martedì 28 agosto 2012

Pure Federica Pellegrini si era "chiusa nella bolla" e si sono poi visti i bei risultati alle Olimpiadi

Mi pare inutile continuare a seguire la politica, finché si tratterà delle solite facce di tolla che continuano a ripetere i soliti paroloni che non significano nulla, cercando di spacciare per "dibattito democratico" la solita compravendita di poltrone.

Quando (e se) arriveremo alle elezioni mi impegnerò (eh sì, ci vorrà impegno) per cercare un partito e/o un candidato che non sia totalmente repulsivo. Oppure voterò scheda bianca: c'è sempre una prima volta e sono stanca di essere sempre costretta a scegliere il male minore.

(Mi rifiuto di astenermi perché sono profondamente convinta che il voto sia un dovere prima ancora che un diritto, ma stanno rendendo davvero difficile la vita della mia coscienza civile.)

Di votare PD, ovviamente, non mi passa nemmeno per la testa e quindi, in linea teorica, Bersani che lancia proclami su come sceglierà di allearsi con Vendola piuttosto che con Casini (come se fosse un emiro che deve scegliere la sua favorita per la notte, come se la cosa non riguardasse magari un pochettino anche noi) non dovrebbe farmi né caldo né freddo. Invece questo atteggiamento spocchioso e autoreferenziale, e devo purtroppo dire tipicamente piddino, di chi si chiude nelle sue stanze con pochi intimi a prendere decisioni, senza minimamente considerare anzi avendo perso del tutto la capacità di capire che cosa sta succedendo fuori, ecco questo atteggiamento mi dà parecchio sui nervi. Io lo prenderei a ceffoni, Bersani.

(Nota di servizio per gli opinionisti sapientini: dire "sono tutti uguali" non è qualunquismo. E' realismo.)

lunedì 27 agosto 2012

Il ritorno

Dunque si torna in ufficio. Sono sincera, la cosa non mi dispiace: le vacanze sono belle, ma il lavoro dà le sue soddisfazioni.
(Primo giorno. Da domani, mi rivedrete a sbuffare e sacramentare sui soggetti disturbati con cui devo avere a che fare.)

Scherzi a parte, il ritorno non sta andando malissimo, almeno finora. Stamattina sono riuscita a svegliarmi presto, anche se ero andata a letto tardi (lo so, non proprio una mossa astuta da parte mia), e a prendere il solito treno nonostante tre utOnti avessero unito le loro forze per occupare la biglietteria indefinitamente.
Meno male che, causa ansia congenita, arrivo in stazione con eoni di anticipo.

Poi qui in ufficio, durante le ferie, hanno sostituito i server e "riconfigurato" tutte le postazioni. Il che, tradotto in linguaggio non tecnico, significa molto semplicemente il caos. Metà di noi non accede alla posta elettronica, l'altra metà (tra cui la sottoscritta) non accede ai suoi file. In queste condizioni, va da sé, l'attività è giocoforza limitata.

In teoria, questo aggiornamento dei sistemi dovrebbe servire a migliorare i lumacheschi tempi di risposta delle macchine. Nella pratica, almeno per il momento, il mio PC è più lento che pria e sembra aver cancellato parecchia della mia roba. Spero davvero - per la sua salute - che chiunque abbia smanettato qui in mia assenza abbia avuto l'accortezza di fare un backup.

D'altra parte, in questi ultimi giorni di agosto il ritmo è ancora blando. Ieri un tipico acquazzone estivo ha abbassato la temperatura (mi ha pure allagato mezza casa, ma vabbeh), per cui si sta qui, si fa quel che si può, l'aria è fresca e la giornata sta scivolando via.

giovedì 23 agosto 2012

Prove di stalking

Saprete che, qualche settimana fa, sul web si è diffusa la notizia (con conseguente allarme e minaccia di rivolta degli utenti) che i maggiori social network avrebbero chiesto ai propri utenti una conferma di identità. Niente più pseudonimi, in altre parole.

Personalmente, ritengo che usare un nickname sia una delle cose più divertenti di Internet; scegliere un alter ego in base al proprio carattere, ai propri interessi, in fondo è sì un modo di nascondersi, ma anche di rivelare una parte di se stessi che si ha qualche ritegno a manifestare "in chiaro". D'altro canto, così vivo io il mio nickname ma capisco che ci sono altri utilizzi, molto meno "benevoli", di fronte ai quali misure più o meno restrittive della privacy appaiono ragionevoli, se non addirittura necessarie.

Queste considerazioni sull'uso dei nickname mi hanno condotto a riflettere su quanto, consapevolmente o meno, riveliamo di noi anche quando ci nascondiamo dietro un avatar.
Ad esempio, uno dei blogger che seguo dice spesso di avere un cognome insolito, senza però mai citarlo, e si è meravigliato quando più di uno tra i suoi lettori lo ha rintracciato in Rete. Forte delle mie letture "gialle", mi sono cimentata anche io nell'indagine e mi ci è voluta non più di mezz'ora per individuare curriculum vitae, foto e profilo Facebook del soggetto in questione.

