sabato 26 dicembre 2015

Post natalizio (oh come sono arguta)

A Natale, io e un'amica ci facciamo i regali su commissione. Nel senso che ognuna dice all'altra una cosa che desidera, e l'altra gliela regala.
(Se ne può dedurre che a entrambe sembra più accettabile spendere soldi per fare felici gli altri, che noi stesse. L'idiozia è uno dei tratti che abbiamo in comune.)

Quest'anno, la mia amica mi ha chiesto "un'edizione di A Christmas Carol di Dickens, con le illustrazioni ispirate al film Disney. Ne ho viste molte copie alla libreria X, un paio di giorni fa".
Armata di queste utili indicazioni mi sono dunque recata alla libreria X, dove - come immagino in tutte le librerie del mondo, in questo periodo dell'anno - proliferano edizioni di A Christmas Carol, in tutte le fogge: brossura, cartonato, rilegato, a forma di pacco dono e così via.

Appena entrata, uno dei primi libri in cui mi sono imbattuta è stato in effetti questo:


Ma dato che nulla aveva a che fare con il film Disney, ho chiesto aiuto a una gentile commessa. 
La quale mi ha guardato con gli occhi a palla e quindi con cautela, come se si stesse rivolgendo a una mentecatta, mi ha spiegato che non aveva contezza alcuna di un siffatto libro, e che forse mi avrebbe potuto aiutare l'addetto al reparto bambini.

Siccome odio dare ai librai indicazioni imprecise, ho preferito andarmene e chiedere maggiori informazioni alla mia amica. Che mi ha ribadito che il libro da lei visto in quella stessa libreria, pochi giorni or sono, e in largo numero di copie, era un cartonato, "forse in inglese, non ricordo bene" ma comunque di sicuro con le illustrazioni ispirate al film Disney.

Fatta una ricerca in Internet, che però mi ha lasciato ancor più perplessa in quanto libri con le illustrazioni Disney esistono sì, ma non sono recenti e soprattutto, come giustamente diceva la commessa, sono per bambini, il giorno dopo sono tornata in libreria.
Stavolta sono andata al reparto bambini, ma lì mi hanno detto che il libro da me cercato era fuori commercio da qualche anno. Di sicuro loro non l'avevano.

Me ne sono tornata via, di nuovo con le pive nel sacco, per scoprire solo al rientro a casa che la mia amica mi aveva mandato il link al libro da lei desiderato. Che era questo:


A questo punto si è svelato l'arcano. La mia amica, parlando di "film Disney", intendeva questo:


Io invece, oserei dire ovviamente, pensavo a questo:

giovedì 17 dicembre 2015

Come si fa a non amarlo?

[via chat]
- Amore, ho visto il doodle di Mozart... Bello!
- Non è Mozart, amore, è Beethoven.
- Sì lo so, ma non sapevo come scriverlo. Allora ho messo Mozart, tanto tu capivi lo stesso.

martedì 15 dicembre 2015

Come ho speso (letteralmente) il pomeriggio

Oggi mi sono dedicata a un'occupazione che adoro, e che purtroppo posso praticare - vuoi per questione di consuetudini, vuoi per volgaVi vincoli economici, che noia il vil denaVo, signoVa mia - soltanto in questo periodo: l'acquisto massivo di regali di Natale.

Rispetto al mio solito sono in enorme ritardo: da settimane me lo andavo ripetendo, ma non riuscivo a entrare nel giusto mood. Questo pomeriggio, invece, è stata una cavalcata trionfale: entravo in un negozio e pam! il regalo perfetto mi cascava praticamente tra le braccia.

Ligia al dovere, pur avendo adocchiato millemila cose belle e neanche eccessivamente costose, non ho comprato nulla per me, badando solo ai regali altrui. E ho fatto bene, perché sono tornata a casa carica come un ciuccio. 
(Gli acquisti per me torno a farli domani.)

Ora non riesco a decidere se lasciare i regali nelle buste dei negozi, tanto pratiche ma poco eleganti, o applicarmi e fare dei bei pacchetti. C'è il piccolo particolare che, se li faccio io, i pacchetti non saranno mai "belli"...

domenica 13 dicembre 2015

Riepilogo

Oh, dunque, vediamo di pubblicare almeno un altro post prima della fine dell'anno, l'ennesimo in cui mi riprometto di scrivere di più e poi non scrivo una beata mazza.
("Basta, da domani dieta e ginnastica!", Sì, sì, come no.)

Il fatto è che mi sembra di avere sempre meno cose da scrivere e sempre meno tempo per farlo. Ma a fine anno, un post di riepilogo ci sta tutto. E allora...

Come eloquentemente ha riassunto l'amore mio qualche giorno fa, questo è stato un anno di... Ecco, diciamo "tribolato", va', giusto per limitare un po' il turpiloquio. Tanto per cominciare, abbiamo avuto a che fare con l'Agenzia delle Entrate, con esiti tragicomici come spessissimo avviene quando abbiamo a che fare con la Pubblica Amministrazione. Gli esiti sono stati tragici soprattutto per il nostro portafoglio, ma la cosa che personalmente mi ha fatto incazzare (ecco il turpiloquio) più dell'esborso è il fatto che questo si è originato da un atto a tutti gli effetti illegittimo... Solo che non lo possiamo dimostrare legalmente. La paladina della giustizia che è in me vorrebbe prendere a ceffoni parecchia gente.

Poco prima dell'estate, sono stata graziosamente informata che, causa la congiuntura economica e la crisi dell'editoria e la mancanza di fondi e [insert supercazzola a scelta here], il mio ufficio avrebbe chiuso e io sarei stata spostata in altro reparto di cui non sapevo alcunché se non che avesse abbondantemente a che fare con la contabilità. Siccome io : matematica = PD : sinistra, mi è preso il panico mi sono un po' allarmata.

Indi un simpatico ladro è venuto a farci visita a casa, uscendo proprio mentre noi rientravamo e quasi finendomi in braccio. Qui i rimpianti sono sostanzialmente due: non avergli sferrato un calcio nei coglioni quando ne avrei avuto la possibilità (purtroppo sono sempre stata lenta di riflessi) e che si sia fregato i gioielli ereditati dalla mia mamma. Ma tanto, con tutte le maledizioni che gli ho lanciato, come minimo starà passando i 3/4 del suo tempo sul cesso.

A coronare il tutto, non ci siamo potuti far mancare un lutto in famiglia.

Eppure, sarà perché sono una persona superficiale e/o di memoria corta, devo dire che a me quest'anno non ha lasciato un'impressione tanto brutta. Se ci ripenso, infatti, mi vengono in mente solo bei ricordi: l'orticello che abbiamo messo su e che ha prodotto quantità abnormi di zucchine, le scorpacciate di fragole e le marmellate homemade che ci hanno invaso la credenza (altro che dieta), un paio di bei matrimoni, la splendida vacanza estiva e qualche altra gitarella di contorno che, alla faccia dell'Agenzia delle Entrate, da brave formichine siamo comunque riusciti a concederci.

Chiudo con un aneddoto che volevo condividervi da tanto tempo e che risale appunto all'ultima gitarella, quando - trovandoci nei dintorni di Tivoli - abbiamo pensato di fare una deviazione per visitare Villa Adriana. Io, ça va sans dire, non stavo più nella pelle e non mi ha scoraggiato neanche il fatto che, lungo il tragitto, più ci avvicinavamo al sito meno indicazioni stradali si vedevano. Alla fine, più per intuito (dell'amore mio) che grazie alla segnaletica, siamo finiti in una borgata da capolavoro del Neorealismo, che si chiama per l'appunto Villa Adriana perché sorge ai margini delle rovine romane. 

E ancora niente segnaletica! O meglio, l'unico cartello puntava contro una strada ad accesso vietato. (Seriamente, stavo meditando di lanciare un tweet all'ineffabile ministro Franceschini). Sicché ci siamo risolti a chiedere indicazioni a un autoctono.

Immaginate la scena: noi, in macchina, nel mezzo di queste tristissime palazzine di periferia, che chiediamo speranzosi: "Scusi, per Villa Adriana?"
"Ma già ce siete" - fa il tizio, guardandoci un po' stupito e allargando le braccia a meglio illustrare la cosa - "Qua è Villa Adriana."
"Grazie al cazz NO, stiamo cercando le rovine romane" replica l'amore mio.
Io intanto ho appena la forza di #facepalm.

giovedì 24 settembre 2015

Logica maritale

- Amore, puoi stirarmi #cravatta?
(porta #cravatta in soggiorno e la poggia DIETRO il televisore. La moglie perde mezz'ora di vita a cercarla, banalmente, nel guardaroba.)

sabato 19 settembre 2015

Grande distribuzione

Vi ho detto che quest'anno abbiamo provato a fare la salsa coi pomodori del nostro orto, sì?
Bene, prometto che un giorno vi racconterò in dettaglio come è andata: non subito, perché sono ancora psicologicamente provata.
L'amore mio, invece, è stato contentissimo dell'intera faccenda. Tanto che, quando una decina di giorni dopo siamo andati a far la solita spesa al solito supermercato, e lì ha visto in vendita a soli 79,99 euro un passapomodori elettrico, si è illuminato come un bambino davanti alle vetrine del negozio di giocattoli a dicembre.
Potevo io resistere alla faccia dell'amore mio che si illumina come un bambino eccetera eccetera? No che non potevo, sicché abbiamo acquistato il passapomodori elettrico.
E pareva finita lì.

lunedì 7 settembre 2015

giovedì 3 settembre 2015

Chi gioca in porta nella #specificaformazionesociale?

