allora è quest'altro! ...Neanche? ...Già il film è complicato, poi questi sono tutti uguali!

[sullo schermo compare Gandalf] No, questo lo so, è mago Merlino.

[successione di inquadrature di elfi] Quindi questi sono pallidi perché sono immortali?

[arrivano le aquile] Seeeeee, vabbeh!

[momento random] ...Comunque questo film è strano.

[l'anello viene distrutto nel fuoco di Monte Fato] Tutto 'sto casino per buttare 'sto anello nella lava?

[incoronazione di Aragorn: il popolo di Minas Tirith fa festa] E tutti questi da dove li hanno tirati fuori? Oh, finora non c'erano, io non li ho mai visti prima!

venerdì 28 novembre 2014

Sono misantropa

Sono misantropa, acida e antipatica. A mia parziale difesa, va detto che finché il caffè del mattino non è entrato pienamente in circolo, non potete aspettarvi da me reazioni più consone a un essere umano.

(Inoltre il fatto di avere una guancia gonfia come una zampogna, anche perché pare che la mia dermatologa abbia clamorosamente cannato la diagnosi, non mi dispone bene)

Dunque stamattina sono in stazione, seduta ad attendere il treno (che tanto per cambiare è in ritardo), pensando ai fatti miei. Una signora si avvicina e mi saluta. Dopo un momento, appurato che no, non la conosco e dunque la signora mi ha salutato solo per educazione, ricambio il buongiorno (e tra me e me mi compiaccio che ci sia ancora gente educata a questo mondo).
- Il prossimo treno per [città capoluogo] parte da questo binario, vero? - mi chiede la signora.
- Sì, signora - rispondo.
E ci zittiamo, cosa che mi fa piacere perché non sono portata per le conversazioni mattiniere e/o con gli sconosciuti. 

A suo tempo sento suonare la campanella del passaggio a livello, il che significa che il treno arriverà in stazione all'incirca fra 3 minuti. Difatti, dopo circa 2 minuti e mezzo...
- Alzati! Il treno sta arrivando!
Mi giro: sì, la signora sconosciuta sta apostrofando proprio me. La guardo, senza capire.
- Sta arrivando il treno!
- Ho capito, signora! - rispondo.
Dopo qualche secondo il treno arriva, mi alzo e mi avvicino alla porta del vagone. E rifletto: io sono sì ansiosa, ma ad intimare agli sconosciuti di muoversi, dovessero mai perdere il treno, non ci sono (ancora) arrivata.
La gente è strana (io sono stranissima, ça va sans dire).

mercoledì 26 novembre 2014

Mamma la RAI

Pare che il canone RAI diventerà una specie di prelievo coatto, o forzoso che dir si voglia, dalla bolletta elettrica (non si sa bene quando avverrà tutto ciò perché, insomma, siamo sempre in Italia).

Resto in attesa di saperne di più, perché io - per dire - possiedo una casa dotata di energia elettrica (e relativa bolletta) ma sprovvista di televisore (e relativa antenna), per la quale mi sembrerebbe alquanto ingiusto dover pagare il canone, e sentir dire che la seconda casa "in linea di massima" è esclusa non mi pare rassicurante, visto anche il gran casino che questi incompetenti sciagurati sono riusciti a fare con Tasi-Tari-quelch'è.

A dirla tutta, pagare il canone mi sembra alquanto ingiusto a prescindere: sia perché formalmente è ancora una (ridicola) tassa per il possesso di un elettrodomestico, sia perché dobbiamo pagare per mantenere un carrozzone di gente inqualificabile, vedi Bruno Vespa, e la messa in onda di programmi inqualificabili, vedi quello di Bruno Vespa ma anche quello di Fabio Fazio e i siparietti incomprensibili e inconcludenti di Genitori - Istruzioni per l'uso che ogni volta mi provocano reazione allergica (ho scoperto che trattasi di produzione francese, il che un minimo di cose me le spiega, ma comunque chiamare 'sta roba Carosello è un insulto per Calimero).

Tante storie per inculcarci che il libero mercato e la concorrenza sono cose belle e giuste che contribuiscono a innalzare la qualità dei prodotti e abbassare i prezzi, ma poi tutti a fare cartello e o ti mangi 'sta minestra pagando profumatissimi contratti di consulenza o scarichi programmi decenti da Internet, non c'è niente da fare.

(Cosa sia un cartello, incidentalmente, l'ho capito guardando Dallas; avevo pure il gioco da tavola.)

martedì 25 novembre 2014

Manca un mese

Sono vergognosamente in ritardo con le mie preparazioni natalizie.
Di solito, a quest'ora, ho già comprato tutti i regali; quest'anno, invece, all'appello me ne mancano un bel po'. E sì che mi ero avviata per tempo, anzi con largo anticipo, avendo acquistato il primo intorno alla metà di settembre: il che faceva ben presagire.

Il fatto è che lo scorso Natale a New York mi ha rovinato: là c'erano segni festivi e ghirlande ovunque, persino sulle autopompe dei vigili del fuoco e sulle impalcature dei palazzi. Logico che adesso qui mi sembri tutto grigio e scialbo, e mi faccia perdere l'entusiasmo.

(Va anche detto che, obiettivamente, nei negozi non c'è nulla che valga la pena comprare: sempre le solite cose, un anno dopo l'altro, senza un minimo di fantasia e originalità. Che barba, che noia.)

(E comprare regali per gli uomini è 'na traggedia.)

In compenso, ho già iniziato ad addobbare casa. Lo so, ho interrotto la tradizione - che per me finora era stata ferrea - di addobbare l'8 dicembre e "sdobbare" il 7 gennaio. Ma mi sono resa conto che in un giorno solo mi è ormai impossibile addobbare tutta casa: c'è voluto un intero pomeriggio solo per una stanza! 

(Purtroppo nel mio entusiasmo ho scaraventato il piatto del pandoro da un capo all'altro della stanza, distruggendolo: toccherà comprarne uno nuovo. Ma questa è un'altra storia.)

Del resto, lo sapete, per me l'addobbo natalizio è un affare di Stato: con tempo e fondi (e spazio per l'immagazzinamento) illimitati, sostituirei ogni cosa - tende, paralumi, cuscini etc. - con il suo omologo "a tema" (o quantomeno lo coprirei con una foderina). L'amore mio, che mantiene una facciata di mezzo divertita, mezzo esasperata tolleranza, in realtà mi asseconda più che volentieri e spesso è il primo a comprare nuovi gadget e a suggerire nuove decorazioni. Il che, in parole povere, significa che ci sono negozi di oggettistica meno forniti di casa mia.

(Diciamo che l'amore mio ha un approccio più scientifico, complementare al mio più entusiastico e frantumapiatti, il che ci ha portati l'anno scorso ad acquistare appositi ganci per appendere le palle all'albero - sì, detta così sembra una cosa sconcia ma non lo è.)

Siccome Dio li fa e poi li accoppia, mentre la mia ambizione è quella di riempire casa di carabattole natalizie, l'ambizione dell'amore mio è quella di riempirla con il presepe. Per il momento siamo limitati a un angolo del salotto, ma alcune propaggini già minacciano l'adiacente macchina da cucire d'epoca (che, mi si dice, sarebbe un'ottima collina). Il polistirolo è ovunque, per tacere del glitter dorato che è finito, non chiedetevi come, anche in cucina.

E sempre per la teoria dell'accoppio di cui sopra, il momento che entrambi aspettiamo con ansia - non ce lo diciamo, ma è così - è subito dopo Capodanno, quando gli ipermercati metteranno in svendita gli addobbi natalizi e noi ci piomberemo sopra come falchi. L'anno scorso fu la nostra prima tappa post New York. Siamo un tantinello fissati.

giovedì 20 novembre 2014

La vita imita l'arte

Mi accorgo che c'è un romanzo di Jane Austen per (quasi) ogni periodo della mia vita.
A vent'anni era Orgoglio e pregiudizio; a trenta, Emma; adesso è Persuasione.

mercoledì 19 novembre 2014

Spam

Ci sarà, immagino, un blog (o più d'uno) dedicato ai meravigliosi messaggi di spam che circolano in rete.
Spero che ci sia, perché perdere certe perle sarebbe un vero peccato.

Oggi, tra le altre cose, nella mia casella email brilla questo:
Grazie ai recenti transferimenti illegali di conti elettronici, il tuo conto BancoPosta e stato blocato per la tua sicurezza.
(Dove, oltre agli ovvi errori grammaticali, la parte migliore è a mio giudizio il nonsense "Grazie ai trasferimenti illegali, il conto è stato bloccato".)

Continua sullo stesso stile, ça va sans dire.
(E io non ho un conto BancoPosta, ça va sans dire pure questo.)

martedì 18 novembre 2014

Colpirne uno per educarne cento

Torno a casa dal lavoro. Sui gradini del portone di fronte, tre ragazzini stanno animatamente discutendo dell'esistenza di Babbo Natale.
Li saluto. Mi salutano. Mentre recupero le chiavi dalla borsa, il ragazzino più grande mi interpella: "Signora, tu ci credi a Babbo Natale?" "Ma certo" rispondo senza la minima esitazione, anzi mostrandomi vagamente indignata dalla domanda.