Quali indizi ho seguito? Beh, innanzitutto l'anagramma di nome e cognome che il malcapitato aveva incautamente diffuso in un post. Non sono brava con gli anagrammi (ho troppa poca pazienza), ma certe lettere permettono ben pochi accostamenti; inoltre altri post mi avevano fornito importanti indicazioni sulla presenza o meno di consonanti raddoppiate. E' stata quindi solo questione di pochi tentativi, e ovviamente di Google.
Ma avrei potuto seguire anche altre strade, visto che del blogger conoscevo, ad esempio, professione ed area geografica di residenza; anzi, qualunque altra persona più ferrata di me in geografia (e non è difficile) avrebbe cominciato senz'altro di lì visto che il blogger è generoso in fatto di menzione (ancorché criptata) e descrizione di luoghi.

Ora sto resistendo alla tentazione di andarmi a rileggere i miei vecchi post, e verificare quanto sarebbe facile risalire alla mia identità solo basandosi su quello che ho scritto. Facilissimo, immagino, dato che non ho il proposito di nascondermi e ho scelto un nickname, per l'appunto, solo perché mi divertiva l'idea. Non per niente ho collegato il blog al mio profilo Facebook, in cui mi presento con nome e cognome "anagrafici".

Quello che potrei fare, invece, è rintracciare amici parenti e conoscenti del blogger di cui sopra. Anche su questi ho tante informazioni, non penso mi ci vorrebbe molto. E, ecco, questa è una cosa che mi preoccupa perché io ho scelto di "espormi" sul web, ma le persone di cui parlo non hanno fatto la stessa scelta, e l'idea di averli inconsapevolmente messi in piazza, loro malgrado, mi scatena tutta una serie di problemi etici.

mercoledì 22 agosto 2012

Alice nel Paese delle Meraviglie

Di ritorno da una rilassante, ingrassante, finita troppo presto, splendida settimana di vacanze, tanto per rientrare immediatamente nella normale routine siamo andati all'IKEA.

Tengo a precisare che l'idea di andare all'IKEA è venuta all'amore mio, e non a me (io ho entusiasticamente accettato, ma ciò è irrilevante). Tengo inoltre a sottolineare che fino a pochi mesi fa la soglia di tolleranza-IKEA dell'amore mio era nell'ordine dei 10 minuti; al ritorno dalle vacanze, sull'autostrada, ha avvistato un'IKEA e ha esclamato: "Quasi quasi ci farei un salto".
L'addestramento procede come da programma, niente da dire.

Va comunque detto che siamo andati all'IKEA con lo scopo preciso di acquistare un ben preciso mobile; l'avevamo visto sul sito, avevamo controllato le misure (due ore di discussione tra me che sostenevo che il mobile andava bene, e lui che sosteneva che era troppo grande. Avevo ragione io, ça va sans dire) e avevamo pure verificato che ci fosse disponibilità in negozio.
Ecco perché, arrivati in loco, ci ha stupito scoprire che il mobile non c'era.

Dato che nutro un'irragionevole fiducia nei sistemi informatici IKEA e in generale nella sua organizzazione aziendale, ho provato a interpellare un gentile commesso; il quale mi ha gentilmente comunicato che il mobile in questione era sì in magazzino, ma non ancora in vendita e che per comprarlo avremmo dovuto aspettare almeno un mese. Io, che avevo già iniziato a pregustare le fasi del montaggio e successiva sistemazione in casa, ho provato a impietosire il tipo millantando un viaggio lunghissimo (10 minuti in realtà) fatto apposta per arrivare in negozio, ma niente da fare. Al che, mesti e sconsolati (e con molta meno fiducia nei sistemi informatici IKEA e in generale nella sua organizzazione aziendale), ci siamo diretti all'uscita.

Tuttavia, dato che l'amore mio non faceva che mugugnare "Ecco, una mattinata persa, pensare che potevamo andarcene al mare", ma soprattutto dato che a quel punto io il mobile lo volevo per principio perché sul sito risultava disponibile, abbiamo provato a interpellare un altro gentile commesso. Peccato che vi siate persi la mia grande interpretazione di dolce e ingenua fanciulla appena giunta dal paesello apposta per fare spese all'IKEA.

Ebbene, con mia delizia e ripristinando all'istante tutta la mia fiducia nei sistemi informatici IKEA e in generale nella sua organizzazione aziendale, il secondo commesso ha verificato che effettivamente il mobile ci fosse, mi ha pregato di aspettare ("Mi ci vorrà parecchio tempo, però, signora." "Quanto?" "Eh, almeno 20 minuti.") ed è andato in magazzino a recuperare il mobile. E visto che l'attesa si stava protraendo oltre il previsto ci ha pure offerto caffè e dolcetto al bar.
(Un cinnamon roll, come se non bastasse, e io erano anni che lo volevo assaggiare.)