Bene, come promesso (perché non sono un politico e quindi mantengo) eccomi a voi con il primo pippone post-estivo. Che poi, a rileggere un po' i post precedenti (stanno proliferando le P ma vi giuro che non lo faccio apposta), i pipponi non si erano mai veramente fermati. Pazienza, problemi vostri che leggete (continuo ad allitterare con le P ma davvero, mi vengon fuori loro).

Dunque pippone su uno dei miei argomenti favoriti, ovvero l'inverecondo blocco della legge sulle unioni civili che adesso si sono inventati di chiamare "specifiche formazioni sociali". Così nessuno capisce che si parla di matrimonio, e i preti sono contenti.

Io, credetemi perché non sono neanche lontanamente sarcastica, davvero non capisco che problema ci sia a parlare di matrimonio per l'ufficializzazione dell'unione di una coppia gay. E non lo capisco perché a mia volta mi sono sposata da poco.

Con l'amore mio convivevamo già da qualche anno, e quando lui mi ha proposto di ufficializzare (ché di questo si trattava) all'inizio ho tentennato. Un po' perché non tanto mi andava di sposarmi in chiesa (lui però ci teneva), un po' perché lo ritenevo inutile dato che, tra me e lui, già ci eravamo promessi di amarci rispettarci e sostenerci nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, fin che morte etc.
Mi sono convinta, più che altro, perché ufficializzare ci avrebbe garantito vari diritti che la semplice convivenza non altrimenti formalizzata non garantisce.

Dunque ci siamo sposati.
Ed è uno dei ricordi più belli della mia vita, perché è stato il momento in cui, circondati da tutti coloro che ci vogliono bene (singolarmente e come coppia), abbiamo festeggiato la fortuna di esserci trovati e innamorati e di aver deciso di condividere tutto da allora in poi.
Senza contare la gioia di poter dire agli altri "ti presento mio marito" perché non c'è niente da fare, è diverso dal dire "ti presento il mio compagno". Almeno, a me suona diverso ed ho potuto scegliere liberamente se fare questo passo o meno.
E allora mi domando, a quale titolo e per quale forma di crudeltà mentale io dovrei negare ad altre persone, adulte consenzienti innamorate e cittadine italiane esattamente come me, di provare la stessa gioia? Perché il mio può essere definito matrimonio senza che nessuno batta ciglio e quello di due uomini, o di due donne, no? Visto che sono la stessa cosa, perché non si possono chiamare allo stesso modo ma nel secondo caso bisogna inventare un giro di parole arzigogolato e il più possibile asettico?

Il PD sostiene che 'sta faccenda della "specifica formazione sociale" vuole essere un richiamo all'art. 2 della Costituzione e che pure il matrimonio è una specifica formazione sociale. Resta il fatto che il matrimonio continua ad esser chiamato matrimonio e prima di ieri, se qualcuno avesse parlato di formazione sociale, tutt'al più sarebbe venuta in mente la foto della Nazionale di calcio che si fa prima dei mondiali. Io richiamerei piuttosto l'art. 3 della Costituzione, quello per cui la Repubblica deve tutelare i diritti dei cittadini senza alcuna distinzione di credo, di razza, di stato sociale etc. Tutelare, non concedere, perché i diritti non si concedono; casomai si riconoscono, come sarebbe ora di fare, e si negano, come da troppo tempo stiamo facendo.

(scusate l'hashtag nel titolo, sto facendo una prova tecnica)

mercoledì 2 settembre 2015

Ripresa del lavoro, del bruxismo e si spera anche dei post

Lo posso fare anche io il post banale sulla ripresa di settembre dopo le ferie, sì? Anche perché altrimenti qua finisce che non si scrive più niente.

Non so le vostre, ma le mie sono state vacanze splendide e rilassanti. Se avete seguito il blog avrete capito 1) che sono stata in Valgardena e 2) che ho mangiato benissimo. Vorrei rassicurarvi: ho fatto anche altro, solo che mi era venuta brevemente la tentazione di trasformare il mio spazio Instagram in un food blog. La tentazione mi è immediatamente passata al rientro a casa, quando ho realizzato che per continuare a fotografare piatti così splendidi avrei dovuto cucinarli e impiattarli con le mie manine sante (passi per la cucina, ma l'impiattamento non è cosa per me).

Altre cose che sono immediatamente cambiate al rientro a casa, o meglio sono tornate com'erano prima delle vacanze: la congiuntivite (scomparsa in Trentino, istantaneamente ricomparsa appena varcato il confine della mia città, poi dice l'inquinamento e le polveri sottili) e il bruxismo (stress, o meglio incertezza lavorativa: cambio reparto, e finché qualcuno non si degnerà di dirmi cosa di preciso dovrei fare d'ora in poi, mi sa che me tocca rimettere il bite prima che mi si blocchi la mandibola. O è la mascella?)

Che poi a lamentarmi del lavoro mi sento abbastanza stupida, visto il dramma di tanti amici che proprio in questi giorni vengono sacrificati sull'altare della c.d. "buona scuola" e deportati al Nord. Nel frattempo il ddl Cirinnà, ossia quello sulle unioni civili, pensa un po' tu che caso strano slitta a data da destinarsi; in compenso la disoccupazione aumenta e il PIL no, checché ne dica il nostro esimio Presidente del Consiglio. Ecco, una cosa che non è cambiata è la stronzaggine dei nostri politici e l'ignavia di noi cittadini.

(Avvertenza: sia per non tenere il blog fermo per ere geologiche, sia per sfogarmi un po' - hai visto mai che mi allevi il bruxismo - sto pensando di tornare alle origini e di commentare qui un po' di cronaca politica e sociale, sapevatelo e preparatevi a luuuunghe filippiche)

Nel frattempo ci stiamo preparando per un paio di matrimoni che si susseguiranno a breve nello spazio di una decina di giorni. La preparazione ha finora incluso, tra le altre cose, il primo pedicure della mia vita e, lasciatemelo dire, è stata un'esperienza sibaritica: se potessi permettermelo mi farei mettere lo smalto da terzi ogni settimana. Inoltre ho avuto la luminosa idea di comprare una bilancia pesapersone: sui risultati della pesata preferisco sorvolare, diciamo solo che sicuramente non è servito ad alleviare il bruxismo. L'amore mio, che è più saggio di me, finora si è astenuto.

Ah, durante le ferie abbiamo provato a fare la salsa di pomodoro in casa, ma questa avventura decisamente merita un post a parte.

sabato 22 agosto 2015

Fotoreporter


"qualche"dolcetto per chiudere in bellezza i #baccanalia2015 #sangregoriomagno #ledeliziedelre

domenica 16 agosto 2015

Fotoreporter


Ombre minacciose si addensano sul #kaiserschmarren #valgardena #resciesa

sabato 15 agosto 2015

Fotoreporter


Grattatoi per #mucche, utili eventualmente anche come indicazioni stradali #ciampinoi #valgardena

giovedì 13 agosto 2015

mercoledì 12 agosto 2015

martedì 11 agosto 2015

Fotoreporter


Frittelle di #mele con salsa alla vaniglia #latambra #santacristina #valgardena

martedì 4 agosto 2015

Bucoliche (o egloghe, non ho mai ben capito la differenza)

Pomeriggio in campagna. Ormai siamo un team collaudato: mio suocero raccoglie la frutta e io, senza farmi vedere, butto via quella con il verme (approssimativamente il 60% del totale).
Poi può capitare che una pera matura mi si spiaccichi ai piedi schizzandomi maglia e pantaloni appena lavati e stirati, ma sono dettagli.

All'imbrunire, quando stiamo per rimontare in macchina e andarcene, scorgo qualcosa che svolazza fra le fronde. Incuriosita mi avvicino per capire se sia un colibrì (ci sono colibrì a queste latitudini?) o - più plausibilmente - un pipistrello. Quando realizzo che trattasi invece di ENORME falena, faccio quello che qualsiasi persona ragionevole farebbe: caccio un urlo e mi do alla fuga.

Mio marito mi segue sghignazzando, ma anche questi sono dettagli (e la pagherà, oh se la pagherà).

mercoledì 29 luglio 2015

Mi dicono che il mirtillo fa benissimo

Vita vera, ossia telefonata testé giunta alla mia augusta dimora.
Perché i sistemi automatici di chiamata sono una bella cosa, ma a volte ti lasciano un po' in braghe di tela.

- Pronto? [questa sono io che rispondo]
- [silenzio]
- Pronto!? [questa sono sempre io]
- Ma quindi per la cistite tu come fai?
- [se aveste potuto vedermi, la mia espressione era questa O_o ] ...Ma chi parla?
- [con voce improvvisamente professionale] Buonasera signora, posso parlare con chi si occupa della telefonia domestica?

lunedì 27 luglio 2015

E di sicuro ho saltato qualcosa

Riepilogo pre-vacanze estive degli ultimi accadimenti.
Ne consegue che andrò in vacanza indignatissima, e sapendo che a giorni dovrò indignarmi ancora di più perché si sa che le porcate maggiori le fanno passare a ferragosto o in concomitanza con qualche partita della Nazionale.

Focalizziamoci dunque su poche ma buone nefandezze.

La vicenda dell'intercettazione Crocetta
Su questa, in effetti, c'è un a mio giudizio ottimo sunto di Valigia Blu e quindi invece di farla lunga vi invito a leggerlo. Di mio aggiungo che a) tono e contesto di un dialogo sono importantissimi per interpretarlo, mentre mi pare che gli articoli dell'Espresso non forniscano né l'uno né l'altro e b) indipendentemente da questa vicenda, e per dirla brutalmente, avere un parente morto ammazzato non ti qualifica ipso facto per questa o quella poltrona mentre ti pone a serio rischio di essere sfruttato come bandiera di onestà quando poi dietro le tue spalle se ne combina di ogni.