L'ho visto abbastanza destabilizzato.

martedì 11 novembre 2014

Vestizioni

Poiché ciò a cui siamo esposti durante l'infanzia (e la prima giovinezza, ovvìa) ci plasma per la vita, sono caduta in pieno nella sindrome da ottimismo idiota, anche nota come sindrome di Pollyanna, e dunque invece di lamentarmi per la caduta di qualche giorno fa, come pure sarei legittimata a fare, e magari prendermi qualche giorno di pausa dal lavoro, non faccio che dirmi come sono stata fortunata a non fracassarmi cranio e/o osso sacro e/o occhiali, e invece ad avere soltanto il polso come un salsicciotto e il sedere come un vestito di Arlecchino.

I danni provocati da certi film della Disney saranno sempre sottostimati.

Tra i lati positivi che mi ostino a vedere nell'incidente, oltre alle raddoppiate coccole della mia famiglia (a turno si sono tutti offerti volontari per venirmi a prendere e portarmi praticamente in braccio al lavoro), c'è anche il gustoso siparietto che avviene ogni mattina quando l'amore mio deve aiutarmi a vestirmi, perché almeno per il momento ci sono cose che non riesco a fare con una sola mano a disposizione.

Mentre operazioni tipo agganciare il reggiseno o infilare i collant hanno richiesto applicazione e contorcimenti vari e generato viva ilarità, più liscia è andata con l'indossaggio maglietta. Tanto che mi sono complimentata con l'amore mio per l'abilità e l'ingegnoso metodo adottato.

"Me l'ha insegnato uno che veste i cadaveri", mi ha risposto.

sabato 8 novembre 2014

Outlet

Trovandoci a passare da quelle parti, qualche giorno fa io e l'amore mio ci siamo fermati a Casette d'Ete.

Per chi non lo sapesse, come non lo sapevo io fino a pochi mesi or sono (pensavo si chiamassero Casette Dete, poi appena l'ho googlato sono comparse millemila occorrenze: ragazzi, il posto è famoso), si tratta del luogo - tra il mistico e il mitologico nelle parole di chi c'è stato e torna indietro a raccontarlo - ove sono collocati gli spacci aziendali Hogan, Tod's e Fay, nonché un negozio Prada che si è spudoratamente piazzato proprio di fronte, e Della Valle gli ha pure fatto causa per concorrenza sleale, ma l'ha persa, sicché adesso di fronte agli spacci aziendali Hogan etc. c'è un intero centro commerciale.

Sugosi pettegolezzi a parte, 'sti spacci Hogan etc. vengono magnificati coram populo per l'eccezionalità degli sconti e degli affaroni che vi si possono fare, sicché non potevo esimermi dall'andare a verificare di persona (e possibilmente comprare pure qualcosina; del resto il Natale è ormai prossimo e io sono vergognosamente indietro nel mio planning regalifero).

La delusione.

Che dirvi: sarà che se una borsa costa 1.000 euro, metterla a 700 sarà pure lo sconto del 30% ma comunque io 700 euro per una borsa non li spenderei anche potendo permettermelo. Sarà che l'America mi ha rovinato e se lo sconto non è almeno del 60% io proprio non vi considero. Sarà che i negozi che sembrano un incrocio tra una gioielleria e la cattedrale di Westminster, con il commesso piazzato sulla porta (e meglio vestito di me) che mi prega di prendere il numerino per entrare (!) e di lasciare la mia innocuissima bustina di Champion alla cassa, e dove non osi nemmeno sfiorare la merce in esposizione per paura di comprometterne il perfetto allineamento sullo scaffale, mi danno fastidio fisico.

(E badate che, a NY come a Londra, siamo entrati in negozi Burberry, Marc Jacobs, McQueen e simili e siamo sempre stati accolti da commessi più che affabili e ansiosi di metterci a nostro agio. Come è giusto che sia.)

Sarà tutto questo. Ma credetemi, perché per me scarpe borse e soprabiti sono una droga, quindi in teoria lo spaccio Hogan etc. avrebbe dovuto essere il mio Nirvana: non c'era NIENTE che valesse la pena di fare una pazzia.

Borse belle, eh, per amor del cielo, ma che non valevano quei prezzi. Idem si dica per i cappotti (me lo puoi far pagare sopra i 700 euro se è puro cachemire che ancora bela, non se è un mistofibra). Le scarpe poi erano volgari, non c'è altra parola per definirle, e con la tomaia incollata alla suola (e finta cucitura sopra, ma si può?).

Fatto un giro, e constatata la pochezza del tutto, io e l'amore mio abbiamo quindi provveduto a ripercorrere l'intero spaccio con aria di estrema superiorità, commentando ad alta voce quanto fossero brutte le cose esposte e quanto poco valessero in effetti.

E se il commesso benvestito sulla porta si è offeso in nome di Della Valle, problemi suoi.

giovedì 6 novembre 2014

La caduta (tanto per fare una citazione cinefila)

Grazie al combinato disposto di stivali fashion dalla suola liscia e marciapiede bagnato, oggi venendo in ufficio sono scivolata e caduta per la strada come un sacco di patate. Niente, un momento stavo camminando pensando ai fatti miei, e subito dopo mi sono ritrovata seduta per terra con la mano sinistra dolorosamente piegata al mio fianco.
Proprio oggi che mi ero messa la gonna. Ah, Murphy.

Per fortuna un gentile passante mi ha aiutato a rialzarmi, perché da sola non ce l'avrei fatta. Non che - meno male - io abbia riportato chissà quali danni; credo di essermi contusa il polso (non slogato, riesco a muoverlo anche se a fatica) e la chiappa sinistra a quest'ora è probabilmente diventata blu (essendo più che imbottita mi ha preservato, però, da guai maggiori), ma incredibile dictu non mi sono nemmeno sfilata le calze. Congiunture favorevoli della sfiga.

Quello che mi preoccupa, perché lo interpreto come ennesimo segno dell'età ormai avanzata, è lo stato di assoluta confusione in cui il mio cervello è sprofondato a seguito della caduta, e che -  senza l'intervento del gentile passante di cui sopra - mi stava addirittura impedendo di rialzarmi da terra. Perché non è che non sia mai scivolata prima, anzi dato il mio connaturato senso dell'equilibrio l'eventualità più rara è che io rimanga in piedi (come questo si sposi con il mio amore per le passeggiate in montagna ve lo lascio immaginare), ma di solito - viste, appunto, l'abitudine e la lunga pratica - mi rialzo senza quasi batter ciglio.

Stavolta, invece, sono rimasta in stato confusionale per parecchi minuti - niente di grave, eh, intendiamoci: sono riuscita comunque con relativo agio a riprendere il cammino, arrivare in stazione e salire sul treno - e quando la scarica di adrenalina si è esaurita ho cominciato a sudare copiosamente. Adesso, polso dolente e probabile lividaccio sul treno inferiore a parte, è passato tutto; ma non posso fare a meno di chiedermi se, d'ora in poi, non farei meglio a portarmi al seguito un bastone (di rinunciare agli stivali fashion dalla suola liscia, ovviamente, non se ne potrebbe parlar di meno).

mercoledì 29 ottobre 2014

Reazione indotta

Da un po' di tempo in ufficio giace, e non chiedetemi come ci sia arrivata, una rivista dal titolo "Il dalmata libero".

E ogni volta che la vedo, l'unica cosa a cui mi riesce di pensare è:

lunedì 27 ottobre 2014

Zombie

La dipartita di Splinder mi ha privato di molti dei miei blog preferiti. Uno, in particolare, che era in verità già stato abbandonato dalla sua autrice, ma io continuavo a leggere e rileggere gli stessi post (che vi devo dire, mi piacevano e mi facevano ridere) sperando nel suo ritorno.
Poi, per l'appunto, defungimento di Splinder e addio.
O così credevo.

Pochi mesi fa, in maniera del tutto fortuita, scopro Wayback Machine.
Manco dirlo, il primo sito che vado a cercare è quel blog. Di cui, in effetti, trovo salvate alcune pagine... Poche, e non quelle con i miei post preferiti.
Una persona normale si sarebbe rassegnata. Io mi sono lambiccata il cervello per capire se c'era un altro modo di recuperare il blog, o di rintracciare l'autrice, basandomi sugli indizi lasciati en passant nei suoi vari racconti.
Credo che gli stalker comincino proprio così.

Ieri, distrutta dopo le pulizie domestiche "a fondo" di fine settimana (non ho più l'età, decisamente) mi sono lasciata stramazzare sul divano e, in mancanza di meglio, sono tornata su Wayback Machine e a quel blog.
Per scoprire con delizia che una particolare "cattura" delle pagine aveva i link dell'archivio funzionanti, per cui il blog è tutto leggibile.
Il ritorno dai morti, davvero.

Inutile dire che, quando l'amore mio è passato a prendermi per andare a farci una pizza, mi ha trovato placidamente seduta sul divano a rileggermi tutto il blog.

venerdì 24 ottobre 2014

Mi censurano

Ancora non ho ben capito come funziona Twitter, e per la verità non è che mi ci stia applicando più di tanto: è un'attività time consuming, e anche se mi intriga parecchio al momento non posso dedicarmici.

Una delle cose che ho capito finora, comunque, è che su Twitter vale la pena di seguire non tanto e non solo chi la pensa come me, ma anche e soprattutto chi la pensa diversamente. Oltre alla possibilità di contraddirli e fare polemica (che, ormai mi conoscete, mi garba assai), trovo sia salutare scontrarsi ogni tanto con posizioni diverse.

