mercoledì 27 novembre 2013

Troppo presto, troppo tardi

Stiamo cantando vittoria troppo presto. Troppo presto perché sono gli interessi - neanche di partito; quelli personali - a farla da padrone, e l'appartenenza a questo o quello schieramento non garantisce nulla, voto palese o segreto che sia. C'è sempre chi pagherebbe per vendersi. C'è sempre chi si crede più furbo  degli altri ed è pronto a intessere complicate e occulte strategie che alla fine peggiorano le cose per tutti - anche per lo stratega.

Troppo presto perché lo stato pietoso in cui ci troviamo (lo stato pietoso dello Stato in cui ci troviamo) non è certo conseguenza del comportamento di una sola persona; e quindi abbattere quella persona, o illudersi di averla abbattuta, non risolve proprio niente. Curare il sintomo non significa curare la malattia. Gli italiani amano essere sotto padrone perché i servi non hanno responsabilità, e nel momento in cui rinnegano il padrone gli possono attribuire tutte le colpe, assolvendosi da tutte le colpe. 

Purtroppo non è così che funziona. E vada come vada tra mezz'ora, qui se non ci diamo tutti una mossa non cambierà proprio niente.

mercoledì 13 novembre 2013

Della storia, e di come si studia a scuola

Sto leggendo un libro di storia medievale molto interessante: non racconta solo i fatti di Italia, Francia, Inghilterra e Germania ma mette in mezzo la penisola iberica, l'Irlanda, la Scadinavia di cui so poco e niente.
A me la storia piace molto, ma l'ho studiata parecchio tempo fa quando i programmi scolastici - che mi auguro nel frattempo siano cambiati - erano decisamente italocentrici. La Cina, per esempio, era menzionata di striscio a proposito di Marco Polo; poi più niente fino a Mao, e anche lì non è che ci fosse da scialare. Per fortuna, mamma mi comprò la Storia della Cina a fumetti di Enzo Biagi, che almeno qualche nozione elementare la dava (anche se molti riferimenti, testuali e iconografici, potevano essere colti solo dagli adulti; forse si presupponeva che i genitori leggessero il libro con i figli).

Una cosa che ho sempre trovato assurda nell'insegnamento della storia è il procedere per aree geografiche; ossia, si insegna prima la storia di un territorio, poi quella di un altro e così via. Il che dà l'impressione che le varie vicende siano successive; se si chiede a un alunno delle medie, ad esempio, è facile che ti dica che i Sumeri "vengono prima" degli Egiziani, e i Greci "prima" dei Romani, etc. Invece non è ovviamente così, e una prassi che dovrebbe semplificare le cose finisce per complicarle quando uno comincia a chiedersi come hanno fatto i Romani a prendere Corinto se sono venuti "dopo", o da dove è rispuntata Cartagine se i Fenici venivano "prima", vari capitoli fa, e quindi ai tempi delle guerre puniche è lecito aspettarsi che fossero tutti morti.

All'Università, dovendo sostenere gli esami di storia greca e di storia romana, mi sono costruita a mano una tavola sinottica (sono vecchia: all'epoca questo genere di giochetti non si trovava facilmente in Internet, anche perché non c'era Internet. Come diamine avremo fatto a laurearci lo stesso, lo sa solo Iddio) che mi ha fatto scoprire e capire un mare di cose. Avendone il tempo, mi piacerebbe continuare arrivando fino ai giorni nostri (ma stavolta con Wikipedia vicino); penso che soprattutto gli incroci matrimoniali fra le varie dinastie europee si rivelerebbero interessanti, meglio di una soap-opera.

Mi domando perché, dato che dalle elementari in poi si studia sempre la stessa storia (anche se ovviamente con livelli di dettaglio diversi) non si possa insegnarla dapprima da una prospettiva diacronica (come si fa adesso) e in seguito, al liceo, dato che i fatti fondamentali sono (dovrebbero essere) acquisiti, riprendere daccapo ma questa volta in modo sincronico. Trovo utile, e anche educativo, rendersi conto che mentre in Italia guelfi e ghibellini si scazzavano, nel resto del mondo succedeva qualcos'altro - e fors'anche qualcosa di più rilevante.