Le varie vicende dell'amministrazione di Roma
Anche su Marino si è scatenato un polverone che mi pare esuli dalle sue reali competenze. Peraltro se fosse o meno idoneo a fare il sindaco (e di Roma, nientemeno) è un problema che forse conveniva porsi prima di candidarlo alle elezioni comunali. La mia impressione è che con tutte queste dimissioni di assessori, articoli sul degrado della città e compagnia bella vogliano costringerlo ad andarsene. Pure della morte di un povero bimbo nella metro l'hanno accusato.

La vicenda della Chiesa che dovrebbe pagare l'ICI ma non la pagherà
Uno sconcio. Se finanche la Cassazione ha sentenziato che le scuole cattoliche devono pagare l'ICI, come peraltro la pagano le altre scuole private, il solo fatto che un cardinale osi protestare in nome della "libertà" è vergognoso. Ancora più vergognoso è che il governo, che avrebbe magari altre materie più pressanti di cui occuparsi, invece di zittire il cardinale si affretti a rassicurare che in barba alla sentenza la Chiesa non dovrà pagare l'ICI. Il tutto a pochi giorni da una riforma della scuola pubblica che la lascia ancor più in braghe di tela.
Va da sé che le scuole cattoliche godono di cospicui finanziamenti statali, alla faccia della Costituzione che dice esplicitamente che le scuole private possono essere organizzate ma "senza oneri per lo Stato".

La vicenda dei tagli alla Sanità
Visto che abbiamo talmente tanti soldi da poterci permettere di condonare l'ICI alle scuole cattoliche, perché privarci di un bel taglio di 10 miliardi di euro alla Sanità pubblica, la quale notoriamente naviga nell'oro? Sarà sufficiente punire i medici che si azzardano a prescrivere costosi accertamenti "superflui" (Chi decide se un accertamento è superfluo? Stabiliamo una quota annua e chi arriva a quota raggiunta si rassegni a crepare?).
Di tagliare invece, poniamo, le spese militari e/o gli stipendi dei parlamentari e/o i vitalizi milionari, non se ne parla proprio.

mercoledì 22 luglio 2015

Mi sfugge la logica del discorso

Mi giunge risposta (e ciò è bene) a un reclamo inoltrato circa un mese fa (e ciò è male).
L'importante però qui non è tanto l'oggetto del contendere, quanto lo svolgimento della lettera di risposta, cinque paragrafi in tutto di cui vado a elencare il contenuto:
1) mi ringraziano della segnalazione e mi informano di aver revisionato di conseguenza le loro procedure interne, così da migliorarle;
2) si scusano per il disagio e mi informano di aver analizzato la mia segnalazione, trovandola corretta (questo andava magari detto prima, NdA);
3) mi informano (di nuovo, NdA) di aver revisionato di conseguenza le loro procedure interne, così da migliorarle;
4) mi chiedono di continuare a segnalare eventuali ulteriori disagi (non chiedo di meglio, NdA);
5) si scusano (di nuovo, NdA) per il disagio e porgono cordiali saluti.

I casi sono due: o per comporre queste risposte usano un generatore automatico di paragrafi random, o all'Ufficio reclami (ossia un Ufficio che si relaziona direttamente col pubblico, e in cui sarebbero quindi utili un minimo di competenze in fatto di comunicazione) non hanno la più pallida idea di come si strutturi un discorso logico.

lunedì 13 luglio 2015

"La crisi è passata" andatelo a raccontare a qualcun altro

L'altro giorno, per la solita spesa settimanale, siamo andati al nostro solito supermercato: un supermercato tipo discount, totalmente ristrutturato e rinnovato meno di un anno fa, e con un ottimo banco salumeria.
Che abbiamo trovato mezzo vuoti, con il banconista a braccia conserte, tanto che l'amore mio gli ha detto scherzando: "Già in ferie"? Col banconista scambiamo spesso battute, stavolta però ci ha risposto "Eh sì" e non ha aggiunto altro.
A quel punto, abbiamo notato che molti altri scaffali erano semivuoti. Brutto segno.
Poche parole mormorate colte qua e là hanno peggiorato il presentimento, finché arrivati alla cassa ho chiesto direttamente all'addetto: "Ma non avete fatto rifornimenti perché ormai siamo in estate, o..." "No, chiudiamo" mi ha risposto. Faceva l'incazzato, ma si vedeva che era scosso. "Chiudiamo, e l'abbiamo saputo ieri sera via mail".
Io e l'amore mio ci siamo fatti un paio di conti: considerando i turni, il supermercato ha (aveva?) almeno una decina di dipendenti.

mercoledì 1 luglio 2015

La "bufala" è servita

No, non parliamo di appetitose e variamente taroccate mozzarelle, bensì delle notizie false che si diffondono in modo virale sul web, con un meccanismo perverso che ho avuto modo di toccare, per così dire, con mano.

mercoledì 17 giugno 2015

I social network sono il Male?

Mi rendo conto che la cosa può sembrare alquanto ipocrita da parte mia, visto che all'inizio non ho fatto che scagliarmi contro Facebook.
E lo so che Facebook ha tanti difetti, non garantisce la privacy, ti inonda di pubblicità, vende i tuoi dati alle grandi aziende brutte sporche cattive e capitaliste.
Però.

Però questa moda di buttare la croce su Facebook e social network consimili, accusandoli di dare parola agli imbecilli (anzi direttamente di rendere tutti imbecilli), ha anche rotto.

Io ho fatto le scuole quando Facebook era ancora solo nella mente di Dio, anzi quando Internet era ancora solo nella mente di Tim Berners Lee, e anche in quel tempo remoto c'era gente che sapeva copiare intelligentemente, selezionando le fonti e cambiando le parole santocielo, e gente che copiava dagli articoli di Cioè, errori grammaticali compresi. Quindi dire che i social network hanno disabituato i ggiovani a riflettere e sintetizzare è una gran vaccata. Diciamo piuttosto che la scuola, con dei programmi sempre più confusi e tesi al nozionismo più che alla comprensione dei fatti, con degli insegnanti sempre più demotivati, con dei supporti (biblioteche in primis) sempre più inesistenti, ha disabituato i giovani a riflettere e sintetizzare. E parlo di un processo lungo, perché ai miei tempi ancora si parlava di "metodo di studio", ma era una locuzione usata dai nostri genitori per lamentare il fatto che la scuola non insegnasse più un metodo di studio.
Sintetizzando, così facciamo contenti i soloni, non potete lamentarvi dell'incapacità dei giovani a cui poi volete a tutti i costi somministrare le prove Invalsi.
(Della scuola americana, che vanta laboratori teatrali gruppi di dibattito e squadre sportive, sono stati capaci di andare a prendere solo la cosa più contestata di tutte, le prove strutturate.)

Gli imbecilli hanno sempre parlato e purtroppo spesso tenuto banco e guadagnato largo seguito ben prima dell'avvento del web, se no mi dovete spiegare come mai ci siamo sciroppati vent'anni di fascismo quando Benito, lui, non twittava.
Certo, il web è una cassa di risonanza molto più ampia ma permette a tutti di interagire con tutti, per cui se vedo una castroneria posso replicare, posso interagire direttamente con i presunti VIP, e cosa più importante posso contattare altre persone che la pensano come me, o hanno i miei stessi interessi. Per un adolescente timido, magari un po' nerd, magari che vive in un paesello disperso nel nulla e parecchio retrogrado, scoprire che c'è altra gente come te e quindi non sei un anormale è una gran cosa. Credetemi, parlo per esperienza personale dato che è stata una gran cosa anche per me che adolescente non lo sono più.

Se poi vi dà fastidio che Facebook usi i vostri dati personali, non usate Facebook. O non pubblicate dati personali. O prendetevi 2 minuti tra un like a Gigi d'Alessio e una condivisione di gatti per settare le impostazioni della privacy. Se avete capito come si mandano inviti per Candy Crush, maledetti, potete anche capire come funzionano le impostazioni della privacy. Fermo restando che postare foto personali, soprattutto se ci sono bambini per lo mezzo, non è assolutamente una buona idea, e se non ci arrivate da soli decisamente non è colpa di Facebook, è questione di quoziente intellettivo sotto Forrest Gump.

Alla fine, un social network è una scatola: il buono o il cattivo ce lo mettiamo dentro noi. I post che invitano all'odio, le trappole dei pedofili, i falsi inviti che nascondono virus, le catene di S. Antonio, le bufale non nascono spontaneamente e non sono create da bot, ma da esseri umani che magari si nascondono sotto nickname come anni fa si nascondevano dietro lettere anonime. Inutile cadere dal pero. Anche la televisione ha iniziato trasmettendo la prosa e programmi che hanno alfabetizzato milioni di italiani, e adesso ci ritroviamo Maria De Filippi e giornalisti del TG che non azzeccano i congiuntivi. Dubito che la colpa sia dell'elettrodomestico in quanto tale. 

Il punto è che non tutto quel che si trova in Rete è oro colato, proprio come non tutto quel che passa in TV è vero, non tutto quel che si legge sui giornali è vero, etc.
Allora, come mai tanto livore? Forse, anche perché Eco non ha detto che i social network danno la parola agli imbecilli, sono i giornalisti dei media "tradizionali" che l'hanno riportata così. E a questo punto uno dovrebbe chiedersi: non è che gli imbecilli la parola se la sono presa da un pezzo, ben prima dell'avvento dei social network?

domenica 14 giugno 2015

giovedì 11 giugno 2015

La mia è una città dalla tradizionale vocazione commerciale

(Negozio del centro, interno giorno. A parte lei e i commessi il negozio è vuoto)
- ...
- ...
- ...Ha bisogno di qualcosa?
- No, sto qui ferma impalata davanti a te da 10 minuti aspettando che tu finisca di piegare vestiti per sport Grazie, buongiorno, vorrei vedere [questo] e [quello], taglia M, per cortesia.
- La taglia M è finita.
- ...
- ...
- ...Posso vedere la taglia L, allora? Magari mi va.
- ...OK.
- ...
- ...
- ...C'è modo di provare i vestiti?
- Sì, i camerini sono là.