Con i blog, invece, è diverso perché quelli che seguo, più o meno, hanno tutti qualcosa in comune con me. Semplificando, quasi tutti i blogger che seguo mi stanno simpatici mentre parecchi degli utenti Twitter che seguo mi stanno discretamente antipatici.

Avrete notato il "quasi", perché in effetti seguo un paio di blog i cui autori spesso e volentieri mi danno fastidio. Ma per la faccenda dello scontrarsi con posizioni diverse, continuo a seguirli.

Il primo, ho il sospetto che nutra posizioni fascistoidi (sospetto, perché potrebbe darsi che faccia del sarcasmo così sottile da scavalcarmi del tutto), e a parte questo si atteggia molto a superman, il che mi innervosisce. Probabilmente perché anche io tendo a fare la signorina-so-tutto, e quindi un comportamento simile da parte di un'altra persona non può che darmi ai nervi.

Anche la seconda blogger "antipatica" è del genere so-tutto-io, ma quelli che mi danno molto più fastidio sono i suoi atteggiamenti censori, per cui chi non la pensa come lei è eraso dal blog. Come lo so? Beh, in genere su questi blog io lurko, ossia leggo ma non commento, proprio perché so che - per carattere - finirei per scatenare polemiche e nella maggior parte dei casi non ne vale la pena. In un caso, però, ho commentato e discusso - in maniera più che civile, ve lo assicuro, e non ricordo nemmeno di preciso su quale argomento, credo su una dichiarazione controversa di Grillo che era stata peraltro riportata in maniera capziosa dalla stampa - e sono stata zittita in maniera piuttosto brusca dall'autrice.

E vabbeh, ci sta, il blog è tuo e puoi gestirlo come ti pare.
Però.
Però un paio di giorni fa è comparso un nuovo post su una sentenza della Cassazione su cui l'autrice non era d'accordo.
Casualmente, è una sentenza che mi interessa per faccende personali e dunque, essendo informata sulla situazione "dall'interno", ho ritenuto utile lasciare un commento - sempre civilissimo e pacatissimo, ve lo assicuro - esponendo il mio punto di vista.
Il mio commento non è stato pubblicato.

Siccome amo dare sempre il beneficio del dubbio, ho lasciato un secondo commento del tipo "forse il mio primo commento è andato perso, dicevo che..." Pure di questo non c'è traccia.

Ora, io capisco che, appunto, il blog è tuo e te lo gestisci tu e puoi decidere quali commenti pubblicare e quali no, ma che senso ha? Non è molto più logico - e divertente - pubblicare anche commenti in dissenso - purché civili, lo stra-ribadisco - e poi argomentare contro?

lunedì 20 ottobre 2014

O tempora, o mores (no, non è una disgiuntiva)

E' lunedì, e quindi vi beccate un post da anziana che si lamenta della corruzione della società moderna.
Questo post vi è offerto dall'intervista al Presidente del Consiglio andata in onda ieri pomeriggio, in piena fascia protetta, a Domenica Live. Sto seriamente meditando di chiedere il divorzio per giusta causa a mio marito che si è rifiutato di cambiare canale. Il masochismo può essere anche divertente, ma solo se preso con moderazione e nel giusto contesto.

Ecco appunto, il contesto. Partirei proprio da qui perché, secondo la mia modestissima opinione da tuttologa, la perdita del contesto è alla base di molta parte della deriva odierna. Esempio (tipico da vecchia lamentosa): avete notato come si vestono i ragazzi per andare a scuola?
Attenzione: con questo non voglio dire che si debbano stabilire rigidi (e bigotti) codici di abbigliamento; ai miei tempi feci una sacrosanta battaglia contro le divise scolastiche in nome della libertà di espressione e dell'autodeterminazione dei popoli, e non intendo affatto rinnegarla qui e ora. Voglio dire che, come mi spiegava mia madre quando ogni mattina ispezionava la mia mise, la scuola è il luogo di lavoro degli studenti e al lavoro non ci si va con l'ombelico scoperto o l'elastico della mutanda che spunta dai pantaloni. Non si tratta di pruderie, ma di questa virtù ormai dimenticata che si chiamava "senso della proprietà". Se ti vuoi vestire male e in modo assurdo, sei liberissimo di farlo: ma non sul luogo di lavoro, dove c'è gente che appunto dovrebbe lavorare e non può farlo se sta ribaltata sulla scrivania a ridere.
(Il fatto che oggidì ci sia gente che effettivamente va a lavorare con l'ombelico scoperto e/o l'elastico della mutanda in vista non fa che confermare la mia tesi.)

Potremmo poi anche discutere del fatto che chi tuona contro l'abbigliamento dei ragazzi di norma se la prende solo con le femmine, come se i maschi fossero invece tanti piccoli lord Brummel in completo da passeggio. I pinocchietti da spiaggia con cavallo ultrabasso vanno bene, le minigonne no: si chiama double standard, è una gran minchiata misogina e sessuofoba ma esula dal tema di questo post e di lunedì mattina non sono in grado di gestirlo. Ne riparleremo. Per il momento sappiate solo che io sono politically correct e quindi me la prendo con tutti.

Torniamo invece alla mancanza di contesto con un altro esempio tratto dalla vita vera (la mia). Per varie vicissitudini che esulano pure loro e quindi non vi sto a spiegare, mi trovai un triste giorno a correggere i compiti svolti da studenti universitari di Lettere e Filosofia per un esame del corso di Giornalismo.
Vi invito a ponderare bene la situazione, dopo di che potrete inorridire con me del fatto che in molti di questi capolavori si trovava scritto "ke" (in luogo di "che") e "xké" (in luogo di "perché", che ve lo dico a fare).

Superato il raccapriccio, segnai tutto con la matita più blu che riuscii a trovare.
Perché c'è modo e luogo di usare le abbreviazioni convenzionali (io le detesto, ma capisco che in determinate situazioni possano venire utili: checché se ne dica, non sono una talebana), ma questo luogo NON E' né può essere un compito scritto ufficiale in una Facoltà di Lettere.

Badate che si comincia così, e si finisce con Barbara D'Urso e Matteo Renzi che si danno del tu chiacchierando amabilmente tra di loro, mentre al volgo beota (noi) non resta che applaudire e ridere a comando.

giovedì 16 ottobre 2014

Attitudini

L'altro giorno, chiacchierando, il mio interlocutore sosteneva che ci sono cose per cui gli uomini sono più portati, e cose per cui invece sono più portate le donne.
Esempio: riparare un rubinetto o piantare un chiodo sarebbero attività prettamente maschili, laddove stirare o rifare il letto (qui è d'obbligo citare Zerocalcare, dato che a innescare la discussione è stata appunto l'inabilità congenita degli uomini al corretto infilaggio dei copripiumini) sarebbero attività femminili.

Io sono profondamente convinta del fatto che uomini e donne hanno sistemi di ragionamento differenti, il che induce spesso a misunderstanding ma non significa affatto che un sistema sia superiore all'altro; significa che, messi di fronte alla medesima situazione, uomini e donne tendono ad affrontarla con approcci diversi (che possono essere entrambi validi ed efficaci).

Sono anche convinta, aggiungerei di conseguenza, che non esistano attività spiccatamente maschili o femminili, ma piuttosto attività a cui uomini e donne sono diversamente educati; la società ci dice che per una donna è giusto cucinare e per un uomo fare piccoli lavoretti, e difatti alle bambine generalmente si regala il Dolceforno e ai bambini le cassette degli attrezzi giocattolo, con buona pace dei bambini che vorrebbero un Dolceforno sopra ogni cosa, e delle bambine che a Babbo Natale chiedono le automobiline radiocomandate (io).

In conclusione, a me pare che quando si tratta di abilità manuali non è il genere che conta, ma piuttosto l'allenamento; e che produrre una popolazione per metà incapace di stirarsi le camicie e per metà di cambiare una lampadina sia, alla fine, un danno per tutti. Voi che ne pensate?

mercoledì 15 ottobre 2014

Mia madre a questo punto direbbe che sta per arrivare un terremoto

Sono un fossile vivente, un relitto di un'era geologica del passato in cui esistevano le mezze stagioni e l'abbassarsi delle temperature andava di pari passo con l'accorciarsi delle giornate. Quindi il fatto che sia ancora buio quando mi sveglio, e 31° all'ombra, mi destabilizza: toccherà farci l'abitudine.

Ma tengo a precisare che quando mi sono alzata, stamattina, fuori non era semplicemente "buio"; pareva che ci fosse un'eclissi di cui si erano dimenticati di informarci. Solo dopo un po', dato appunto il buio pesto, ho capito che il tutto era dovuto a una cappa di nubi che stazionava uniforme sopra di noi, con buona pace delle previsioni del tempo che avevano assicurato sole splendente, e io avevo pure steso il bucato!

Mi sono lavata, truccata, vestita e preparata a uscire sempre brontolando e rimpiangendo la sorte dei miei poveri panni lasciati fuori tutta notte a impregnarsi di umidità. Ma appena messo un piede fuori di casa ho smesso di lamentarmi.

Perché faceva, perdonate la finezza dell'espressione ma non saprei come altro descriverlo, un cazzo di caldo.

