lunedì 31 ottobre 2011

Happy Hallowe'en!

Devo dire che sono contraria a questo contagio di festività straniere, non per "purismo" (amo le contaminazioni e gli scambi culturali) ma perché ritengo sia in qualche modo sbagliato appropriarsi di una tradizione solo per "moda", e senza averla effettivamente compresa.
Per cui mi hanno sempre dato fastidio i festeggiamenti di Hallowe'en in Italia; se proprio vogliamo vestirci in maschera, mi dicevo, abbiamo tanto bene il Carnevale!

Beh, oggi al TG (tutto serve almeno una volta nella vita) ho sentito un bambino spiegare che "il Carnevale è per il divertimento, Hallowe'en è per la paura".
Mi ha convinto.

domenica 30 ottobre 2011

Servizio pubblico

Presa da Diaspora*, non mi sono resa conto di avere il TV sintonizzato sul TG1. Ho così potuto assistere a un servizio su Hallowe'en infarcito di castronerie. La giornalista (???) inviata a Washington (con i soldi nostri! a meno che non abbia semplicemente riciclato immagini d'agenzia...) è riuscita a dire, nello spazio di due minuti scarsi, che:
- alcuni dei bambini in visita alla Casa Bianca per Hallowe'en hanno voluto vestirsi in maschera;
- gli è andata bene, perché Obama ha dato loro tanti "dolcetti" e nessuno "scherzetto".
Ora dico io, ma pezzo di cretina, sono anni che i telefilm americani ci hanno istruito sulle dinamiche della festa di Hallowe'en, tanto che con il nostro solito complesso di inferiorità l'abbiamo importata e anche da noi adesso i bambini vanno in giro in maschera importunandoci con "dolcetto o scherzetto". Che significa, emerita imbecille, che i bambini ci faranno, loro, uno scherzetto se non gli diamo i dolcetti. Non dico assai, ma un giretto su Wikipedia per rendersi conto di quello che si sta dicendo no, eh?

... E come se non bastasse, ecco la marchetta sull'ultimo libro di Vespa. Cito testualmente: "E' un Vespa che non ti aspetti..."
Me lo aspetto sì me lo aspetto, il Vespa stagionale, puntuale e atteso con trepidazione come una cambiale scaduta...

venerdì 28 ottobre 2011

Invidiatemi

Sarete tutti felici (?) di sapere che casa mia è di nuovo connessa a Internet. L'amore mio, di sua spontanea iniziativa (davvero, non sono ironica):
- ha preso il mio vecchio router;
- l'ha portato da un tecnico per verificare quale fosse il problema;
- appurato che il router era rotto, ne ha comprato uno nuovo;
- ha scelto un modello con il tasto di spegnimento, perché gli avevo detto che lo volevo così;
- lo ha fatto configurare dal tecnico con le specifiche del mio PC e del mio provider;
- me l'ha portato a casa, lo ha montato e ha verificato che il PC si connettesse regolarmente.

Lo amo.
(Non che io sia proprio del tutto incapace, eh? Dopo tutto, l'altra volta il router me lo sono pur sempre installata da sola. E' che sono pigra. E tendo alla crisi isterica quando qualcosa non funziona al primo colpo.)


(Comunicazione di servizio: sono felicemente sbarcata su Diaspora*. Se ci siete anche voi, magari ci becchiamo.)

Pro e contro

Sono sempre senza connessione Internet a casa. E ciò è male.
Ma stamattina, dopo almeno tre anni, sono riuscita a infilarmi quel paio di pantaloni che mi sono sempre rifiutata di buttare, nella speranza di riuscire prima o poi a rientrarci. E ciò è definitivamente bene.

(Quesito esistenziale: ma se io volessi fare l'anglofona a tutti i costi - e quindi a sproposito - e scrivessi proS, poi dovrei scrivere anche controS?)

giovedì 27 ottobre 2011

Del perché non mi fido (troppo) dei tecnici

Ovvero: quando 2+2 fa 4, ma anche 3,91. Ma anche 75.
Ovvero: “Qualunque tecnologia sufficientemente progredita è indistinguibile dalla magia” (Arthur C. Clarke)

Aggiornamenti sullo stato del mio router. Sotto il "continua a leggere" vi scrivo tutta la triste storia, che potete tranquillamente non leggere, ma che spero leggiate soprattutto per aiutarmi a capirci qualcosa.