- ...
- ...
- ...Deve chiedere?
- No, ho riportato i vestiti e li ho posati sul bancone e sto qui ferma impalata da 5 minuti aspettando che tu smetta di guardare nel vuoto dalla vetrina per sport Sì, grazie; [quello] mi sta bene, [questo] invece per me è grande. Non ha per caso qualcosa con la stessa fantasia, taglia M? 
- ...
- ...
- ...Non ho capito.
- Ha. Qualcosa. Con. La. Stessa. Fantasia?
- Ah, vuole qualcosa con la stessa fantasia?
- ...Sì.
- Ci sarebbe [quest'altro].
- Alla grazia OK, c'è la taglia M?
- Sì. Vuole vederlo?
- No, chiedevo per sport Eh, magari.


- Grazie, ho provato [quest'altro] ma non mi sta bene. Allora... Ehm, avevo lasciato [quello] sul bancone...
- Sì, l'ho rimesso a posto.
- ...
- ...
- Arrivederci. (esce dal negozio giurando di non rimetterci più piede)

martedì 9 giugno 2015

De gustibus

Una delle cose che mi piacciono assai, ma proprio assai (vai tu a capire perché, ci sarà di sicuro una profonda motivazione psicologica ma è meglio non addentrarsi in questo ginepraio) è il tracking delle spedizioni. 

sabato 6 giugno 2015

Viaggi estemporanei, grandinate estemporanee, post meno estemporanei

Giorni fa, profittando di una festività nazionale il cui senso un po' mi sfugge visto che
- un casino di esercizi commerciali sono comunque rimasti aperti e
- non capisco perché si celebri con una parata militare la ricorrenza di una pacifica votazione referendaria,
io e l'amore mio siamo andati a passare un paio di giorni a Villetta Barrea (AQ).

Il giorno prima della partenza l'amore mio è finito al Pronto soccorso, ma poi siamo partiti lo stesso perché siamo due incoscienti.

Io a Villetta Barrea non ero mai stata, mentre l'amore mio vi aveva campeggiato anni fa, e appena arrivati - prima ancora di passare dall'albergo - mi ha portato a visitare il campeggio, in un dolce quanto evitabile momento amarcord.
Se con ciò sperava di convincermi a campeggiare, in un prossimo futuro, ha commesso un gravissimo errore di calcolo. Sono una persona molto trasparente, quindi credo che fossero evidenti sul mio volto le mie opinioni in materia, sintetizzabili in fondo in due parole: "col cazzo".

L'albergo, quando alfine ci siamo arrivati e se si esclude una presenza francamente eccessiva di marmocchi urlanti, era carino e pulito. Ottimo il ristorante, come abbiamo potuto appurare il giorno dopo.
Al nostro arrivo, infatti, il ristorante era impegnato per una festa di comunione che, come da prassi, andava avanti fin dal mattino. Ne eravamo stati avvertiti, ma ci eravamo detti che, trovandoci in zona turistica, non sarebbe stato un problema trovare un altro posto in cui cenare.

Difatti nel raggio di 25 km abbiamo trovato solo due ristoranti aperti: uno era strapieno per un banchetto e i camerieri sembravano sull'orlo del suicidio collettivo, l'altro benché con molti tavoli liberi era a quanto pare "tutto prenotato, e poi noi proponiamo un menu degustazione e facciamo un solo servizio quindi no, anche se tornate più tardi non vi possiamo accogliere".
La conseguente filippica dell'amore mio sull'incapacità del Sud di sfruttare il suo potenziale turistico è stata interrotta dall'avvistamento di una pizzeria, per fortuna aperta, per fortuna con un tavolo disponibile, per fortuna con un'ottima pizza.

Da questo momento in poi è filato tutto liscio. Ora non vi sto a tediare, anche perché è la quinta volta che riscrivo questo post cercando di tagliare corto, ma ci tengo a menzionare alcune cose:
- il fatto che ha grandinato tre volte nello spazio di 18 ore, la prima delle quali mentre eravamo in viaggio e grandinava così forte che non abbiamo assolutamente capito dove fossimo;
- il fatto che, oltre un numero abnorme di cavalli e mucche, abbiamo avvistato uno scoiattolo un topolino di campagna e un daino (o forse era una cerbiatta), quest'ultimo fermo a 5 cm scarsi dal mio finestrino; peraltro era notte e il fatto che io abbia visto uno scoiattolo e un topolino di notte ha dell'incredibile e fa onore al mio oculista e al mio ottico;
- il fatto che abbiamo comprato quantità indegne di formaggio e miele, e quantità appena più degne di vino e rosoli locali;
- il fatto che dopo aver mangiato per due giorni come se non ci fosse un domani abbiamo ritenuto necessario deviare nel viaggio di ritorno di circa 40 km per andare a pranzare in una trattoria di nostra conoscenza;
- ma, soprattutto, il fatto che quando siamo andati a fare una romantica passeggiata a Barrea by night siamo stati seguiti per tutto il borgo da un cagnetto randagio che non ha fatto che scodinzolare e guardarci con occhi imploranti, e ovviamente ho dovuto fare io la parte della cattiva, visto che l'amore mio l'avrebbe preso caricato in macchina e adottato senza pensarci due volte.
(Mi ha salvato in extremis la considerazione che, data la festa nazionale di cui sopra, sarebbe stato impossibile far visitare, spulciare e vaccinare il cane. Il piano strategico per contrabbandarlo in hotel e fargli il bagno l'avevo già elaborato.)

mercoledì 3 giugno 2015

Obblighi di legge

Da un po' di tempo in qua avevo notato il proliferare, praticamente su tutti i siti e blog che frequento, di avvisi relativi alla presenza di cookies; ne ero anche abbastanza infastidita perché, insomma, si sa che i siti usano i cookies, per memorizzare dati e - anche e soprattutto - per infarcire le pagine di pubblicità mirate. Non mi ero chiesta però - in modo abbastanza superficiale, bisogna ammetterlo - come mai, visto che i cookies da mo' che ci stanno, solo adesso saltavano fuori questi avvisi.
Soltanto stamattina, quindi, leggendo qua e là, ho appreso di questa prescrizione del Garante della Privacy e mi è sorto il dubbio che, non mettendo alcun avviso sul mio blog, mi potesse arrivare una mega-multa. Così ho indagato per capire cosa effettivamente convenisse fare.

A parte che, come al solito, per capire una norma italiana occorre avere un paio di lauree in legge ma più che altro facoltà medianiche, pare che per i siti ospitati su Blogger basti quanto Blogger stesso (bontà sua) ha aggiunto alla sua navbar. Ma qui è cascato il mio asino.
Dovete infatti sapere che, quando all'epoca misi su il blog, credendomi molto furba smanettai ad abundantiam con il codice HTML, e tra le altre cose nel personalizzare il layout delle pagine feci in modo di nascondere la navbar di Blogger. Dopo qualche anno Blogger stesso inserì nei suoi layout la possibilità di nascondere la navbar, ma io ormai il codice l'avevo personalizzato, e soprattutto non mi ricordavo assolutamente più cosa diavolo avevo manomesso, quindi lasciai tutto come stava. 
Morale della favola: mentre i blog dei blogger intelligenti avevano tutti su la loro brava navbar con il loro bravo avviso dei cookies, il mio blog ne era tristemente privo.

Per fortuna, dopo qualche minuto di sconforto, mi sono bastati relativamente pochi smanettamenti e un paio di prove per ritrovare il pezzo di codice incriminato ed eliminarlo, facendo ricomparire la navbar in tutta la sua gloria. Lo so, esteticamente è urénda. Ringraziate il Garante e tenetevela.
Che poi in realtà è un po' anche una sfortuna, perché visto che il panico indotto ha avuto vita breve, in futuro nulla mi tratterrà da rimettere mani a questo e altri codici combinando chi sa quali altri pasticci.

mercoledì 27 maggio 2015

E dire che sembrava tanto una persona perbene

Anni fa, quando ancora giocavo a fare l'archeologa, mi imbucai a un convegno internazionale. Sola e spaesata, non conoscendo nessuno mi appiccicai come una cozza a un architetto che scoprii provenire dal mio stesso paesello.
Di ritorno dal convegno, arricchita da questa nuova conoscenza (oltre che da due ottime bottiglie di vino graziosamente offerte a tutti i convegnisti dal sindaco del luogo in odor di rielezione, tutto il mondo è paese), continuai a frequentarla e insieme elaborammo un paio di progetti di collaborazione scientifica, poi purtroppo finiti nel nulla a parte qualche articolo presentato all'ennesimo convegno (questo, ahimé, privo di cadeau enogastronomico).

Per forza di cose con il tempo persi di vista il tizio, anche se il paesello è piccolo e quindi ogni tanto capitava di incontrarci, con annesso scambio di convenevoli ("come va, cosa stai facendo adesso, che progetti hai per il prossimo futuro, beh tanti auguri allora"), o di sentire voci sulla sua carriera.
Ad esempio, dopo qualche anno venni a sapere che era stato amenamente trombato in un concorso universitario, e me ne dispiacqui perché stimavo il soggetto e lo ritenevo persona pacata, competente e disponibile; gli ero grata, peraltro, della cortesia con cui mi aveva accolto all'epoca, anche se ero praticamente priva di esperienza e di credenziali (o almeno così mi giudicavo, si sa che in quanto ad autostima non sono seconda a nessuno).