Roba che ho istantaneamente iniziato a sudare. Roba che io, la Donna dai Piedi di Ghiaccio, pur essendo uscita con le scarpe aperte (una felice premonizione mi aveva spinto a recuperarle nonostante il cambio di stagione già fatto), non sentivo freddo.
Il 15 ottobre.
Ammetterete che, pur considerando il riscaldamento globale l'effetto serra e la rotazione dell'asse terrestre, ciò non è normale.

La cosa genera tra l'altro effetti comici involontari: per strada, infatti, circola gente in T-shirt e infradito (c'è chi va in spiaggia e fa il bagno) e altri che, avendo già fatto il summenzionato cambio di stagione, indossano calze e spolverini.

Avevo sempre preso in giro serie TV tipo Beverly Hills 20910, tra le altre cose perché i personaggi vestivano indiscriminatamente canottierine e maglionazzi. A questo punto devo ricredermi: la verità è che, ancora una volta, gli americani erano più avanti di noi.

martedì 14 ottobre 2014

Ambiente lavorativo

Fino a ieri, per una settimana, siamo stati accompagnati nella nostra giornata lavorativa dal piacevole sottofondo di una sega da potatore. E vabbé che di fronte all'ufficio c'è uno dei pochi giardini pubblici della città, ma una settimana ininterrotta di potatura credo che non si dia nemmeno a Central Park.

Oggi, comunque, la sega da potatore non si sente più. Oggi in sottofondo c'è un martello pneumatico.

mercoledì 8 ottobre 2014

Angelino

Prima fa estradare illegalmente una rifugiata politica e la sua bambina. E si fa pure sgamare.
Poi esulta per l'arresto di un "assassino" dimenticandosi di presunzione di innocenza, riservatezza delle indagini, segreto istruttorio e altri inutili consimili dettagli.
Adesso emana in tutta fretta una circolare per impedire la pericolosissima registrazione dei matrimoni gay contratti all'estero.
(Sempre della serie "Prestigio dell'Italia nel mondo", eh)

Posto che l'infermiera di Voghera che aveva impedito a due ragazze di farsi prescrivere la pillola del giorno dopo (sì, viviamo in un brutto Paese) è stata rimproverata dai suoi superiori e si è dimessa, la domanda sorge spontanea: perché Alfano sta ancora lì? Quali accordi sottobanco impediranno a Renzi di togliercelo dai piedi?

(Di fronte anche solo alla prima delle suddette figure di cacca, io personalmente avrei cercato per il futuro di muovermi nella maniera più incospicua possibile. Ma va detto che io personalmente conservo un certo senso di decenza, il rispetto di me stessa e la capacità di vergognarmi. Il che, evidentemente, non è da tutti.)

venerdì 3 ottobre 2014

Ma come ti vesti?

Noto con raccapriccio che in tema di abbigliamento (per tacer d'altro) la moda è tornata a fine anni '80 - inizi '90: maglie e camicie oversize, fuseau (ora li chiamano leggins, ma quelli sono) e scarpe basse con la mascherina.
Rabbrividiamo (cit.)
A parte l'orrore dell'insieme, a parte che mi riporta alla memoria un periodo della mia vita su cui preferirei sorvolare (avevo 16 anni e non aggiungo altro), ma adesso i fuseau proprio non me li potrei permettere.

giovedì 2 ottobre 2014

Tecnologia intelligente

Sto assistendo con interesse all'operazione di "aggiornamento firmware" del telefono, qui in ufficio.
Con tutti questi pulsanti che si accendono e spengono a turno, sembra la festa patronale.
Va avanti da almeno tre minuti e non accenna a smettere.
Dite che alla fine riuscirò ad usare di nuovo il telefono?

martedì 30 settembre 2014

...e codice fiscale

Sono tempi durissimi per chi, come me, si picca di essere una purista della lingua:
  • io che anche ai tempi dell'università, quando prendevo appunti come un'ossessa ed ero a tanto così dall'aver sviluppato un mio personale sistema di stenografia per riuscire a registrare anche le virgole delle lezioni, e tutti i compagni di corso mi odiavano perché i miei appunti erano sì i più completi, ma anche i meno comprensibili (-/-> stava per "attraverso"), e anche allora mi rifiutavo strenuamente di scrivere "ke";
  • io che non ci sono SMS o tweet che tengano, "comunque" si scrive "comunque" e non "cmq";
  • io che so perfettamente cosa significa ASAP o FYI ma MI RIFIUTO di usarli (unica eccezione WTF, che mi sta inesplicabilmente simpatico).
Ebbene io, che oggi ho ricevuto una email chiusa da "CRD SLT" (sic in maiuscole), io so che abbiamo ormai toccato il fondo.

L'Impero è crollato. La civiltà si è dissolta. I barbari sono tra noi.

giovedì 25 settembre 2014

Truman c'est moi

Proprio quando avevo ceduto al fascino grottesco dei reality show, e mi ci stavo pure appassionando, ho realizzato con un sussulto che con ogni probabilità è tutta una montatura, dall'inizio alla fine, con andamento e vincitori preselezionati apposta per assicurare la maggiore audience possibile.

Bella intuizione, direte giustamente voi, proprio l'uovo di Colombo visto che i giochi televisivi sono truccati praticamente da quando hanno inventato il format (anzi, probabilmente il format è nato proprio truccato).

Ce lo so. La cosa, però, mi ha colpito e da giorni sto girando intorno a un paio di considerazioni. Da un lato, sono diventata così diffidente che non riesco ad avere fiducia nemmeno in una cosa così insulsa, e irrilevante, come un reality show. Dall'altro, i media ci hanno dimostrato così tante volte di essere faziosi, tendenziosi e manipolati da toglierci ogni fiducia anche in cose così insulse, e irrilevanti, come i reality show.

Non sono il tipo da avvitarmi continuamente negli stessi pensieri, ma questi mi hanno messo particolarmente a disagio, e non capivo neanche io perché. Ci sono arrivata mentre scrivevo questoo post.

E' perché la sensazione di vivere immersi in una realtà che potrebbe rivelarsi in larga parte costruita e falsa fa tanto, manco a dirlo, reality show.

lunedì 15 settembre 2014

Il Grande Equivoco (cit.)

E' una cosa che sicuramente è capitata più volte alle mie gentili lettrici.
E' capitata più volte anche a me (persino quando uscivo dagli scavi, tutta sudata stropicciata spettinata e sporca di terra, il che la dice lunga) e questo che racconto è solo l'ultimo episodio in ordine di tempo.

In breve, oggi alle 7.15 a.m. stavo camminando tranquillamente verso la stazione, per andare al lavoro, pensando ai fatti miei, quando un tizio appena uscito dal bar mi ha così apostrofato: "Amore mio! Che bella che sei."

Io, come sempre faccio, non gli ho dato retta, anzi ho fatto finta di non averlo né visto né sentito, e ho proseguito sulla mia strada senza voltarmi.
Ho fatto sempre così e ho sempre sbagliato, perché così facendo ho contribuito a perpetuare Il Grande Equivoco.

Quello che avrei dovuto e voluto fare (ma non ho fatto perché ai matti è sempre meglio non dar corda, soprattutto se si è da sole in una strada semideserta alle 7.15 del mattino) è fermarmi, fare inversione a U, piantarmi davanti al tizio e dirgli (a voce altissima, in modo da farmi sentire anche dai pochi passanti):

"Ce l'hai con me? Ci conosciamo? Ti rendi conto che sono le 7.15 del mattino e tu non trovi niente di meglio da fare che rompere le p***e alla gente che va a lavorare per i c***i suoi? Pensi che io non sappia per fatti miei di essere bella, e che ho bisogno di sentirmelo dire dal primo c******e che passa per strada alle 7.15 del mattino? [L'orario mi ha davvero colpito, NdA] Tu che cosa penseresti se un imbecille sconosciuto ti gridasse da una parte all'altra della strada "Amore mio, che bello che sei"? Che dovrei fare adesso secondo te, sentirmi lusingata, chiederti di sposarmi, che cosa? Fossi almeno bello e/o intelligente, invece sei un botolo idiota! Se hai problemi curati e/o fatti una sega ma non dare fastidio alla gente, c***o".

Un giorno lo farò e mi meneranno, già lo so.

giovedì 11 settembre 2014

Piove in Burundi

Non ho mai avuto paura dei temporali, anzi; mi piace stare a guardare la pioggia che cade. Pochi giorni fa dal terrazzo mi sono goduta uno splendido temporale sul mare: sulla mia testa non pioveva, ma in lontananza si vedevano dei meravigliosi fulmini che illuminavano i nuvoloni neri. Ho persino chiamato l'amore mio, perché vedesse anche lui.

Ieri notte, però, ho avuto paura. La pioggia era scrosciante, tipo cascata delle Marmore, ed è andata avanti per quasi un'ora; l'amore mio a un certo punto si è alzato e ha fatto il giro di tutta la casa, per essere sicuro che non stesse entrando acqua, mentre io sono rimasta sotto le lenzuola, al buio (era andata anche via la luce stradale, il che comunque avviene spessissimo qui da noi in Burundi, pioggia o no), a chiedermi cosa avrei potuto fare se avesse cominciato a piovermi nel letto. In tutto ciò tuoni e lampi si sprecavano e sembravano vicinissimi, come se il temporale fosse proprio sopra di noi stile nuvola di Fantozzi.