Consulenza (gratuita)

Murphy colpisce ancora, come sempre alla vigilia di un lungo ponte festivo: ieri il mio router ha esalato l'ultimo respiro. Requiescat, etc. etc. Il risultato è che sono priva di Internet.

Poteva andare peggio: poteva defungere la scheda di rete (e non è detto che prossimamente non succeda, dato che il computer è da lunga pezza fuori garanzia e al momento non ho i soldi per comprarmene uno nuovo). E non credo che un modem/router costi poi troppo, probabilmente con un cinquantone posso anche cavarmela. Quello che mi terrorizza alquanto è la lotta che dovrò sostenere per configurarlo.
(Non c'è nulla che mi irriti più del seguire alla lettera una procedura di configurazione, e vederla fallire.)

Quindi chiedo a voi, miei pochi ma buoni lettori che sicuramente ne capite più di me: potete consigliarmi nell'acquisto? C'è un modem affidabile e configurabile anche da un'insipiente mia pari? (E magari con un tasto di spegnimento, perché secondo me il router è morto a furia di spegnere/riaccendere la ciabatta.)

(Una domanda tecnica: perché il mio PC, che monta Vista - lo so, lo so, non ho potuto farci niente - quando va in "trasferta" non riesce a connettersi a eventuali reti wi-fi libere? Dipende dal fatto che, all'epoca, ho configurato IP e DNS e non ho selezionato l'opzione "ottieni automaticamente IP"?)

martedì 25 ottobre 2011

Idiosincrasie

Odio, letteralmente, quanti mi chiamano al telefono e non dicono chi sono. Presumendo che io riconosca la loro voce all'istante, cosa che non è perché sono incapace di riconoscere anche la voce delle mie strette consanguinee (peraltro io e le mie sorelle, al telefono, abbiamo la stessa identica voce: aneddoti su aneddoti esilaranti di quando vivevamo nella stessa casa). E comunque, potrei - si fa per dire, eh! - essere distratta da altro e non prestare sufficiente attenzione per riconoscere una voce al telefono.

Quando la mia "compagna di stanza" in ufficio è andata in pensione, ho subdolamente requisito il suo telefono dotato di indicatore del chiamante. E per breve tempo ho raggiunto la pace dei sensi (va da sé che l'indicatore del chiamante è utile anche e soprattutto per evitare di rispondere a persone indesiderate...); poi purtroppo, uno dei dirigenti, indignato del fatto che una bieca manovale come me potesse godere di un tale benefit, ha reclamato il telefono ripiombandomi nella più crassa ignoranza (del chiamante, ovvio).

Voi mi direte: scusa, ma non puoi semplicemente chiedere chi è al telefono?
L'ho fatto, una volta. Era il Presidente della ditta.

sabato 22 ottobre 2011

Parola del giorno: illazione

Trionfale ritorno di una rubrica da molti (= mia zia) rimpianta!

illazióne [illa'tsjone]
s.f.
convinzione o giudizio ricavato logicamente da alcune premesse

Io: ... faccio un'illazione...
Lui: No, amore, non illare!

(Sto ridendo da mezz'ora, compatitemi)

venerdì 21 ottobre 2011

Bandiera bianca

Quando pensi "OK, adesso però diamoci un taglio, hai 38 anni suonati, dovresti essere adulta da lunga pezza e comportarti come tale, e invece continui ad eccitarti stupidamente per romanzi fantasy e cartoni animati e telefilm espressamente concepiti per adolescenti; recupera la padronanza di te stessa e sii responsabile" e allora decidi, per soverchio senso di responsabilità, visto che hai 10 minuti di tempo, di controllare delle bozze che non spetterebbe a te leggere, ma sono urgenti e un controllo in più fa sempre comodo quando si ha fretta, e quindi le controlli, sentendoti molto adulta e responsabile e seria e compresa del tuo lavoro, e trovi una citazione di Harry Potter in cui hanno sbagliato a scrivere il nome di Lord Voldemort (e te ne accorgi all'istante come all'istante ti sei accorta che hanno scritto ex-equo), e mandi una mail al collega responsabile scrivendogli nero su bianco "ti mando le mie correzioni, occhio perché è sbagliato il nome di Tu-Sai-Chi", e neanche ti vergogni ma ne sei fiera, allora capisci che è meglio arrendersi all'evidenza che non sei mai stata, non sei e non sarai mai normale.