Oggi, in maniera del tutto fortuita, scopro che ha partecipato all'ultima "manifestazione" delle sentinelle in piedi.
La stima nei suoi confronti è precipitata più in basso e più velocemente dei mercati dopo le ultime esternazioni del ministro delle finanze greco.

domenica 24 maggio 2015

Ironie involontarie (ma ugualmente poco opportune)

Ieri festa patronale qui al paesello, in onore dell'Immacolata. Discorsi, preci, applausi e, a coronamento del tutto, luminarie sul corso accese a suon di musica.
L'effetto delle luminarie, se non si considera un certo numero di led fulminati, è stato davvero notevole.
Quel che mi ha lasciato perplessa è stata la scelta dei brani musicali (registrati) che hanno accompagnato l'accensione.

Il primo brano era infatti la colonna sonora di Game of Thrones, celebre serie TV ad altissimo tasso di squartamenti, stupri, atti di sadismo e incesti assortiti (eccovi una scena esemplificativa e assai truculenta, non cliccate sul link se certe cose vi fanno impressione).
(Mi domando poi se qualcuno si sia premurato di chiedere il permesso per riprodurre la sigla, ma questo è un altro discorso e comunque io sono contro la SIAE.)

Il terzo e ultimo brano era la Marcia di Radetzky, che - a parte le ovvie associazioni, ormai automatiche, con il Capodanno - commemora uno degli irriducibili avversari dell'indipendenza d'Italia a cent'anni esatti dall'inizio della prima Guerra mondiale e anzi, a dirla tutta, fu composta in onore del nostro proprio dopo la battaglia di Custoza (che per noi italiani, giova ricordarlo, fu una solenne sconfitta e ci condusse alla fine disastrosa della prima guerra d'indipendenza).

Il secondo brano, mea culpa, non l'ho riconosciuto ma se tanto mi dà tanto doveva essere un Inno a Satana, o giù di lì.

venerdì 22 maggio 2015

La grande americanata

Ieri, complice il passaggio televisivo, riflettevo su La grande bellezza che (forse l'avevo già scritto) a me non piace per niente. Lo trovo un film privo di senso, con una sceneggiatura banalissima. Credo che sia piaciuto tanto all'estero, fino a vincere vari premioni (Oscar, Golden Globe etc.), perché promuove una rappresentazione dell'Italia come un paese pieno di luoghi e monumenti meravigliosi, ma popolato di cialtroni. Cioè esattamente come ci vedono all'estero.

(Non che la rappresentazione sia del tutto falsa, eh. Ma decisamente semplifica la realtà, non per nulla gli americani ci sono andati a nozze)

L'ulteriore riflessione che ho fatto leggendo la sinossi su Wikipedia (ché a vedere il film fino alla fine non ce l'ho fatta nemmeno stavolta, la sovraesposizione di Servillo mi dà sui nervi) è che in questo film gli unici personaggi degni di redenzione sono gli uomini: Servillo, appunto, e Verdone. Le donne, vedasi la semplificazione di cui sopra, o sono zoccole o sono sante: per assumere una connotazione positiva devono morire o farsi suore. Tertium non datur.

Tanto basta, secondo me, per bocciare il film inderogabilmente.

giovedì 21 maggio 2015

Madeleine, ovvero della funzione terapeutico-catartica di questo blog

Stanotte ho sognato che dovevamo dar via la pelliccia di mamma, ma a me dispiaceva assai perché ci sentivo sopra ancora il suo odore.
Mi sono svegliata piangendo.

venerdì 15 maggio 2015

It's my life

Iersera, festa di compleanno di una cugina acquisita.
La fanciulla compie 30 anni, io mi sento decrepita, ma tant'è.
Sostengo la mia autostima infilando un paio di pantaloni taglia 42 (OK, erano stretti a malapena respiravo e per tutta la sera mi sono seduta con estrema cautela onde evitare sfracelli alla Hulk, ma comunque si sono chiusi ed è questo che conta, sapevatelo).

La serata così si è svolta:
- tutte le altre donne a vezzeggiare i pargoli presenti e parlare dell'incipiente matrimonio della festeggiata;
- tutti gli uomini (compreso il fidanzato e futuro marito della festeggiata) ed io a guardare la partita della Juventus;
- metà degli uomini ed io a tifare contro la Juventus (io per nessun particolare motivo se non per puro spirito di contraddizione).

mercoledì 13 maggio 2015

Conflitti interiori

Presa dal solito sconforto post-cambio di stagione ("Cazzo, non mi entra più niente, sono praticamente deforme") ho deciso di ricominciare a fare un po' di ginnastica.
Avevo iniziato, con le migliori intenzioni, con l'anno nuovo (altro momento topico), seguendo delle lezioni di fitness on line; per quasi due mesi ho fatto ginnastica ogni giorno, sorprendendo per prima me stessa della mia costanza. Poi però ho smesso, un po' per pigrizia e un po' per effettivi impedimenti. Il fatto è che la ginnastica a casa è comoda, perché eviti di perdere tempo andando e venendo da una palestra; ma è scomoda perché si rischiano continue interruzioni (il telefono squilla, arrivano visite inaspettate, tuo marito torna dal lavoro, ti trova a fare addominali e fa una faccia strana: allora tu, prima che si metta a sghignazzare sguaiatamente dando il via a un'epica litigata, smetti di fare ginnastica).

Stavolta, per evitare interruzioni, ho pensato di alzarmi prima al mattino per fare almeno 20 minuti di cyclette. 
Ho resistito due giorni (e il primo ho seriamente rischiato di addormentarmi pedalando, o di pedalare dormendo, fate voi). Oggi, quando la sveglia si è fatta sentire alle 6, l'ho spenta e mi sono ributtata sotto le coperte.

Mi consolo dicendomi che comunque ho in programma una lunga passeggiata nel pomeriggio, ma so che è solo una goccia nel mio deserto di cellulite. E so anche che il pensiero di abituarmi a svegliarmi alle 6 per fare ginnastica è una pura utopia.

Insomma, sono divisa tra la voglia di dimagrire e la voglia di dormire.
(E so già chi vincerà)

martedì 12 maggio 2015

mercoledì 29 aprile 2015

Kazzenger

Per la serie "certe cose solo io", ecco l'ultima avventura che risale appena a questa mattina e che DEVE essere condivisa e lasciata ai posteri. Su questo, nessun dubbio. Tanto, ormai, che io sia una squilibrata è acclarato.

Ebbene, questa mattina avviandomi verso la stazione sentivo che i jeans (soliti jeans, non nuovi) mi davano un po' fastidio. Non ho dato peso alla cosa, anche perché continuando a camminare il fastidio è scomparso.

Sono arrivata in stazione, ho preso il treno, ho raggiunto l'ufficio e cominciato a lavorare, tutto come al solito.
Tenete conto che, facendo appunto lavoro d'ufficio, sto seduta a una scrivania. E pure in treno avevo trovato un posto a sedere.
(Capirete tra un po' che la precisazione è rilevante.)

A un certo punto, com'è nell'ordine naturale delle cose, sono andata in bagno a fare pipì. E quando ho fatto per risistemarmi i pantaloni, ho sentito come un bozzo all'altezza del sedere.
Infilata una mano, sono emersi degli slip.

Non quelli che avevo addosso. UN ALTRO paio di slip.
Praticamente questo secondo paio di slip era finito, in un momento ancora non determinato*, nei jeans e io SENZA ACCORGERMENE me li sono messi e ne sono andata in giro felice e festante, ignara della qualunque. 
Solo io.

Peraltro, per quanto sottili gli slip (microfibra) e per quanto aderenti e quindi comprimenti i jeans (neanche poi tanto, purtroppo non posso permettermelo), immagino che qualche protuberanza si sia pure vista da fuori. Chissà cosa avrà pensato chi mi ha incrociato per strada.
(Che sono pazza, o che ho qualche malformazione fisica, per cui meglio far finta di niente.)

* Sulle prime ho pensato che gli slip si fossero infilati nei jeans mentre si lavavano entrambi, e che - sempre più ignara - avessi stirato i jeans senza nulla notare. Poi però mi sono resa conto che i jeans non erano freschi di bucato, li avevo già indossati almeno una volta. Dunque il mistero rimane.

giovedì 9 aprile 2015

Mele

L'amore mio, l'uomo che comprò un Blackberry salvo poi dopo 5 minuti scoprire che i suoi ditini tozzi mal si sposavano con i tasti minuscoli del telefono, l'uomo che comprò un phablet salvo poi dopo 5 minuti scoprire che era troppo grande e quindi scomodo da usare come telefono, l'uomo i cui cellulari vantano una media di sopravvivenza di 3 giorni (poi tipicamente finiscono a terra in frantumi, se per fortuito accidente o a seguito di accesso di rabbia è bene non precisarlo; memorabile l'episodio in cui dimenticò il telefono sul tettuccio dell'auto in cellulare, perché strano a dirsi il telefono si salvò), l'uomo che insomma per usare un eufemismo ha un rapporto problematico con le tecnologie mobile, ebbene signore e signori

QUEST'UOMO

approfittando proditoriamente della mia assenza, è andato a comprarsi un iPhone.

Un sentito ringraziamento a mio zio che a Pasqua ha decantato incautamente le virtù del suo telefonino.

Urge preservare per i posteri ciò che di conseguenza egli (l'amore mio, non mio zio) mi disse in chat mentre io cercavo di lavorare.