Poi all'improvviso il rubinetto si è chiuso e la pioggia è finita. Stamattina mi sono definitivamente tranquillizzata: a quanto pare non ci sono stati danni, a parte il prevedibile ritardo dei treni e l'altrettanto prevedibile incapacità del capostazione di farci sapere se, quando e come la circolazione si sarebbe ristabilita. 

Il che comunque avviene spessissimo, qui in Burundi, pioggia o no.

(L'autrice si scusa con il governo del Burundi dove, probabilmente, la luce elettrica non va via random e i treni sono puntualissimi)

mercoledì 10 settembre 2014

#noncelapossofare

Mi dicono che su Zzub gira l'hashtag #noncelapossofare. Lo trovo calzante come titolo di questo post.*

#noncelapossofare perché, per lavoro, sono in comunicazione con l'Archivio di Stato di Roma e con l'Archivio Centrale dello Stato che sono, ho appurato, due cose diverse ma non ho capito perché. A entrambi ho chiesto il permesso di pubblicare un'immagine da loro conservata, entrambi sono dovuti essere da me più volte sollecitati per una risposta; uno mi dà l'immagine gratis, ma vuole la richiesta fatta per iscritto con marca da bollo da 16,00 euro, mentre l'altro non vuole la marca da bollo, ma chiede il pagamento di 10,00.

Perché? Non lo so ma comunque #noncelapossofare.

[Siparietto bonus. L'impiegato: - Allora, la lettera di concessione è alla firma del dirigente. Io: - Ah bene, nel frattempo c'è qualche adempimento dovuto da parte nostra? L'impiegato: - Eh, me sa' proprio de sì.]

#noncelapossofare perché devo vendere la mia vecchia casa, ma prima devo riscattare la piena proprietà dal Comune. Anni fa la cosa si poteva fare pagando solo i diritti di segreteria, circa 500 euro, ma quando provai ad avviare la pratica scoprii che il Comune aveva perso un documento indispensabile (giuro, non sto scherzando) e non poteva ritrovarlo perché gli addetti non avevano a disposizione un'auto per andare in Archivio a cercarlo (giuro, non sto scherzando). Così non se ne fece nulla. Il documento è miracolosamente ricomparso oggi, dopo circa 4 anni (giuro, etc.); nel frattempo i regolamenti comunali sono cambiati e quindi per il riscatto della casa ho dovuto pagare circa 20.000 euro. E non posso ancora chiudere la pratica perché è stato eletto un nuovo sindaco, quindi i dirigenti devono aver rinnovata la loro delega a firmare atti ufficiali, quindi non posso fare il rogito.

* Se non sapete cosa sono Zzub e/o un hashtag andate su Google e scopritelo. Io non ho le forze di linkarveli perchè #noncelapossofare.

mercoledì 3 settembre 2014

Fulmini e saette

Che l'autunno sia già arrivato è una grandissima seccatura, come pure sono una grandissima seccatura i temporali improvvisi e violenti di questi giorni; ma lo spettacolo di ieri sera, con i nuvoloni sul mare squarciati dai lampi, è stato impagabile.

(E sopra di me un kantiano cielo stellato... Che bellezza.)

venerdì 29 agosto 2014

Poi io vivo di osmosi

Scopro per caso un nuovo blog, leggo le prime righe e penso: "Toh come scrive bene questo, vorrei scrivere così bene anche io". E siccome io vivo di osmosi, anche questo post che sto scrivendo un po' è contagiato da questo stile in cui sono scritte queste prime righe che mi sono piaciute tanto.

Poi leggo le seconde righe e penso che no, non vorrei scrivere così bene anche io, io non sono così e scrivo diverso. Anche le storie di vitavera che sono raccontate in queste seconde righe, storie di ragazzi ed ex ragazzi, amici ed ex amici, parenti ed ex parenti non sono le mie; sono di sicuro storie di vitavera ma io una vitavera così non l'ho avuta, io ho avuto una vita strana, e in parte ancora la sto avendo anche se da lontano forse non sembra (peraltro come della mia vita strana mi vergognavo in gioventù, così ne vado fierissima adesso. Deve essere la maturità della maturità).

Giro di link in link, di blog in blog: chi scrive da una parte poi commenta dall'altra e viceversa. Mi sono fatta l'idea che il mare magnum del mondo blog sia in effetti costituito da tanti arcipelaghi, in cui i vari blogger si conoscono e commentano tutti tra di loro, e raramente sconfinano. Noto anche uno stile comune, un mood comune, che non so descrivere meglio di "guardo all'ambiente sociale disagiato che mi circonda con virtuosa melanconia e malcelata superiorità intellettuale". 
Non è un mood che mi si addica, io la superiorità intellettuale non la celo affatto, anche perché di mio sono incapace di celare alcunché (torniamo alla vita strana di cui sopra).

Poi, oh, questa è la mia impressione e si sa che io sono malpensante oltre che intellettualmente superiore. Comunque abbandono l'arcipelago straniero e torno a pagaiare nel mio. 

A proposito: o voi blogger del mio arcipelago, com'è che sembrate esservi estinti tutti (quasi) contemporaneamente? Com'è che l'avviso dell'estinzione a me non è arrivato?

martedì 19 agosto 2014

E la chiamano estate

A un certo punto, sul cruscotto dell'auto si è accesa una spia che non avevamo mai visto prima.
A me l'ansia già monta quando si accendono spie note, figuriamoci quelle ignote. Figuriamoci poi quando l'amore mio, che dio lo benedica non è ansioso, commenta: "Uhm. Strano. Prendi un po' il manuale delle istruzioni e vedi a cosa corrisponde". E figuriamoci quando siamo a 1000 km da casa.

Bene, la spia indicava "Attenzione! Temperature inferiori a 4°C e possibile formazione di ghiaccio".
Il 15 agosto.

No, non eravamo in Lapponia ma in Valgardena.
E devo dire che il Natale in Trentino è bello. Bello, eh.
Tra pioggia, nebbia, ancora pioggia, nevischio e grandine (per chiudere col botto) siamo anche riusciti a fare i nostri bei giretti.
Disgraziatamente siamo anche riusciti a mangiare da far schifo: la mia idea masochisticgeniale di rivedere, al ritorno, le foto delle vacanze dell'anno scorso - quando l'amore mio era reduce da intervento quasi mortale e io da annessa angoscia - mi ha ulteriormente rafforzato nei miei propositi di dieta drastica & ginnastica (motivo per cui sono qui sul divano a scrivere questo post).

Si è peraltro rinnovato il curioso fenomeno per cui ogni volta che la sottoscritta mette piede entro i confini del Trentino diventa incontinente. Orologio alla mano, la mia autonomia prima di dover correre (letteralmente) alla ricerca di un bagno per fare plin plin è di mezz'ora scarsa.
Sarà l'aria pura, boh.

Tra i casi umani incontrati in vacanza, menzione d'onore alla tipa che in albergo è riuscita a non mangiare che insalata perché nulla le piaceva e a tutto era allergica (OK, è anche l'invidia che parla) e alla signora sapientina che sapeva tutto di tutto, ogni sera sceglieva una bottiglia di vino diversa diffondendosi sulle rispettive qualità di vigneti vitigni e cantine, una volta ci ha deliziato concionando di "piccola era glaciale" e "nell'età classica faceva più caldo di adesso, ecco perché andavano vestiti così; invece nel Rinascimento faceva più freddo" (Medioevo saltato a pie' pari, del resto quelli erano i secoli bui), le rare volte che il cielo era sgombro si premurava di informarci che "oggi si vede l'Orsa Maggiore", quando ho accennato al fatto che dalle nostre parti sono passati bizantini arabi normanni svevi angioini aragonesi e scusate se ho scordato qualcuno, ha ribattuto piccata "beh, sono passati anche dal Nord, eh!" e alla fine, quando stavamo partendo e l'ho salutata con un "arrivederci", ci ha tenuto a puntualizzare "beh non credo, siete in partenza!"
Difatti 5 minuti dopo ci siamo incontrati di nuovo nel parcheggio. Ma sono stata brava e non ho detto niente, mi sono limitata a guardarla col sopracciglio alzato.

(A domanda, l'amore mio che dio lo benedica mi ha assicurato che no, io non sono così sapientina.)

giovedì 31 luglio 2014

Meno Uno

Vi sentite anche voi come me, ossia come se non ne poteste più e tenete l'anima coi denti e vi sorreggete pensando che manca solo un giorno alle ferie e cercate di rimanere concentrati ma il cervello non ne può più e il fisico si ribella e tutto ciò che desiderate è buttarvi sul letto e dormire per tre settimane filate? 
No, così, giusto per sapere.

mercoledì 23 luglio 2014

Due pesi e due misure

In questi giorni sta facendo scalpore la vicenda di un'insegnante presunta gay licenziata da una scuola cattolica.
Se ne sono dette un po' di tutti i colori, tra colpevolisti ("i soliti cattolici bigotti!") e innocentisti ("l'orientamento sessuale non c'entra, il contratto dell'insegnante era scaduto"). Tra gli innocentisti ho visto girare anche questa argomentazione, che mi ha colpito: "ha sbagliato l'insegnante a farsi assumere in una scuola cattolica, avrebbe dovuto saperlo che lì i gay non sono tollerati".

