mercoledì 28 gennaio 2015

Non vado bene

Non vado bene per questo momento storico. O forse è questo momento storico, questa politica, questo mondo che non vanno bene per me.

Un paio di personaggi, più o meno autorevoli, che seguo su Twitter hanno commentato il neo-governo Tsipras puntando il dito contro il fatto che "sono tutti uomini".
A me pare un commento idiota. Sono persone capaci? Sono competenti? Sono onesti e seriamente impegnati a rimettere in piedi la Grecia?
Questo dovrebbe importare, non il loro sesso. Ché, voglio dire, nel governo Renzi le donne ci sono e non mi pare abbiano fatto 'sta gran differenza.
Facciamo un governo di persone preparate, e facciamo riforme tali da promuovere l'effettiva eguaglianza tra donne e uomini; così che, sempre di più, le donne ai posti di comando siano lì perché se ne riconosce la capacità, e non perché "dobbiamo mettere una donna per essere politically correct".

(Negli ultimi giorni si sono sprecate le ipotesi sul prossimo Presidente della Repubblica, infinite variazioni sul tema "Tizio, che ha fatto questo e quest'altro; Caio, che invece ha fatto questo ma d'altra parte quest'altro; Sempronio, che è presidente del comitato tale; oppure una donna". Ecco, appunto. Una donna purchessia.
Allora, scusate, io propongo la Ferilli.)

Intanto Bagnasco continua a lamentare la diffusione, nella scuola, della presunta "teoria del gender". E nessuno dei nostri pregiati giornalisti che alzi il ditino per chiedergli a quale titolo ritenga di poter commentare i programmi di studio della scuola italiana, pubblica, laica.

(Io nel frattempo mi sono sbattezzata. La comunicazione ufficiale della Curia, con divieto di partecipare ai sacramenti e di avere un funerale religioso "salvo pentimento", nonché scomunica latae sententiae, mi è arrivata proprio il giorno di Natale. Miglior regalo non avrebbero potuto farmi.)

In compenso, pare io abbia finalmente imparato ad accorgermi di quando sto vincendo una discussione e il mio interlocutore cambia traiettoria per mettermi dalla parte del torto. Deflecting, si dice in inglese.

venerdì 23 gennaio 2015

Addio PEC

Un mezzo di comunicazione fondamentale per qualunque amministrazione pubblica, perché coniuga la semplicità d’uso della posta elettronica con le garanzie fondamentali che devono caratterizzare la comunicazione istituzionale.
Chi parlava con tanto trasporto della PEC, meno di cinque anni fa? Ma sì, era proprio lui, l'allora ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che trionfalmente declamava
50 milioni di italiani, ovvero tutti i maggiorenni dotati di codice fiscale, se lo vorranno avranno diritto ad attivare gratuitamente la loro Posta elettronica certificata.
(Costo dell'appalto per l'attivazione e la gestione delle caselle: 25 milioni di euro, più altrettanti per il rinnovo del servizio.)

Ecco, qualcosa da allora deve essere andato storto perché, a quanto pare, finora sono stati attivati circa 2 milioni di indirizzi (che, a dire il vero, a me non sembrano pochissimi) e solo il 20% di questi risulta aver effettivamente inviato una mail (beh, questo dato in effetti è abbastanza deprimente). L'Agenzia per l'Italia Digitale, organismo che non so bene a cosa serva se non a farci pagare qualcos'altro, ha quindi deciso di tagliare il ramo secco (che era già nato morto, chiosa Wired) e ha quindi graziosamente comunicato che
Dal 18 marzo al 17 luglio 2015 non sarà più possibile inviare nuovi messaggi ma sarà comunque ancora possibile ricevere nuovi messaggi (ad esempio risposte a messaggi inviati prima del 18 marzo). Dal 18 luglio al 17 settembre 2015 sarà possibile accedere alla propria casella solo per leggere (ed eventualmente salvare sul proprio PC) i messaggi già ricevuti. Dal 18 settembre 2015 non sarà più possibile accedere alla propria casella.
Dopo di che,
Tutti gli utenti CEC-PAC che ne faranno richiesta potranno usufruire gratuitamente, per un anno, di un indirizzo di PEC rilasciato da uno dei gestori PEC accreditati presso AgID. A partire dal secondo anno, per gli utenti che vorranno mantenere la PEC i costi da sostenere saranno quelli praticati sul mercato dai diversi gestori accreditati (attualmente i prezzi medi sono di circa 5 euro all’anno).
"A pesare sul mancato decollo del servizio - secondo alcune interpretazioni - la mancanza di obblighi vincolanti con relativa sanzione per le amministrazioni inadempienti, che ha poi fatto sì che gli enti abbiano preferito rimanere fedeli alla comunicazione via Internet se non addirittura a quella più tradizionale via raccomandata A/R.  Inoltre non è stato mai definito, da parte delle PA, un piano di attivazione dei servizi web, tra cui la Cec-Pac rientra. Con il risultato che al cittadino non è dato sapere a che cosa serva, nella pratica, lo strumento."