Inutile dire che, quando ho messo le mani sul mobile, mi sono profusa in ringraziamenti.
Inutile anche dire che, nel trasporto dalle casse all'auto, abbiamo perso un pezzo e siamo dovuti andare al banco Assistenza Clienti per cercare di recuperarlo, etc. etc.

venerdì 3 agosto 2012

Chi si contenta...

Mi sono ricordata come mai avevo smesso di fare ordini IBS: due giorni di giacenza inutile nel loro magazzino, e così i libri che avevo faticosamente scelto (avevo anche rintracciato il libro misterioso, mannaggia) non mi arriveranno in tempo per portarmeli in vacanza.

In compenso, sono arrivate in tempo altre cose che quindi non dovrò portarmi in vacanza. Direi perciò che il bilancio è sostanzialmente in attivo.

giovedì 2 agosto 2012

Compensazioni

Ieri sera sono andata a dormire ancora inc***ata per aver visto un dibattito, su La7, a proposito delle unioni civili. Non so come abbia fatto Paola Concia a trattenersi dal prendere a schiaffi la ventinovenne bigotta pidiellina che ci rappresenta (!!!) al Parlamento Europeo e che se ne è uscita con posizioni che definire "retrive" è poco.

Ma questa mattina, quando proprio non me l'aspettavo, anzi come scrivevo solo ieri non avevo la minima speranza in merito, la famosa e famigerata "scena dell'anello" è stata rilasciata a furor di popolo (piccola, marginalissima lezione su come bisogna combattere per ciò che si ama e si vuole, e su come l'unione fa la forza).

(Ditemi poi voi se non è stato stupido tagliare una scena come questa.)

mercoledì 1 agosto 2012

Nativi digitali

Questo post ha bisogno di una lunga premessa che, oltre ad annoiarvi, mostrerà una volta di più lo stadio acuto di infantilismo in cui mi crogiolo. Chissene.

Dunque, Premessa. Seguo assiduamente (e come sapete ne vado fiera) un telefilm americano per teenager, in cui da un po' di tempo in qua ogni scena romantica della mia coppia preferita, benché scritta e filmata, viene sistematicamente tagliata dalla versione definitiva degli episodi, quasi certamente perché si dà il caso che la suddetta coppia sia gay.

La comunità dei fan, fortemente urtata dalla cosa, sta protestando da mesi con il network, chiedendo in particolare il rilascio via web di una specifica scena, per l'appunto girata e poi tagliata, in cui uno dei ragazzi regalava all'altro un anello. Come sappiamo, noi fan, dell'esistenza di questa scena? Semplice: il network, che è perfettamente conscio di quanto questa coppia sia amata, per promuovere l'episodio in questione ha usato un paio di screenshot della suddetta scena, con il risultato che abbiamo tutti guardato ansiosamente la puntata come allocchi per poi scoprire, alla fine, che non c'era niente da vedere.

(Incidentalmente, converrete con me che la cosa è irritante e sa parecchio di presa per i fondelli. Il fatto che si pensi di potersi impunemente fare gioco dei ragazzini perché sono ragazzini, per esempio tagliuzzando senza freni i cartoni animati senza preoccupazione per la coerenza del racconto, "tanto so' bambini e non capiscono", mi ha sempre fatto inferocire.)

Dato che, periodicamente, i copioni del telefilm sono venduti all'asta, i fan si sono coalizzati per acquistare il copione di quel particolare episodio (che ovviamente includeva la scena), scoprendo che il famoso anello era un "promise ring", ossia in pratica un pre-anello di fidanzamento, peraltro donato con il contorno di un discorso che suonava paro paro come voti nuziali. Dato che si tratta di un passo notevole nella storia della coppia, ciò non fa che rendere più grave la censura. 

Ora il creatore e produttore dello show si è iscritto a Twitter ed ha promesso ai fan, che hanno immediatamente colto l'occasione per chiedergli conto della faccenda, che rilascerà la famigerata scena se gli stessi fan gli faranno raggiungere 500.000 follower. Sì, la cosa è ricattatoria come sembra; peraltro, essendo il tipo un notorio mentitore, tutti dubitano che manterrà la parola. Qui finisce la Premessa.

La cosa che per me è fantastica, ed è il motivo per cui sto scrivendo questo post, è che la comunità dei fan (in larga parte, ovviamente, teenager), con quella che a me pare una mossa geniale, si è immediatamente attivata per creare migliaia di falsi account su Twitter e usarli per incrementare il parco-follower del produttore. L'inespressa consegna, peraltro, è che se e non appena il tizio si deciderà a rilasciare la sospirata scena, i falsi follower saranno immediatamente cancellati: in modo da dare un segnale forte e chiaro, almeno per chi vuole capirlo.

La prontezza di questi ragazzi nell'escogitare un sistema per piegare ai loro scopi la tecnologia di cui dispongono (e che evidentemente padroneggiano alla perfezione) è a mio parere mirabile.