Questa affermazione mi ha colpito perché è idiota a vari livelli:
1) chi la profferisce, evidentemente, non si è accorto che in giro c'è una lieve disoccupazione, e che quindi probabilmente quello nella scuola cattolica è l'unico straccio di posto che l'insegnante è riuscita a trovare;
2) seguendo la stessa linea di pensiero, allora anche gli obiettori di coscienza che si rifiutano di praticare aborti e/o prescrivere anticoncezionali dovrebbero evitare di farsi assumere in ospedali e ASL pubblici, visto che lì aborti e anticoncezionali sono perfettamente legittimi.

A me peraltro pare logico che una scuola di orientamento cattolico, in cui cioè si vogliono applicare in modo rigoroso le dottrine cattoliche (peraltro frutto, a mio modestissimo giudizio, di interpretazioni fondamentaliste e scorrette delle Scritture; ma su questo punto non mi dilungo per non allungare la parentesi), non voglia ammettere tra i suoi educatori qualcuno che non solo è gay, ma è pure fiero e felice di esserlo. Ciò che non mi pare affatto logico è che lo Stato - il quale dovrebbe, ricordiamolo, essere laico e garantire uguali diritti a tutti i suoi cittadini, senza distinzioni  di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali - finanzi con fondi pubblici degli enti che praticano una qualunque forma di discriminazione.

A mio parere, lo Stato dovrebbe dire: tu ente vuoi dei fondi pubblici? Bene, allora ti impegni a comportarti secondo le norme stabilite da me che ti finanzio. La cosa non ti sta bene perché andrebbe contro la tua religione? Bene, allora i fondi chiedili a qualcun altro.

domenica 20 luglio 2014

venerdì 11 luglio 2014

Cinefilia

Ricordo con piacere il periodo trascorso a C*** non solo perché lì ho conosciuto varie persone perbene, con le quali sono ancora oggi in contatto, ma soprattutto perché era un paese civile. Per dire, potevo in tutta sicurezza andare da sola al cinema la domenica pomeriggio.
(Triste ma vero, dalle mie parti non è sicuro, per una donna, andare da sola al cinema, che sia domenica pomeriggio oppure no.)

Dunque spesso e volentieri approfittavo della civiltà di C*** per indulgere alla mia passione per le americanate, ovvero film totalmente assurdi (ma con attori piacenti e/o surplus di effetti speciali) per vedere i quali nessun essere umano senziente avrebbe mai acconsentito a pagare un biglietto.

Per capirci, la domenica pomeriggio a C*** ho visto capolavori del calibro di Indipendence Day e Air Force One. Entrambi, appunto, americanate. Sempre per capirci, per definirsi tale un'americanata deve contemplare i seguenti snodi della trama:
1) gli americani sono buoni e combattono contro cattivi politically correct, tipo terroristi o alieni (l'optimum è dato da terroristi alieni);
2) l'eroe affronta da solo millemila nemici (gli altri buoni possono fornirgli supporto, ma solo a distanza) e li sconfigge in primo luogo con la sua superiore intelligenza e intraprendenza che gli fa concepire piani strategici degni di MacGyver;
3) intelligenza superiore a parte, a un certo punto l'eroe mette le mani su qualche arma da fuoco supertecnologica che egli sa usare con perizia, poiché anche le armi sono buone (infatti non sono capaci di fare del male all'eroe, che esce da qualunque sparatoria intonso, al limite solo un po' spettinato e impolverato e con la cravatta storta);
4) verso la fine del film, quando sembra che i cattivi stiano per vincere, qualcuno declama un monologo ispiratore sulla linea "non possiamo cedere - il nostro Paese è fondato sulla perseveranza - lo dobbiamo ai nostri figli - l'unione fa la forza - ho fiducia in te", al che i buoni serrano le fila e vincono.

In altre parole, la sceneggiatura ha più buchi di un colapasta, ma per parecchio tempo ho preso atto della cosa con occhio abbastanza bovino, nel senso che mi bastava che l'eroe fosse tutto sommato guardabile e che ci fossero un po' di acrobazie aeree. In fondo era pur sempre domenica pomeriggio, e il mio senso critico (aka "ti sto giudicando con il sopracciglio alzato") era in fase di abbiocco.

Però, quando in pieno Air Force One Harrison Ford deve tipo disinnescare una bomba, e gli danno istruzioni via telefonino (cfr. punto 2), e la batteria del telefonino si scarica sicché cade la linea, e lui deve decidere da solo qual è l'ultimo filo da tagliare tra uno rosso, uno giallo, uno blu e uno bianco, e allora dice "non mi tradite, bianco rosso e blu" e rischiando di far esplodere un aereo pieno di gente sceglie di tagliare il filo giallo solo perché nella bandiera USA non c'è il giallo, e il giallo era effettivamente quello da tagliare, ecco: in quel momento tutta la mia coscienza critica si è improvvisamente risvegliata e ho iniziato a riconsiderare molte delle mie idee sugli americani, sulle americanate e sui film che vale la pena di andare a vedere da soli al cinema.
(Oggi, difatti, continuo a bearmi di americanate ma aspetto che le trasmettano in TV.)

giovedì 10 luglio 2014

A volte le cose stupide sembrano stupide ma non lo sono affatto

Sapete che seguo un telefilm americano per teenager. E che, in particolare, sono una fan sfegatata di due personaggi di detto telefilm.

Bene, ultimamente un popolare webmagazine ha indetto un sondaggio online per determinare la migliore coppia del piccolo schermo. E come era prevedibile i vari fan si sono scatenati (si poteva votare più e più volte) per fare vincere i propri beniamini.
(Inutile dire che ho votato anche io.)

Quello che ci tenevo a farvi sapere non è chi ha vinto (noi). E' che a quanto pare, come la stessa redazione del webmagazine ha voluto sottolineare, c'è stato un significativo picco di voti dalla Russia, tutti per l'unica coppia gay del sondaggio. In altre parole: dalla Russia (ma non soltanto) è partito un riconoscibile sforzo per far nominare una coppia gay come la migliore in assoluto fra tutte quelle della TV. 

Fa piacere, ogni tanto, poter dare buone notizie.

giovedì 3 luglio 2014

In fondo addestrarli non è poi così difficile

- Amore, volevo avvisarti che oggi mi fermo a pranzo da mia madre.
- OK. Ah, ora che ci penso, mi aveva chiesto la ricetta del tuo piatto preferito, perché oggi voleva provare a cucinarlo!
- Davvero? Non lo sapevo! Beh, meglio :)
- Meglio :) Allora poi ti chiederò se ti piace di più come lo cucino io o come lo cucina lei...
- Ah, va bene, allor...
- ...e tu mi dirai: "E' più buono il tuo, amore."
- ...OK.

mercoledì 25 giugno 2014

Meno male che non avevo steso il bucato

Ieri dalle mie parti c'era un'afa cosmica. Sperando di suscitare un minimo di ventilazione, abbiamo spalancato tutte le finestre di casa.

Manco a dirlo, i vicini hanno deciso di fare un bel barbecue. Così, quando sono andata a letto, mi è sembrato di stendermi in una costoletta. Ben cotta.

lunedì 23 giugno 2014

E continuo a ricaricare la pagina

Io sono proprio l'ultima al mondo a poter parlare, visto che latito. Sarà lo stress da fine d'anno lavorativo, sarà che le belle giornate (finalmente, era ora) spingono ad uscire di casa invece di rimanere incollati allo schermo del PC, fatto sta che molti dei miei blogger preferiti, ivi compresa per l'appunto la sottoscritta medesima, da settimane e settimane non pubblicano nuovi post.

Personalmente mi ritrovo divisa fra la preoccupazione ("Speriamo che non sia successo nulla di grave...") e l'irritazione ("Certo che se hanno deciso di non scrivere più avrebbero potuto almeno avvisare"). A pensarci mi rendo conto che, con ogni probabilità, non è successo loro nulla di grave ma, più semplicemente, hanno nuovi impegni e/o nuovi interessi che li tengono lontani dal blog e - spero - senza rimpianti di sorta. Il mio lato razionale, quindi, capisce perfettamente la situazione.

Il mio lato emotivo continuerà per lunga pezza a sperare nel loro ritorno, o quantomeno in un post d'addio tranquillizzante. Di quasi tutti non conosco nulla se non quanto hanno voluto condividere, eppure il fatto di aver scambiato qualche commento me li fa sentire vicini. Alcuni, in realtà, avrei anche modo di contattarli per vie traverse, ma non voglio farlo per non spezzare quella quasi anonimità che all'inizio, almeno per parte mia, ha favorito una comunicazione senza autocensure e barriere.

Certo, dispiace aver seguito una storia (stavo per scrivere "una traiettoria di vita" ma mi sono fermata in tempo) per tanti anni, e trovarsela interrotta senza una conclusione, anche forzata. Lascio questo mio post anche come appello ai colleghi blogger: avvisate quando ve ne andate!

martedì 17 giugno 2014

Garantismo selettivo

Hanno arrestato il presunto assassino di Yara Gambirasio.

In casi come questi ci si rende conto che l'espressione "gogna mediatica" sarà pure una frase fatta e abusata, però è calzante. Giornali e TV, infatti, stanno facendo a gara nel pubblicare dettagli sull'accusato: come si chiama, quanti anni ha, che mestiere fa, quanti figli ha, dove vive. Repubblica precisa nome e indirizzo della madre.