- Ti ricordi la password del modem di casa?
- Sicura? Non va
- Dice "errata"
- Niente, non si collega... 
- Cominciamo proprio male!
- Ma è possibile che se non va in Internet non mi fa nemmeno telefonare?
- Tra poco lo sbatto a terra
- Che poi non ha nemmeno dei bottoni, sta m***a [qui ho riso tantissimo, NdA]
- Almeno gli altri ti fanno telefonare
- Ma non è che abbiamo cambiato password al modem?
- Aspetta... Forse ora è andato
- Niente, non ha una tastiera, non ha un tasto per spegnerlo... Se vuoi togliere la batteria, non ha la batteria!
- FINALMENTE
- Si è avviato... E' comparsa la tastiera

(A questo punto è scomparso lui, non so se ringraziare la mia buona stella o preoccuparmi)

domenica 5 aprile 2015

Come si cambia

Allora
- Amore... Ehm... Non ti offendere, sono sicuro che è buonissima, ma io la pastiera non la mangio... non è un dolce che mi piace.

Ora (sei anni e parecchie pastiere dopo)
- Amore, compriamo più ricotta così puoi fare più pastiere!

domenica 29 marzo 2015

Autocritica (e autodifesa)

Prendendo spunto dalla pubblicità dei classici greci e latini allegati a un non meglio identificato quotidiano (per altro con veste grafica quantomeno opinabile), ho attaccato a mio marito un tremendo pippone sulla tradizione orale dei cicli epici che includevano Iliade e Odissea, sul ruolo di Pisistrato, dei Pisistratidi e degli studiosi alessandrini nella definizione e organizzazione del canone scritto, e sulla situazione geopolitica agli albori del cosiddetto medioevo ellenico. Madonna, quanto sono pesante.

(Mio marito, per sua fortuna, è ormai un maestro nella tecnica dell'annuire senza in realtà prestare alcuna attenzione.)

Fotoreporter



Per chi apprezza il genere (io no) #ricci

Fotoreporter



Giusto qualche sopratavola #domenicadellepalme #figuriamocipasqua

giovedì 26 marzo 2015

Il buongiorno si vede dal mattino

Nervosismi vari, che da un certo punto di vista sono anche comprensibili (le mie crisi premestruali sono sempre al contempo puntualissime e intempestive), e sono solo le 8.

In primis ci si è messo il solito coglionazzo che incrociandomi per strada reputa cosa buona e giusta suonare il clacson. Posso dire "il solito" perché è la seconda volta che questo particolare imbecille ci fa. Ma stavolta, oltre a urlargli dietro "Coglione!", ho preso il numero di targa. Si accettano suggerimenti su modi bastardi per utilizzarlo.

Poi, quando il treno è arrivato al capolinea, un signore incazzatissimo - secondo me aveva ragione da vendere - si è lamentato a gran voce con il capotreno perché la sua stazione era stata saltata (!) e adesso doveva tornare indietro.
(Io immaginavo che i treni non fossero soggetti a questo tipo di incidente: che ci fossero dei segnali di stop, più o meno automatizzati, prima di ogni stazione. Evidentemente mi sbagliavo. Tendo sempre a fare il mondo più ragionevole di quello che è, cosa che mi ha causato e mi causerà parecchi fastidi.)

Ultimo, per il momento, il mio computer che, evidentemente pure lui in sindrome premestruale per empatia, sta funzionando a singhiozzo.

Io oscillo tra la rabbia cieca e la rassegnazione. Pregate di incontrarmi quando il pendolo è arrivato all'estrema destra (o sinistra, dipende da dove guardate).

(Buona parte della mia rabbia è dovuta a incontri ravvicinatissimi che sto ultimamente subendo con la Pubblica amministrazione - "amministrazione", ah ah ah ah ah ah! - e la sua burocrazia. I bizantini non erano nessuno, al confronto, e Saigon era Disneyland, ça va sans dire.)

sabato 21 marzo 2015

Maschi

Ore 18.30
Temperatura: 39°C
- Mi sento male. Aiuto. Sto male. Aiutami, amore. Aiuto. [la moglie si prepara per andare in farmacia a comprare la Tachipirina] No, resta qui, non mi lasciare solo, sto troppo male. Aiuto. Aiuto. [in loop]

Il giorno seguente, ore 7.30, una Tachipirina dopo
Temperatura: 37,8°C
- Amore, mi sono scocciato di stare a letto. Tanto ormai sto bene. Che dici, usciamo a fare una passeggiata?

Fotoreporter



#fiori rosa fiori di #pesco #primavers

sabato 14 marzo 2015

L'acqua dimentica

Tempo fa ho letto una citazione che mi è piaciuta tanto: "Tutto finisce, tutto scorre, il tempo passa e l'acqua dimentica". La trovavo molto evocativa, e ho deciso di usarla come titolo di questo post. Per essere precisa (sono pignola per certe cose a causa del mio lavoro, oppure faccio il mio lavoro perché sono pignola per certe cose, non l'ho ancora capito) ho cercato su Google la citazione esatta, e così mi sono accorta che me la ricordavo sbagliata.
E anche oggi ho imparato una cosa nuova.

La citazione giusta, per vostra edificazione personale, recita "Tutto finisce, tutto passa, l'acqua scorre e il cuore dimentica" ed è di Gustave Flaubert. Quindi l'acqua che dimentica che mi piaceva tanto me la sono inventata io. Buono a sapersi.
(Per la cronaca, mi permetto di essere in disaccordo con monsieur Flaubert perché secondo me il cuore non dimentica; certe cicatrici rimangono per sempre.)

Tutto ciò per introdurre due piccoli fatti.
Il primo: ieri sera ero a casa e stavo facendo ginnastica (ebbene sì) quando ha squillato il cellulare. Era un professore della mia università che non immaginavo sapesse della mia esistenza su questa Terra, che a tutt'ora assolutamente non sono riuscita a capire come avesse il mio numero di cellulare, e che voleva un'informazione a proposito di un articolo da me medesima scritto circa dieci anni e una vita fa, quando ancora facevo l'archeologa.
Il prof è rimasto molto deluso quando gli ho detto che purtroppo non ero in grado di dargli l'informazione che gli serviva. Il fatto è che non mi ricordo praticamente niente di quello che avevo scritto in quell'articolo.
O meglio, non mi ricordo le nozioni scientifiche perché le emozioni che avevo provato prima di scriverlo me le ricordo benissimo. Ma quelle al prof non interessano.

La telefonata mi ha fatto pensare a com'ero dieci anni fa: come penso capiti un po' a tutti, per certi versi ero una persona completamente diversa da come sono adesso. Per altri versi, invece, sono rimasta esattamente la stessa. E ho realizzato che sono contenta di essere cambiata dove sono cambiata, e nel modo in cui sono cambiata; e sono anche contenta di essere rimasta uguale là dove sono rimasta uguale.
Non male come traguardo dei 40 anni (e spiccioli): sono davvero fiera di me.

Il secondo fatto è che la prossima settimana il mio telefilm preferito finirà per sempre, e io mi sento triste come se dovessi dire addio a dei miei cari amici. E questo secondo fatto si ricollega al primo perché questa faccenda di attaccarmi emotivamente - qualcuno direbbe in maniera assurda e infantile - a storie e personaggi immaginari è una delle cose in cui non sono cambiata, e in cui davvero mi auguro di non cambiare.

mercoledì 4 marzo 2015

Il ministro Giannini e la sua idea di libertà

Uno Stato veramente democratico, uno Stato sano dovrebbe considerare la pubblica istruzione una priorità. Anzi, LA priorità.

Perché una pubblica istruzione aggiornata ed efficiente significa che i cittadini più intelligenti, dotati di talento e motivati possono andare avanti, indipendentemente dalle possibilità economiche della loro famiglia, fino a raggiungere i posti di più elevata responsabilità, e quindi la governance del Paese, che non potrà che giovarsene.
E significa che tutti i cittadini possono farsi una cultura tale da renderli comunque individui produttivi e consapevoli, in grado di leggere un giornale o guardare un programma di approfondimento e farsi un'opinione, e andare a votare per i propri rappresentanti con cognizione di causa, e contribuire a realizzare una società davvero civile e progredita.

Quindi uno Stato davvero democratico dovrebbe impegnarsi per creare una scuola pubblica d'elite, dotata tra l'altro di strumenti d'avanguardia, connessione wi-fi a banda ultralarga, computer per tutti gli studenti, laboratori linguistici con insegnanti madrelingua, docenti in aggiornamento continuo (e periodicamente esaminati per valutarne le competenze), con orari decenti e stipendi adeguati, edifici costruiti ad hoc, a norma e che non rischino di crollare sulle teste degli studenti.

A questo punto, chi volesse mandare i figli comunque a una scuola privata - che garantisca, che so, l'insegnamento del bridge o della scherma o della lingua cinese o della religione cattolica - potrebbe farlo, ovviamente a spese sue ché lo Stato già finanzia - grazie alle tasse di tutti - un'ottima scuola pubblica (e laica, non dovrebbe essere necessario precisarlo).

Viceversa, uno Stato fintamente democratico, il cui interesse non è formare cittadini consapevoli bensì avere a che fare con una massa di caproni addormentati incapaci di leggere un libro e pronti a bersi qualunque sciocchezza, che venga da un illustre sconosciuto seminudo su un'isola tropicale o dal politico di turno che non sa nemmeno usare il congiuntivo, ecco: uno Stato siffatto lascerà andare a rotoli la scuola pubblica, anzi si adopererà attivamente per distruggerla con riforme una più rovinosa dell'altra, nel contempo finanziando - grazie alle tasse di tutti - le scuole paritarie, nella maggioranza dei casi di stampo fondamentalista cattolico, dove cioè gli studenti vengono educati alla cieca obbedienza, al conservatorismo, al consociativismo e giacché ci sono a coltivare i pregiudizi più retrivi.

Il tutto avendo la faccia tosta di sostenere che finanziare le scuole paritarie, abbassandone così le rette e dando modo anche ai meno abbienti di frequentarle, è "libertà di scelta".