Questo, naturalmente, apre il capitolo delle cose che succedevano e di cui non sappiamo niente; tipo quello che succedeva ai nativi d'America, e di cui non abbiamo testimonianze scritte, o quello che succedeva nei Regni precolombiani, di cui avevamo testimonianze scritte che però i conquistadores hanno intelligentemente distrutto in gran parte. Meno male che ci sono gli archeologi (mi sia consentito un barlume di orgoglio professionale).

mercoledì 6 novembre 2013

Sui diritti umani, in primis quello a una corretta informazione

Oggi, tramite Facebook, mi è arrivato il link a questo post (purtroppo non ho modo di farvi bypassare il video pubblicitario che si apre in automatico) secondo cui l'UE vorrebbe introdurre corsi obbligatori di masturbazione per bambini in età prescolare.

Suona come una bufala, vero? Difatti lo è. L'OMS (Organizzazione mondiale per la sanità) ha diffuso in effetti un rapporto in cui afferma la necessità di dare una corretta educazione sessuale a bambini, ragazzi e adulti. In particolare, il rapporto sostiene che è importante abituare i bambini, fin da piccoli, a sentirsi a loro agio con il proprio corpo, a non provarne vergogna e a capire quando qualcuno cerca di approfittare di loro.

Difficile, a mio parere, non essere d'accordo con queste affermazioni. Ma sul web proliferano gli articoli come quello linkato sopra, che distorcono senza pudore i contenuti del rapporto. Troverete pezzi di questo stesso tenore anche su testate giornalistiche presunte autorevoli (e che come tali dovrebbero, in teoria, controllare le proprie fonti).

Ora, in molti di questi articoli viene citata anche la "Risoluzione Estrela", un documento tuttora al vaglio del Parlamento europeo, che appunto renderebbe obbligatori questi fantomatici corsi di masturbazione.

Non è ovviamente così; la Risoluzione Estrela ribadisce la necessità di una corretta educazione sessuale come descritta dal rapporto OMS, e si esprime inoltre a favore del diritto all'aborto e alla procreazione assistita (e contro l'obiezione di coscienza dei medici), nonché per l'eguaglianza dei diritti LGBT. Ragion per cui è ferocemente avversata dalle componenti "conservatrici" del Parlamento. 

Provate a cercare "Rapporto Estrela" o "Risoluzione Estrela" sul web. Troverete un mucchio di post allucinanti, nessuno dei quali riporta il testo effettivo del documento, o un link per raggiungerlo. Eppure non è difficile recuperarlo in Rete: io ci ho messo 5 secondi, e non sono una giornalista professionista con accesso privilegiato ai documenti ufficiali.

Viviamo, così ci dicono, nell'era della comunicazione diffusa. E ci dicono anche che proprio per questo il web è pericoloso, perché le notizie vengono diffuse senza criterio e senza le necessarie verifiche.

Ora, questo è vero. E' anche vero, però, che proprio via web ognuno di noi può fare le sue verifiche e capire se la notizia che ci viene messa sotto gli occhi ha fondamento o meno, e se è stata "costruita" ad arte per farci reagire in un certo modo. Non siamo obbligati a credere pedissequamente a tutto ciò che leggiamo e ascoltiamo, anzi non dovremmo farlo e men che meno dovremmo diffondere una notizia di cui  non conosciamo le fonti.
(Ricordo il mio shock quando per la prima volta mi sono resa conto che non tutto ciò che trovavo scritto nei libri era vangelo, e che per me era lecito - e auspicabile - mettere in questione quello che leggevo.)