Aggiungerei il fatto che la procedura per attivarla, 'sta PEC, era decisamente farraginosa (ricordo quale odissea fu per me), tant'è vero che risultano circa 500mila indirizzi "prenotati" ma non attivati (immagino le scene da tregenda alle Poste).

Personalmente, faccio parte del 20% di utenti che hanno usato la PEC e devo dire che una buona decina di viaggi in qualche ufficio pubblico me li ha risparmiati. Tanto che meditavo di comprare un nuovo indirizzo, ma mi sorge il dubbio: se la PEC viene dismessa dallo Stato, ciò significa che non varrà più come strumento per dialogare con la PA? E' un punto da approfondire.

(La dismissione del servizio PEC farà risparmiare, a quanto leggo, circa 19 milioni di euro. Che però resteranno in dotazione dell'Agenzia per l'Italia Digitale, per portare avanti i programmi di Crescita Digitale - cosa sia, se vi va, lo scoprite qui; a me, vi dirò, pare fuffa - e in particolare il progetto Identità Digitale. Aiuto.)

Casi clinici

Per farvi capire i livelli di paranoia a cui sono capace di arrivare (ma ehi, perlomeno ne sono consapevole e cerco di dominarmi; è una buona cosa, no?):

L'amore mio è tornato da [altrove] e sono andata a prenderlo all'aeroporto. Il tabellone degli arrivi segnala i voli in arrivo (appunto) e atterrati. Così, quando ho visto lampeggiare il segnale di "in arrivo" in corrispondenza del suo volo, il mio primo pensiero è stato "Meno male, non è esploso in volo!"

Poi il segnale "in arrivo" si è spento e, contemporaneamente, quello di "atterrato"... NON si è acceso. E il mio primo pensiero è stato "Oddio, è esploso in volo!"

(Ovviamente trattavasi invece del normale ritardo di aggiornamento del tabellone. Ma io ho ereditato il motto araldico di mia madre: "Gli aerei precipitano, i treni deragliano, le navi affondano, le auto cappottano, le bici forano, le moto non se ne parla proprio! e se vai a piedi ti può cadere qualcosa in testa".)

Avete presente come, non appena un aereo atterra, il primo atto dei passeggeri italiani è di riaccendere il cellulare? Bene, in un aereo pieno di passeggeri italiani, il primo cellulare a squillare non appena atterrati è stato quello dell'amore mio. Ero io che lo chiamavo per controllare che fosse ancora vivo.

(Capite perché non voglio un figlio? Diventerebbe un serial killer, come minimo, e qualunque tribunale di questo mondo non potrebbe non riconoscergli tutte le attenuanti possibili.) 

martedì 20 gennaio 2015

Dietro ogni grande uomo

L'amore mio in questi giorni è [altrove], a far visita a un amico. Io sono contenta, sono fermamente convinta che a una coppia faccia bene separarsi ogni tanto, coltivare ciascuno i propri interessi. Ti aiuta a mantenere la tua individualità e, al tempo stesso, ad apprezzare meglio quanto l'altro ti è complementare, come averlo vicino ti arricchisce e migliora la vita.

Tipo dieci minuti fa, quando ci siamo sentiti in chat e l'amore mio stava cercando di individuare, in mappa, un paesello dalle parti di [altrove] che aveva visitato anni addietro ma di cui - tipicamente - non ricordava il nome, e che gli sarebbe piaciuto vedere per via di [caratteristica].

Mentre mi stava raccontando tutto ciò, io googlavo "paesello [altrove] [caratteristica]", e così nel giro di 3 secondi (ho una connessione veloce) ho identificato il paesello, ho mandato all'amore mio il link alla relativa voce di Wikipedia, e per soprammercato gli ho girato pure le indicazioni di Google Maps per arrivare da [altrove] a  X.

Ché quelle poteva ben trovarsele da sole, ma a me piace fare la dippiù.

martedì 13 gennaio 2015

Nausea

Nausea, nausea profondissima.

Quelli che in questi giorni "il fondamentalismo islamico è da combattere perché non accetta il dialogo, è antidemocratico, censura la libera espressione" e sono gli stessi che hanno censurato Luttazzi, la Guzzanti, hanno commissionato i servizietti sui calzini blu dei giudici e instaurato il metodo Boffo.