La prossima volta che devo andare da qualche parte, invece di prendere l'autobus prenderò il taxi, anzi prenderò un'auto a noleggio, di quelle lucide con gli interni in pelle e l'autista in abito scuro, e poi chiederò il rimborso al Governo visto che nell'usare il più costoso servizio privato invece del più economico servizio pubblico non ho fatto che esercitare la mia libertà di scelta.

(Scusate, ma sono incazzatissima - e anche preoccupatissima, visto che non una voce si è levata a protestare contro questo ennesimo scempio.)

lunedì 2 marzo 2015

Sempre zitti, sotto (cit.)

Se non fosse che coinvolge me direttamente, e con ogni probabilità mi coinvolgerà in futuro, il che è peggio, direi che la situazione politica italiana attuale è tragicomica.
Sì, in effetti non è una novità.

Una delle cose che mi preoccupano di più è l'abbattimento a zerbino dei media. Ormai sono talmente appiattiti a terra da aver raggiunto uno spessore di micron. Mi viene in mente la scena di Non ci resta che piangere, in cui Benigni si dice disposto a farsi camminare sopra da un Savonarola.

Ecco, quando si dice la coincidenza, c'è sempre un fiorentino di mezzo. L'altro giorno mi ha allucinato leggere i titoli delle news che scorrono durante il TG di RaiNews24 (in altri tempi un'oasi giornalistica), e imbattermi nella seguente perla: "L'Italia del rugby batte la Scozia. Tweet di Renzi."

Sarò io che giornalista non sono, ma a me sarebbe sembrato più ovvio dare, che so, il risultato della partita e non menzionare il nostro caro premier che si è degnato di lasciare un commento.

(Siccome non c'è mai limite al peggio, poche ore dopo la perla di cui sopra è stata surclassata dalla notizia che Renzi si recherà a deporre una rosa sul luogo dell'assassinio di Boris Nemtsov. Chi fosse Nemtsov, perché l'abbiano ucciso, come stiano procedendo le indagini, come abbia reagito Putin, cosa stia succedendo di conseguenza a Mosca in queste ore è irrilevante al cospetto di cotanto evento.)

Poi c'è il fatto che se lo si cita su Twitter, immediatamente si scatena la canea dei fan che si sdegnano, pare, perché hai osato nominare il suo nome invano. Roba che manco i bimbiminkia adoratori degli One Direction o del Bieber di turno.
Cicci, calmatevi perché criticare Renzi non è (ancora) un reato.

Durante il ventennio si mise in cantiere un vocabolario enciclopedico italiano in cui ogni lemma era la scusa buona per citare il Duce. Per fortuna la degna impresa si interruppe - causa sconfitta in guerra - alla lettera A.

Nel frattempo, per non farci mancare niente, siccome le scuole pubbliche italiane continuano a cadere letteralmente a pezzi in testa agli studenti, una quarantina di deputati (sic) hanno ritenuto necessario mettere in giro un appello per la parità delle scuole private.
(Nel senso di aumentargli i fondi, non nel senso che devono crollare pure quelle.)

mercoledì 18 febbraio 2015

Artificial Intelligence

La genialità dei nuovi captcha di Blogger ("Dimostra di non essere un robot" "Non sono un robot" "Ah, OK") deve essere figlia legittima dei moduli per entrare negli States ("Sei un pericoloso terrorista / sei patologicamente pazzo / trasporti sostanze e/o oggetti e/o piante pericolose?" "No" "Ah, OK").

Che poi io i captcha dai miei blog li ho tolti, ma loro compaiono lo stesso. Mah.

martedì 17 febbraio 2015

Siamo nel 2015 ma certa gente ancora non se ne convince

Ennesima desolante conversazione stimolata dalla scandalosa immagine sul mio desktop in ufficio che, per capirci, è questa:


Collega (ridendo): Per favore, vuoi cambiare quell'immagine?
Io: (non ridendo per niente): Perché? 
C (sempre ridendo): Ma dai!
Io: E' l'immagine del mio desktop e a me piace. Se tu hai problemi con i baci...
C: No, non ho problemi con i baci...
Io: ...mi dispiace per te, voglio dire che non è tanto normale avere problemi per due persone che si baciano...
C: ...
Io: ...sul tuo desktop comunque puoi mettere altre cose che ti facciano stare più a tuo agio: che so, caprette, fascisti che fanno il saluto romano...
C: ...non è che ho problemi con i baci... E' che mi mettono a disagio...
Io: E forse non sei abituata a vedere persone che si baciano, me ne dispiace.
C: Infatti, non ne ho mai visti!
Io: Eh, peccato. Invece quando sono andata a Londra...
C: Ah, ne hai visti tanti di questi?
Io: Sì, a Londra ho visto tante persone che si baciavano e si tenevano per mano. 

mercoledì 11 febbraio 2015

Cose che vi consiglio di vedere invece di perdere tempo (e sanità mentale) con Sanremo

Come si evince dal titolo, questo è un post di pubblica utilità.

Ieri sera, complice l'assenza dell'amore mio che essendo un italiano medio ama guardare Sanremo riempiendolo di improperi, ho passato una meravigliosa serata con il televisore spento e il computer acceso, guardando serie TV di qualità (va da sé che erano serie TV straniere).

Mi sembra dunque giusto e morale suggerirvi qualcosa da vedere, che stimoli la vostra intelligenza nonché il piacere estetico più di Carlo Conti, Albano & Romina e compagnia cantante (pun intended).
Oddio, anche Peppa Pig farebbe alla bisogna ma cerchiamo di volare un tantinello più in alto, eh?

(Avvertenza preliminare: ho preso l'abitudine, dato che le serie TV italiane per me sono inguardabili, di seguire solo serie straniere, in lingua originale con i sottotitoli. Alcune non sono state ancora trasmesse in Italia. Siate creativi.)

mercoledì 28 gennaio 2015

Non vado bene

Non vado bene per questo momento storico. O forse è questo momento storico, questa politica, questo mondo che non vanno bene per me.

Un paio di personaggi, più o meno autorevoli, che seguo su Twitter hanno commentato il neo-governo Tsipras puntando il dito contro il fatto che "sono tutti uomini".
A me pare un commento idiota. Sono persone capaci? Sono competenti? Sono onesti e seriamente impegnati a rimettere in piedi la Grecia?
Questo dovrebbe importare, non il loro sesso. Ché, voglio dire, nel governo Renzi le donne ci sono e non mi pare abbiano fatto 'sta gran differenza.
Facciamo un governo di persone preparate, e facciamo riforme tali da promuovere l'effettiva eguaglianza tra donne e uomini; così che, sempre di più, le donne ai posti di comando siano lì perché se ne riconosce la capacità, e non perché "dobbiamo mettere una donna per essere politically correct".

(Negli ultimi giorni si sono sprecate le ipotesi sul prossimo Presidente della Repubblica, infinite variazioni sul tema "Tizio, che ha fatto questo e quest'altro; Caio, che invece ha fatto questo ma d'altra parte quest'altro; Sempronio, che è presidente del comitato tale; oppure una donna". Ecco, appunto. Una donna purchessia.
Allora, scusate, io propongo la Ferilli.)

Intanto Bagnasco continua a lamentare la diffusione, nella scuola, della presunta "teoria del gender". E nessuno dei nostri pregiati giornalisti che alzi il ditino per chiedergli a quale titolo ritenga di poter commentare i programmi di studio della scuola italiana, pubblica, laica.

(Io nel frattempo mi sono sbattezzata. La comunicazione ufficiale della Curia, con divieto di partecipare ai sacramenti e di avere un funerale religioso "salvo pentimento", nonché scomunica latae sententiae, mi è arrivata proprio il giorno di Natale. Miglior regalo non avrebbero potuto farmi.)

In compenso, pare io abbia finalmente imparato ad accorgermi di quando sto vincendo una discussione e il mio interlocutore cambia traiettoria per mettermi dalla parte del torto. Deflecting, si dice in inglese.

venerdì 23 gennaio 2015

Addio PEC

Un mezzo di comunicazione fondamentale per qualunque amministrazione pubblica, perché coniuga la semplicità d’uso della posta elettronica con le garanzie fondamentali che devono caratterizzare la comunicazione istituzionale.
Chi parlava con tanto trasporto della PEC, meno di cinque anni fa? Ma sì, era proprio lui, l'allora ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che trionfalmente declamava
50 milioni di italiani, ovvero tutti i maggiorenni dotati di codice fiscale, se lo vorranno avranno diritto ad attivare gratuitamente la loro Posta elettronica certificata.
(Costo dell'appalto per l'attivazione e la gestione delle caselle: 25 milioni di euro, più altrettanti per il rinnovo del servizio.)

Ecco, qualcosa da allora deve essere andato storto perché, a quanto pare, finora sono stati attivati circa 2 milioni di indirizzi (che, a dire il vero, a me non sembrano pochissimi) e solo il 20% di questi risulta aver effettivamente inviato una mail (beh, questo dato in effetti è abbastanza deprimente). L'Agenzia per l'Italia Digitale, organismo che non so bene a cosa serva se non a farci pagare qualcos'altro, ha quindi deciso di tagliare il ramo secco (che era già nato morto, chiosa Wired) e ha quindi graziosamente comunicato che
Dal 18 marzo al 17 luglio 2015 non sarà più possibile inviare nuovi messaggi ma sarà comunque ancora possibile ricevere nuovi messaggi (ad esempio risposte a messaggi inviati prima del 18 marzo). Dal 18 luglio al 17 settembre 2015 sarà possibile accedere alla propria casella solo per leggere (ed eventualmente salvare sul proprio PC) i messaggi già ricevuti. Dal 18 settembre 2015 non sarà più possibile accedere alla propria casella.
Dopo di che,
Tutti gli utenti CEC-PAC che ne faranno richiesta potranno usufruire gratuitamente, per un anno, di un indirizzo di PEC rilasciato da uno dei gestori PEC accreditati presso AgID. A partire dal secondo anno, per gli utenti che vorranno mantenere la PEC i costi da sostenere saranno quelli praticati sul mercato dai diversi gestori accreditati (attualmente i prezzi medi sono di circa 5 euro all’anno).
"A pesare sul mancato decollo del servizio - secondo alcune interpretazioni - la mancanza di obblighi vincolanti con relativa sanzione per le amministrazioni inadempienti, che ha poi fatto sì che gli enti abbiano preferito rimanere fedeli alla comunicazione via Internet se non addirittura a quella più tradizionale via raccomandata A/R.  Inoltre non è stato mai definito, da parte delle PA, un piano di attivazione dei servizi web, tra cui la Cec-Pac rientra. Con il risultato che al cittadino non è dato sapere a che cosa serva, nella pratica, lo strumento."