Tra l'altro, spesso e volentieri le notizie false e tendenziose sono costruite e diffuse dalle testate giornalistiche, ossia da quegli stessi che pontificano sull'importanza di non dar retta ai blogger perché non sono "professionali". Quindi il fatto di leggere una notizia su Repubblica o sul Corriere non significa ipso facto che sia tutto vero (anzi).

Nella fattispecie, a me pare chiaro che la notizia dei "corsi di masturbazione" è stata costruita per rendere l'opinione pubblica avversa alla Risoluzione Estrela, ossia per affossare il tentativo di garantire diritti sacrosanti che dovrebbero essere pacifici in ogni Paese civile. 

La cosa mi fa alquanto incazzare.

(Strano a dirsi, uno degli articoli più equilibrati sull'argomento è questo de L'Avvenire. (Questo invece è Libero, che ancora una volta non delude.)

martedì 5 novembre 2013

Mi faccio film, tra le altre cose, sulla vita di perfetti sconosciuti

Da quando l'orario dei treni è cambiato ho perso di vista molti dei miei "soliti ignoti", ossia gli abitudinari come me che non solo prendevano il mio stesso treno ma addirittura salivano sempre sullo stesso vagone.

Oggi ne ho incontrata una che, per l'appunto, non vedevo dal cambio orario e che, d'altra parte, è difficile non notare perché è sempre vestita, pettinata e truccata alla perfezione. Secondo me si alza al mattino un'ora prima solo per prepararsi, e ogni volta che la vedo mi scatena un attacco poderoso di invidia perché io, per riuscire a uscire di casa vestita pettinata e truccata alla perfezione come lei, dovrei alzarmi due ore prima. Forse anche due e mezzo.

La signora in questione innanzitutto porta sempre la gonna. Di solito è in tailleur, più raramente ha un abito. Non credo di averla mai vista in pantaloni, men che meno in jeans. Per me, mettere la gonna significa al 90% sfilare le calze, e in più ho sempre freddo alle gambe, quindi tendo a evitare. La signora, invece, evidentemente non ha di questi problemi; peraltro usa calze lavorate, a rete o con la classica riga nera sul retro che, ça va sans dire, è perfettamente diritta (l'invidia sale di un paio di tacche).
Scarpe (rigorosamente con il tacco alto o altissimo), borsa e accessori sono ogni giorno perfettamente intonati al vestito che è ogni giorno diverso. Quanto sarà grande l'armadio di questa donna?

La pettinatura invece non cambia mai, è uno chignon stretto sul sommo della testa e fissato con un sacco di forcine; tipo la signorina Rottenmeier di heidiana memoria. Immagino che lei ci si sia abituata, ma a me fa venir mal di testa solo a vederla. Il trucco, ecco, quello non lo approvo perché secondo me è troppo pesante, soprattutto sugli occhi. La signora ha dei lineamenti molto marcati, che con quel trucco sembrano ancora più duri. Io andrei più di ombretto sfumato che di eyeliner e mascara, insomma.

Dopo lunga ed attenta riflessione, ho concluso che - pur invidiando la dedizione della signora e l'evidentemente spaziosissimo guardaroba - non sono il tipo da andarmene in giro ogni giorno così. Troppo controllata, troppo inamidata; alla fine della fiera io mi vesto per stare comoda, con buona pace dei dettami della moda, e ai tailleur proprio non sono abituata; quando me li provo mi sembra di essermi messa in maschera per Carnevale.

(La verità è che io vivrei in jeans e maglione extralarge)

La signora, comunque, mi incuriosisce; in particolare, mi piacerebbe sapere che lavoro fa (oggi, quando me la sono trovata davanti, ho fuggevolmente pensato di pedinarla). Non credo sia un'insegnante perché non la vedo mai carica di libri. Una bancaria, forse? La segretaria di un fighissimo studio legale? Per un motivo o per l'altro, nessuna di queste ipotesi mi pare calzante, e anche se so che la verità sarà di sicuro banalissima non posso fare a meno di fantasticare.