Quelli che "l'Islam impedisce la libertà di religione e perseguita le minoranze cattoliche", e sono gli stessi che "gli immigrati musulmani devono adeguarsi alle nostre tradizioni" (il piccolo particolare che negli Stati islamici l'Islam è, per l'appunto, religione di Stato mentre noi teoricamente saremmo una Repubblica laica che tutela i diritti dei cittadini senza differenza di sesso, censo, razza, religione etc. sfugge a questi paladini della democrazia e della legalità).

Quelli che "non possiamo accettare l'Islam perché non rispetta le donne" e sono gli stessi che vorrebbero abolire l'aborto legale, ostacolano la diffusione della pillola del giorno dopo, licenziano con un pretesto chi rimane incinta e vanno con le prostitute (magari pure minorenni).

Quelli che vanno alla marcia di Parigi e nei loro Paesi censurano, torturano, imprigionano e fustigano su pubblica piazza gli oppositori ai loro regimi.

Quelli che "siamo in prima linea contro il terrorismo" e poi Boko Haram uccide migliaia di persone in Nigeria e a nessuno gliene frega niente.

Nausea. Profondissima.

giovedì 8 gennaio 2015

Sui fattacci di Parigi

La premessa spero sia pacifica: andarsene in giro minacciando, imprigionando, picchiando, torturando e uccidendo altra gente, in particolare gente che non la pensa come te e vorrebbe solo farsi i fatti suoi, è sbagliato, e chi lo fa andrebbe appeso per gli alluci in piazza e abbandonato al pubblico ludibrio.

Detto ciò, una cosa sono i musulmani (moltissimi dei quali in queste ore stanno condannando la strage a Charlie Hebdo) e una cosa sono i fondamentalisti. Il fondamentalismo non ha nulla a che fare con la religione, la usa come un comodo pretesto, un po' come - fatte le debite proporzioni - i teppisti che vanno allo stadio non per guardare la partita ma per fare casino.

Parte del problema è dato dalle reazioni assurde e scomposte che si stanno registrando in queste ore: tipo invocare il blocco delle immigrazioni (peccato che i presunti terroristi siano francesi e non clandestini) o progettare restrizioni della privacy (ci provano sempre, sfruttano ogni minimo appiglio, senza vergogna).

O vantarsi della "superiorità della civiltà occidentale". Faccio sommessamente notare che si moltiplicano i casi di "civili occidentali" che si arruolano nelle file dei terroristi; evidentemente la superiore civiltà occidentale non è in grado di risolvere i loro problemi, né di riconoscere il loro disagio, né tantomeno (complimenti ai servizi sociali e alla cosiddetta intelligence) di accorgersi c'è qualcosa che non torna.

A margine, ci sono le scene ridicole di chi si erge a paladino della libertà di stampa e della libertà di espressione e della libertà di satira, quando ieri plaudeva agli editti bulgari di turno e oggi sta discutendo l'ennesima legge bavaglio (mentre da anni evita di farne una contro l'omofobia e di introdurre il reato di tortura).

Dice: vabbeh, ma non si sono messi a sparare in giro con il kalashnikov.
Ah, certo, noi censuriamo e ci auto-censuriamo e discriminiamo donne gay e persone di altre religioni, ma tutto in maniera democratica eh, sia chiaro.

Chissà come mai

- Visto che è dalle parti del tuo ufficio, non è che oggi riesci a passare da [negozio]?
- Ah, OK, non c'è problema.
- Bene, grazie mille!
- :)


- Hai capito qual è [negozio], vero?
- Certo, lo conosco, ho anche comprato qualcosa un paio di volte.
- Bene :)
- Bene :)




- E' [negozio] all'angolo di #piazza, vicino all'Università.
- Tranquillo, so dov'è. Lo sai che ho frequentato proprio quell'Università, e ora con l'ufficio in pratica sono quasi vent'anni che vado ogni giorno nella stessa zona.
- OK.
- OK.






- ... Perché nelle vicinanze c'è pure [negozietto], vero?
- Sì, e invece io devo andare a [negozio], ho capito.
- OK.
- ...






- ... Non [ipernegozio], [negozio].
- Ussignùr, lo so. In quell'isolato ci sono [ipernegozio], [negozio] e [negozietto], io devo andare a [negozio], ho capito, t'ho detto che conosco la zona!
- ...OK.
- ...







- [negozio] è proprio all'angolo di #piazza, sai? Quello con le vetrine...
- CONOSCO [NEGOZIO], SONO VENT'ANNI CHE VADO DA QUELLE PARTI, CI PASSO DAVANTI PRATICAMENTE OGNI GIORNO, SE TI HO DETTO CHE HO CAPITO VUOL DIRE CHE HO CAPITO, VA BENE???!!!
- OK, ma perché adesso ti incazzi?