Aggiungerei il fatto che la procedura per attivarla, 'sta PEC, era decisamente farraginosa (ricordo quale odissea fu per me), tant'è vero che risultano circa 500mila indirizzi "prenotati" ma non attivati (immagino le scene da tregenda alle Poste).

Personalmente, faccio parte del 20% di utenti che hanno usato la PEC e devo dire che una buona decina di viaggi in qualche ufficio pubblico me li ha risparmiati. Tanto che meditavo di comprare un nuovo indirizzo, ma mi sorge il dubbio: se la PEC viene dismessa dallo Stato, ciò significa che non varrà più come strumento per dialogare con la PA? E' un punto da approfondire.

(La dismissione del servizio PEC farà risparmiare, a quanto leggo, circa 19 milioni di euro. Che però resteranno in dotazione dell'Agenzia per l'Italia Digitale, per portare avanti i programmi di Crescita Digitale - cosa sia, se vi va, lo scoprite qui; a me, vi dirò, pare fuffa - e in particolare il progetto Identità Digitale. Aiuto.)

Casi clinici

Per farvi capire i livelli di paranoia a cui sono capace di arrivare (ma ehi, perlomeno ne sono consapevole e cerco di dominarmi; è una buona cosa, no?):

L'amore mio è tornato da [altrove] e sono andata a prenderlo all'aeroporto. Il tabellone degli arrivi segnala i voli in arrivo (appunto) e atterrati. Così, quando ho visto lampeggiare il segnale di "in arrivo" in corrispondenza del suo volo, il mio primo pensiero è stato "Meno male, non è esploso in volo!"

Poi il segnale "in arrivo" si è spento e, contemporaneamente, quello di "atterrato"... NON si è acceso. E il mio primo pensiero è stato "Oddio, è esploso in volo!"

(Ovviamente trattavasi invece del normale ritardo di aggiornamento del tabellone. Ma io ho ereditato il motto araldico di mia madre: "Gli aerei precipitano, i treni deragliano, le navi affondano, le auto cappottano, le bici forano, le moto non se ne parla proprio! e se vai a piedi ti può cadere qualcosa in testa".)

Avete presente come, non appena un aereo atterra, il primo atto dei passeggeri italiani è di riaccendere il cellulare? Bene, in un aereo pieno di passeggeri italiani, il primo cellulare a squillare non appena atterrati è stato quello dell'amore mio. Ero io che lo chiamavo per controllare che fosse ancora vivo.

(Capite perché non voglio un figlio? Diventerebbe un serial killer, come minimo, e qualunque tribunale di questo mondo non potrebbe non riconoscergli tutte le attenuanti possibili.) 

martedì 20 gennaio 2015

Dietro ogni grande uomo

L'amore mio in questi giorni è [altrove], a far visita a un amico. Io sono contenta, sono fermamente convinta che a una coppia faccia bene separarsi ogni tanto, coltivare ciascuno i propri interessi. Ti aiuta a mantenere la tua individualità e, al tempo stesso, ad apprezzare meglio quanto l'altro ti è complementare, come averlo vicino ti arricchisce e migliora la vita.

Tipo dieci minuti fa, quando ci siamo sentiti in chat e l'amore mio stava cercando di individuare, in mappa, un paesello dalle parti di [altrove] che aveva visitato anni addietro ma di cui - tipicamente - non ricordava il nome, e che gli sarebbe piaciuto vedere per via di [caratteristica].

Mentre mi stava raccontando tutto ciò, io googlavo "paesello [altrove] [caratteristica]", e così nel giro di 3 secondi (ho una connessione veloce) ho identificato il paesello, ho mandato all'amore mio il link alla relativa voce di Wikipedia, e per soprammercato gli ho girato pure le indicazioni di Google Maps per arrivare da [altrove] a  X.

Ché quelle poteva ben trovarsele da sole, ma a me piace fare la dippiù.

martedì 13 gennaio 2015

Nausea

Nausea, nausea profondissima.

Quelli che in questi giorni "il fondamentalismo islamico è da combattere perché non accetta il dialogo, è antidemocratico, censura la libera espressione" e sono gli stessi che hanno censurato Luttazzi, la Guzzanti, hanno commissionato i servizietti sui calzini blu dei giudici e instaurato il metodo Boffo.

Quelli che "l'Islam impedisce la libertà di religione e perseguita le minoranze cattoliche", e sono gli stessi che "gli immigrati musulmani devono adeguarsi alle nostre tradizioni" (il piccolo particolare che negli Stati islamici l'Islam è, per l'appunto, religione di Stato mentre noi teoricamente saremmo una Repubblica laica che tutela i diritti dei cittadini senza differenza di sesso, censo, razza, religione etc. sfugge a questi paladini della democrazia e della legalità).

Quelli che "non possiamo accettare l'Islam perché non rispetta le donne" e sono gli stessi che vorrebbero abolire l'aborto legale, ostacolano la diffusione della pillola del giorno dopo, licenziano con un pretesto chi rimane incinta e vanno con le prostitute (magari pure minorenni).

Quelli che vanno alla marcia di Parigi e nei loro Paesi censurano, torturano, imprigionano e fustigano su pubblica piazza gli oppositori ai loro regimi.

Quelli che "siamo in prima linea contro il terrorismo" e poi Boko Haram uccide migliaia di persone in Nigeria e a nessuno gliene frega niente.

Nausea. Profondissima.

giovedì 8 gennaio 2015

Sui fattacci di Parigi

La premessa spero sia pacifica: andarsene in giro minacciando, imprigionando, picchiando, torturando e uccidendo altra gente, in particolare gente che non la pensa come te e vorrebbe solo farsi i fatti suoi, è sbagliato, e chi lo fa andrebbe appeso per gli alluci in piazza e abbandonato al pubblico ludibrio.

Detto ciò, una cosa sono i musulmani (moltissimi dei quali in queste ore stanno condannando la strage a Charlie Hebdo) e una cosa sono i fondamentalisti. Il fondamentalismo non ha nulla a che fare con la religione, la usa come un comodo pretesto, un po' come - fatte le debite proporzioni - i teppisti che vanno allo stadio non per guardare la partita ma per fare casino.

Parte del problema è dato dalle reazioni assurde e scomposte che si stanno registrando in queste ore: tipo invocare il blocco delle immigrazioni (peccato che i presunti terroristi siano francesi e non clandestini) o progettare restrizioni della privacy (ci provano sempre, sfruttano ogni minimo appiglio, senza vergogna).

O vantarsi della "superiorità della civiltà occidentale". Faccio sommessamente notare che si moltiplicano i casi di "civili occidentali" che si arruolano nelle file dei terroristi; evidentemente la superiore civiltà occidentale non è in grado di risolvere i loro problemi, né di riconoscere il loro disagio, né tantomeno (complimenti ai servizi sociali e alla cosiddetta intelligence) di accorgersi c'è qualcosa che non torna.

A margine, ci sono le scene ridicole di chi si erge a paladino della libertà di stampa e della libertà di espressione e della libertà di satira, quando ieri plaudeva agli editti bulgari di turno e oggi sta discutendo l'ennesima legge bavaglio (mentre da anni evita di farne una contro l'omofobia e di introdurre il reato di tortura).

Dice: vabbeh, ma non si sono messi a sparare in giro con il kalashnikov.
Ah, certo, noi censuriamo e ci auto-censuriamo e discriminiamo donne gay e persone di altre religioni, ma tutto in maniera democratica eh, sia chiaro.

Chissà come mai

- Visto che è dalle parti del tuo ufficio, non è che oggi riesci a passare da [negozio]?
- Ah, OK, non c'è problema.
- Bene, grazie mille!
- :)


- Hai capito qual è [negozio], vero?
- Certo, lo conosco, ho anche comprato qualcosa un paio di volte.
- Bene :)
- Bene :)




- E' [negozio] all'angolo di #piazza, vicino all'Università.
- Tranquillo, so dov'è. Lo sai che ho frequentato proprio quell'Università, e ora con l'ufficio in pratica sono quasi vent'anni che vado ogni giorno nella stessa zona.
- OK.
- OK.






- ... Perché nelle vicinanze c'è pure [negozietto], vero?
- Sì, e invece io devo andare a [negozio], ho capito.
- OK.
- ...






- ... Non [ipernegozio], [negozio].
- Ussignùr, lo so. In quell'isolato ci sono [ipernegozio], [negozio] e [negozietto], io devo andare a [negozio], ho capito, t'ho detto che conosco la zona!
- ...OK.
- ...







- [negozio] è proprio all'angolo di #piazza, sai? Quello con le vetrine...
- CONOSCO [NEGOZIO], SONO VENT'ANNI CHE VADO DA QUELLE PARTI, CI PASSO DAVANTI PRATICAMENTE OGNI GIORNO, SE TI HO DETTO CHE HO CAPITO VUOL DIRE CHE HO CAPITO, VA BENE???!!!
- OK, ma perché adesso ti incazzi?