Ora, secondo la mia modesta opinione chi commette delitti del genere va preso, mutilato e poi esposto al pubblico ludibrio, perché in carcere si mandano le persone e queste non sono persone e nemmeno animali, sono peggio.

Al momento in cui scrivo, tuttavia, mi risulta che l'unica prova a carico dell'accusato sia un campione di DNA prelevato su un cadavere mesi dopo il suo rinvenimento. E siccome non è che non ci siano stati casi in cui i nostri periti scientifici non abbiano fatto pasticci, io sarei un po' più cauta nello scatenare la folla. Proprio nel caso di Yara, per dire, all'inizio furono tutti pronti a puntare il dito contro un ragazzo, sospetto perché straniero, salvo poi scoprire che l'intercettazione telefonica incriminante era stata tradotta male. E di recente un altro tizio, a cui era stata sterminata la famiglia, era stato accusato urbi et orbi salvo poi scoprire che era innocente, in possesso di un alibi inattaccabile. Il vero colpevole aveva confessato poche settimane dopo, ma intanto il povero tizio era stato allegramente processato e insultato in pubblica piazza.

E quand'anche il presunto assassino di Yara avesse confessato (cosa che mentre scrivo non ha fatto), che cosa c'entrano la mamma, la moglie e i figli? C'era proprio bisogno di sbatterli in vetrina, con tutto quello che certamente già stanno passando in queste ore?

Come mai quando si processano ladri, corrotti e corruttori siamo tutti ultra-garantisti, anche in presenza di intercettazioni in cui si ammette chiaro e forte il reato, e quando c'è da solleticare gli istinti pruriginosi della gente il garantismo se ne vola fuori dalla finestra?

mercoledì 11 giugno 2014

Usate la PEC, dicevano; vedrete quanto è comoda, dicevano

Arrivare al lavoro alle 8, uscire alle 9 (dopo aver regolarmente timbrato l'uscita) per scapicollarsi verso un ufficio pubblico che è aperto solo in determinati giorni e rigorosamente in orario lavorativo (genio), trovare l'ufficio pubblico chiuso senza un perché, ri-scapicollarsi al lavoro, incocciare sulla soglia il Mega-Capo e leggergli negli occhi "Ma costei cosa fa in giro per strada invece di essere al lavoro?" non ha prezzo.

Specie perché io non prendo MAI permessi dal lavoro (a meno di non dover andare, ovviamente, in un ufficio pubblico dove la PEC non sanno nemmeno cosa sia).

martedì 10 giugno 2014

L'esaltazione

A sera, quando finalmente ho chiuso con la mia quota giornaliera di faccende domestiche e stramazzo sul divano, non chiedo niente di meglio che disconnettere il cervello. Quindi mi attacco a Cielo, un canale TV (anzi, come si usa dire, "del digitale terrestre") i cui programmi hanno un livello di insulsaggine secondo solo, probabilmente, a Rete4.
(E Rete4 per me non è un'opzione trattandosi di roba Mediaset, quindi da boicottare).

Stiamo parlando, per capirci, di tizi che ristrutturano case, o tizi che cucinano, o tizi che cercano di vendere oggetti improbabili ad altri tizi (pure loro improbabili). Roba, insomma, che in me scatena questa reazione.
Aaahh, relax.

Tra un programma insulso e l'altro, purtroppo, c'è la pubblicità. E in questi giorni è martellante la pubblicità di un reality show che si chiama "Calzedonia Ocean Girls". Ora, per quanto possa essere difficile crederlo, il problema non è il reality show chiaramente idiota in sé. No, il problema è lo spot, per la precisione il punto dello spot in cui una delle concorrenti, manco a dirlo in bikini e credendosi a torto assai faiga, proclama: "Io sono trascinata dall'esaltazione".

Ecco, questa frase ha il potere di annullare all'istante lo stato di beota rilassatezza in cui sono caduta, trasformandomi in una biscia isterica. Toh, vi linko il video perché non è giusto che debba soffrire solo io.

Analizziamo con pacatezza, per quanto possibile, la frase in questione. Cosa, in nome del cielo, dovrebbe significare "sono trascinata dall'esaltazione"? La signorina forse vuol farci intendere che quando si entusiasma perde completamente la trebisonda? Perché se è così, non mi pare cosa di cui vantarsi. A parte il fatto che se uno si entusiasma (anzi, pardon: "si esalta") è ovvio che si fa trascinare: non è che uno, preso dall'entusiasmo, si siede in poltrona a rifilarsi le unghie.

Avesse detto "Sono trascinata dal brivido dell'imprevisto" o "Mi esalta la vita avventurosa", ci sarebbe stato un senso. Ma "Sono trascinata dall'esaltazione", semplicemente, non significa un accidenti di niente. E quei geni della produzione, che il vocabolario non sanno nemmeno dove stia di casa, avranno pensato "Anvedi che frase epica, mettiamola nello spot!"

A me tutto questo fa venire l'orticaria. E sono trascinata dall'orticaria a tirare qualcosa contro il TV ogni volta che va in onda il dannatissimo spot.

lunedì 9 giugno 2014

Grrr.

Com'è intuibile, e come era prevedibile, il mio voto di scrivere un post al giorno anche questa volta è andato a farsi benedire. Portate pazienza con me: sono molto stressata.
Dico davvero, anche se cerco di razionalizzare e dire a me stessa che è inutile angosciarmi per cose che sono al di là del mio controllo (vedi il famoso proverbio zen che sono certa di aver stracitato qui, quindi non mi ripeto così almeno non stresso voi) comunque mi angoscio lo stesso.

E siccome piove sempre sul bagnato, il mio corpo che cambia (cit.) ha deciso che è divertente somatizzare lo stress: quindi dermatite seborroica (sembra che qualcuno mi abbia dato un bel cazzotto in pieno volto) e ancora, perché sennò pareva poco, bruxismo e conseguente infiammazione dell'articolazione della mandibola. Quest'ultima, a dire il vero, autodiagnosticata via Google, ma resta il fatto che quando cerco di aprire la bocca (per sbadigliare, per esempio, o per mangiare, sempre per esempio) il dolore è assai.

Il molto utile consiglio che mi è arrivato, quando ho avuto la felice pensata di condividere al mondo i miei problemi, è stata quella di mettere un bite notturno. Che, a parte il dispendio di soldi e il fastidio di portare l'apparecchio, curerebbe il sintomo ma non il problema. Per quello, purtroppo, non vedo che due soluzioni: ma, ancora purtroppo, l'omicidio è tuttora considerato reato in questo arretratissimo Paese, e il lavaggio del cervello (il mio) sembra per il momento impraticabile.

Quindi, digrigno.

martedì 27 maggio 2014

Sorprese

Apprendo da Wikipedia che nella famiglia Wagner erano soliti farsi sorprese musicali (un po' monomaniaci, eh, va detto).
Ad esempio, per festeggiare il 55° compleanno di Richard, la moglie Cosima ebbe la bella idea di svegliarlo facendo suonare lo Squillo di Sigfrido appena fuori dalla camera da letto.

Sono evidentemente cose che si possono fare solo dopo aver passato una lunga vita insieme, e conoscendo molto bene il carattere del proprio partner. Se facessero una cosa simile a me, per dire, dieci minuti dopo sarei vedova.
(Non sono propriamente di ottimo umore quando mi sveglio di soprassalto)

lunedì 26 maggio 2014

Quando stiamo andando (aka Angelica analizza il voto)

Potevo farvi mancare la mia analisi del voto? Ovvio che no.
Cercherò di essere il più obiettiva possibile, anche se sono abbastanza delusa perché ho votato M5S e Matteo Renzi mi sta parecchio antipatico. Comunque (vado per punti alla Scalfari):