Cose che mi fanno innervosire

Beh, per la verità sarebbero tante... Ma restiamo nel contingente.

Un amico mi ha chiesto di passare da casa oggi pomeriggio, per un saluto. Gli ho dovuto dire di no, perché forse nel pomeriggio ho un appuntamento importante e impossibile da rimandare. Ovviamente l'appuntamento salterà, e avrò dato inutilmente buca al mio amico.

Un'amica mi ha invitato in pizzeria sabato sera. Le ho dovuto dire di no, perché per questo weekend io e l'amore mio stiamo faticosamente organizzando (da circa due settimane!) una gita fuori porta con altri amici. Ovviamente la gita fuori porta salterà, e avrò dato inutilmente buca alla mia amica.

E la cosa che mi irrita, ovviamente, è dover constatare che non sono padrona della mia vita.

venerdì 14 ottobre 2011

Mi preparo per tempo

Non per scatenare il panico, ma sappiate che questo diventa per me, da adesso in poi, il record da battere.


(Oltre, ovviamente, alle renne vive.)

giovedì 13 ottobre 2011

Avevo detto "basta sfoghi"? Mentivo

Mi sono ufficialmente stancata di essere malata. E "stancata" è la parola giusta, perché da almeno due giorni (o meglio, due notti) dormo malissimo e mi sveglio più confusa di quando sono andata a letto. Tra l'altro, mi fosse almeno venuta una febbre degna di tal nome: tre giorni di riposo a casa, certificato medico e via andare. Macché, non ho nulla che giustifichi un'assenza dal lavoro per malattia, quindi sono andata stoicamente in ufficio (anche se onestamente non so con quali risultati, visto che mi sentivo la testa immersa nella nebbia). Adesso, se non altro, la confusione mentale è passata (quella indotta dall'influenza, perché quella indotta dai colleghi purtroppo è lungi dal passare, per non parlare della confusione mentale congenita che, ahimé, no-no-non passa). In compenso, c'è questo simpatico pizzicor di gola che mi ha reso parzialmente afona. Per cui, stop alle aspirine e si parte con gli antiinfiammatori. Per i brividi assortiti che mi assalgono random non ho ancora immaginato alcun antidoto (se il clima la smettesse di oscillare tra estate e inverno, anche lui random, sarebbe già qualcosa).

mercoledì 12 ottobre 2011

Agggiornamenti, o presunti tali

Volevo scrivere un altro post sul mio lavoro, e in particolare su una collega che manderei tanto, ma oh tanto volentieri a quel paese, ma mentre lo scrivevo mi sono resa conto che stavo diventando estremamente lagnosa. E seccante. E petulante. Per cui ho cancellato tutto.
(Della serie: perché un blog è più efficace di un diario su carta.)

No, sul serio: sfogarsi ogni tanto è una cosa sana, sfogarsi fa bene, ma dopo un po' bisogna piantarla e rimboccarsi le maniche e trovare una soluzione.
Nel caso in ispecie, l'unica soluzione praticabile è quella di evitare la collega come la peste (ché quella ci manca, già l'influenza mi ha reso afona per la gioia di molti), anche se questo comporta l'accollarsi alcune scartoffie che spetterebbero a lei. Pazienza. (Nella realtà dei fatti, non è che sia roba complicata. Con i miei capi ho protestato, naturalmente, ma per un fatto di principio. Io, paladina della giustizia.)

E dunque, basta con gli sfoghi. Il problema è che, per il resto, non è che mi venga in mente molto altro da dire. Dopo qualche giorno di iperattività bloggatoria, pare che la marea sia cambiata.
Purtroppo questo è un brutto periodo. La salute vacilla, amici/parenti/conoscenti latitano - e fanno bene, come minimo sono contagiosa -, i lavori di casa sono in stallo, e Glee non riprenderà fino a novembre. Mondo crudele.