  1. Il PD ha vinto, il M5S ha perso, Forza Italia ha limitato i danni. E su questo non ci piove.
  2. Sulla sconfitta del M5S ha pesato, a mio parere, un fondamentale errore di impostazione della campagna elettorale. Scagliarsi contro l'inettitudine e l'avidità di chi governa poteva andare bene finché si stava fuori dal Palazzo, e difatti ha portato al successo delle Politiche. Ora però il M5S sta a Palazzo da parecchio tempo, e non è riuscito a concretizzare (o a comunicare) dei risultati della sua opposizione. La gente, in pratica, ha cominciato a chiedersi: che vi abbiamo eletti a fare? E non ha avuto una risposta plausibile (io, ad esempio, ho votato M5S ma con molta meno convinzione che alle Politiche; allora volevo votare M5S, ieri non volevo votare PD).
  3. Ciò non vuole necessariamente dire che la strategia da "duri e puri", del "non ci alleiamo con nessuno", fosse a prescindere fallimentare, ma che è sembrata fine a se stessa, non si è tramutata in vantaggi per gli italiani (anche la restituzione dei rimborsi elettorali non ha avuto effetti percepibili).
  4. Ha pesato anche l'inesperienza che però, dopo vari mesi di lavoro, non può più funzionare come giustificazione. Lo stesso fatto di non rilasciare immediatamente, già nella notte, un comunicato di presa d'atto della sconfitta elettorale è un grave errore tattico. Quando le truppe sono allo sbando occorre che i comandanti ne riprendano subito il controllo, altrimenti lo sbando continua fino alla dissoluzione dell'esercito.
  5. Altro errore: sottovalutare l'importanza della TV in un Paese dove l'opinione pubblica si forma soprattutto tramite la TV. Anche qui, la strategia dei "duri e puri" non ha premiato e le varie eccezioni (in primis Grillo da Vespa) hanno solo confuso militanti e attivisti.
  6. Sempre non come giustificazione, ma come dato di fatto, va riconosciuto che TV e giornali hanno sparato contro Grillo e il M5S a palle incatenate, mentre hanno esaltato ogni starnuto di Renzi. Ma la cosa era prevedibile e, da parte del M5S, andava prevista progettando opportune contromosse.
  7. Renzi ha vinto con un messaggio che, dicevano secondo me giustamente su Twitter, ricorda quello del Berlusca dei tempi d'oro: rassicurazioni, diminuzione delle tasse, 80 euro e via andando. In pratica ha detto agli italiani quello che volevano sentirsi dire, e gli italiani per l'ennesima volta se la sono voluta bere. Se volessi fare una battuta cinica, direi che l'ampio consenso dato al PD mi conferma nella mia idea che non si dovesse votare PD.
  8. Altra battuta letta su Twitter che sintetizza bene ciò che penso: "per vincere, la sinistra doveva smettere di comportarsi da sinistra. Missione compiuta". Sui temi dei diritti civili, ad esempio, il PD vergognosamente tace. (A chi sostiene che i diritti civili in questo momento di crisi non sono un tema importante, vorrei ricordare che saremmo un Paese democratico e per la democrazia i diritti civili sono IL tema più importante, punto.)
  9. La mia più grande preoccupazione è che adesso Renzi è stato legittimato da un voto popolare, e c'è poco da fare: è uscito dalle Europee grandemente rafforzato sul piano nazionale. Adesso aspettiamoci sfracelli: vedrete che torneranno da subito a bomba con l'Italicum, e con chissà quale altra castroneria a seguire. Purtroppo, la certezza che tra pochi mesi potrò uscirmene con un sonoro "io ve l'avevo detto" non mi consola per niente.
  10. Va notato che l'Italia è in netta controtendenza rispetto agli altri Paesi che hanno sonoramente mazzolato i partiti di governo, dando fiducia ai nazionalisti anti-europeisti. Potrei aprire una simpatica riflessione sul fatto che gli italiani si lamentano dell'euro e poi votano in massa l'unico partito pro-euro, ma preferisco chiudere con una domanda-trabocchetto: siamo proprio sicuri che il voto italiano sia in controtendenza?

giovedì 15 maggio 2014

Meteo

Il primo che mi viene a tiro dicendomi che non è vero che le stagioni sono impazzite, lo malmeno con la stufetta elettrica che ho piazzato in bagno. L'anno scorso di questi tempi eravamo al mare a prendere la tintarella, mentre adesso dobbiamo starcene barricati in casa e fuori tira un vento degno della Siberia, piove e a volte grandina a intervalli random. Io avrei bisogno di nuovi occhiali da sole, ma mi sento abbastanza cretina ad andare in giro a provarmeli bardata con piumino e cappuccio.

mercoledì 14 maggio 2014

Elen síla lúmenn' omentielvo

Il mio lavoro può essere fonte di notevoli frustrazioni. A volte i colleghi si dimostrano parecchio ottusi (d'altro canto, quando mi ci metto so essere parecchio ottusa pure io). Alcuni autori andrebbero picchiati con tutti i volumi dell'Enciclopedia Treccani e quindi spediti in miniera senza troppi complimenti.
Però stamattina il mio capo mi ha incaricato di telefonare a Quirino Principe.

Per chi non lo sapesse, Quirino Principe è - tra le altre cose - il curatore della prima edizione italiana del Signore degli Anelli (Rusconi 1970). Quindi in pratica stamattina il mio capo mi ha incaricato di telefonare a un dio.

Dopo essermi concessa qualche secondo di internal flailing (vediamo, quale potrebbe essere un efficace corrispettivo italiano? Magari chiedo al traduttore di Tolkien, ah ah ah ah) ho composto il numero, auto-intimandomi di essere altamente professionale e di non menzionare hobbit, nani e Legolas nemmeno di striscio. Anche perché, mi sono detta, Principe ha fatto molte altre cose nella sua vita e sarà magari stanco di sentirsi nominare sempre e solo Tolkien a ogni pie' sospinto.

Per tre quarti della telefonata, in effetti, non ho parlato che di lavoro anche se Principe (di nome e di fatto) mi ha reso la vita difficile discorrendo come un gentiluomo d'altri tempi e infilando una dietro l'altra citazioni coltissime (da Calvino in su); proprio il genere di cose che mi manda in brodo di giuggiole riducendomi a una pupazza incoerente, incapace di balbettare altro da "oddio che figata". Siccome "oddio che figata" non è proprio la cosa più professionale da dire quando sei al telefono con Quirino Principe (!!!!) ho pensato bene di tacere. Verso la fine, però, non ce l'ho fatta più e l'ho ringraziato per la traduzione del Signore degli Anelli.

Qui è partita tutta una conversazione molto poco professionale, con lui che mi raccontava aneddoti sulle vicissitudini della traduzione (in particolare quella delle Appendici, soprattutto quella sul linguaggio degli Elfi che pare gli abbia dato parecchio filo da torcere: appena a casa me la vado a rileggere), io che mi indignavo e inorridivo e poco mancava che facessi la ola, e come da qui siamo finiti a parlare di politica non lo so, ma resta il fatto che ci siamo lasciati come fossimo amici d'infanzia.

In tutto ciò sono miracolosamente riuscita ad astenermi da qualunque citazione tolkieniana. Ne sono fiera perché non sarebbe stato elegante, da parte mia.
Il titolo del post fa storia a parte, naturalmente.

mercoledì 7 maggio 2014

Disguidi (e deficienze altrui)

Sono profondamente convinta del fatto che il cliente non abbia sempre ragione, ma che per il solo fatto di acquistare beni e/o servizi debba essere trattato con disponibilità e cortesia (forse è per questo che gli americani mi sono tanto simpatici). Devo dire che questa mia attitudine è ulteriormente rafforzata dalle politiche della mia azienda, che prevedono di fare tutto il possibile per accontentare i nostri utenti.

Del resto, la cosa mi pare anche logica: un utente/cliente soddisfatto è un utente/cliente ben disposto verso l'azienda di turno, e quindi auspicabilmente propenso a ulteriori acquisti.

Capirete bene che, quando l'utente/cliente sono io, mi capita quasi sempre di essere - per usare un eufemismo - poco soddisfatta.
Tralascio di descrivere nel dettaglio gli innumerevoli episodi di interazione con la Pubblica Amministrazione (ultimo caso: attesa di due ore per pagare un ticket che a quanto pare è impossibile pagare on line, e meno male che mi ero portata appresso un libro), basti dire che ben poco ormai ha la capacità di sorprendermi. E tuttavia, un recente episodio mi ha lasciato basita.

E' capitato infatti che mi sia giunta una mail da SDA nella quale mi veniva annunciata la prossima consegna di un pacco. Peccato che io non attendessi alcun pacco, e soprattutto non avessi mai sentito nominare l'azienda mittente (produttrice di forniture per odontotecnici e ortopedici, !).
Convinta che ci fosse stato un errore, ho cercato un indirizzo email per segnalarlo ad SDA ma ho scoperto che NON ESISTE modo per contattarli direttamente; occorre compilare un modulo on line. O meglio: esiste un call center, ma è a pagamento.

Ecco, questa dei call center a pagamento secondo me è una cosa che va vietata per legge (incidentalmente, è uno dei motivi che mi hanno convinto a disdire il mio abbonamento a SKY). Se io ti pago per qualche motivo, tu hai il dovere di fornirmi un sistema per contattarti che non mi costringa a sborsare altri soldi! Specie considerando che nel 90% dei casi sono costretta a contattarti per qualche problema causato da te.

Vabbeh, detto ciò avevo deciso di lasciar cadere la cosa e, nel caso mi fosse arrivato un pacco, limitarmi a rifiutarlo. Il giorno successivo, però, SDA mi ha inviato un'altra mail che dava la spedizione "in consegna". A quel punto, onde evitare problemi, mi sono piegata a compilare il modulo di assistenza on line, specificando nell'oggetto "Assistenza spedizioni in corso" (come da menu a tendina) e spiegando, nel campo "Descrizione del problema", che la spedizione in oggetto risultava in consegna, ma io non attendevo nulla né conoscevo il mittente, quindi immaginavo ci fosse stato un errore.

Bene, la risposta che ho ricevuto dopo qualche ora recitava testualmente: "dal controllo effettuato sul numero di lettera di vettura indicato, la spedizione in oggetto risulta in consegna in data odierna. Per ulteriori informazioni, La invitiamo a compilare nuovamente il modulo online presente sul sito www.sda.it e a selezionare nel campo Oggetto l’opzione Assistenza spedizioni in corso".

Parliamone. Praticamente mi hanno detto ciò che sapevo già (che la spedizione era in consegna) ignorando il motivo per cui avevo scritto. Che razza di assistenza è questa? Il bello è che a questo punto è inutile riscrivere loro, visto che ho la prova provata che non leggono le richieste.

E' inutile riscrivere anche perché, naturalmente, non mi è arrivato nessun pacco (che però sul sito SDA risulta consegnato, ieri alle 18.30 circa, immagino - a questo punto - a un mio omonimo).