Update: e tutto quanto scritto sopra sembra ancora più stupido e meschino quando un'amica ti telefona e ti racconta i suoi problemi che sono molto molto più seri dei tuoi. E dovevo chiamarla io, e da lunga pezza.

venerdì 7 ottobre 2011

Sfogo post-lavorativo

Il 90% delle volte adoro il mio lavoro. Cosa che, ne sono consapevole, è più di quanto molti possano dire.
Poi, ovviamente, c'è il restante 10%.

Quando non sono capace di fare una cosa, o non sono abbastanza competente per farlo, lo dico subito a scanso di equivoci. Non per mettere le mani avanti, ma - in coscienza - perché i miei superiori siano in condizione di affidare il lavoro alla persona più adatta.
Per il resto, faccio tutto quello che posso. E lo faccio di buon grado. E lo faccio presto e bene, se posso vantarmi. E a dirla tutta, faccio anche cose che non sarebbero di mia competenza, ma siccome sono intelligente e mi piace imparare cose nuove, mi rimbocco le maniche e studio un po', e faccio quello che serve. 
E a dirla tutta tutta, faccio anche cose al di sotto delle mie competenze. Ma i tempi sono quelli che sono, e la baracca bisogna menarla, e mi pare francamente idiota assumere arie da Bartleby lo scrivano (che, sia detto per inciso, personalmente avrei licenziato, in tronco, al primo "I prefer not to").
(Sono favorita dal fatto che la mia capufficio si rende perfettamente conto di chiedermi, a volte, cose al di sotto delle mie competenze, e ne tiene buona nota.)
Se poi commetto un errore, per quanto mi pesi, sono la prima a riconoscerlo e ad assumermi le mie responsabilità.

Ne deriva che detesto gli incompetenti, e soprattutto gli incompetenti che negano i propri sbagli scaricando la colpa su qualcun altro, anche contro ogni evidenza. Ora, io non sono esattamente una persona diplomatica e di sicuro non sono una persona paziente, quindi quando mi capita di imbattermi in un incompetente, la mia reazione istintiva è quella di gridargli in faccia: "Ma sei stupido o che?" e quindi di cominciare a tirargli addosso oggetti contundenti. Purtroppo sul lavoro questo non sempre è possibile, soprattutto quando l'incompetente in questione occupa una posizione dirigenziale (ahia). Di qui la mia frustrazione, che non è mai una bella cosa, soprattutto di venerdì.

giovedì 6 ottobre 2011

It's all over

I protagonisti del mio telefilm preferito interpretano (alla grande) una scena da uno dei miei musical preferiti.
(Purtroppo posso linkarvi solo alla pagina di Wikipedia.en dedicata a Dreamgirls, dato che Wikipedia.it si è autooscurata in protesta contro la prossima legge anti-informazione. Intanto è morto Steve Jobs: come dire, tutto sembra andare nella stessa direzione, quella opposta al progresso. Vabbeh, per quel che possiamo consoliamoci così.)



Update: al momento in cui scrivo questo aggiornamento, Wikipedia è tornata in linea. Per quanto tempo, non si sa. Steve Jobs è sempre morto; la libertà di informazione (e con lei la libertà tout court) è lì lì per.

mercoledì 5 ottobre 2011

(Magre) consolazioni

Oggi, sul lavoro, mi hanno giustamente rimproverato per un errore che ho commesso. Niente di drammatico; non è morto nessuno e probabilmente del mio errore nessun (altro) si accorgerà. La cosa però mi ha infastidito e demoralizzato alquanto.

Si tratta di un compito che svolgo da più di un anno e quindi ormai, per me che mi vanto sempre di essere una fast learner, dovrebbe procedere in automatico; invece, nonostante in coscienza mi impegni con la massima attenzione (proprio perché so che tendo a sbagliare), inciampo sempre da qualche parte.

Beh, ormai è fatta. Andrà meglio alla prossima (spero).
Meno male che qualcuno mi supervisiona.

Se non altro, a dimostrazione del fatto che non sono del tutto da buttar via, mentre stavo scrivendo un post per il blog mi sono ricordata che della stessissima cosa avevo scritto più o meno due anni fa. Considerando che il blog vanta ormai più di 1100 post, direi che non c'è malaccio.

martedì 4 ottobre 2011

Considerazioni sparse sullo sfacelo quotidiano in cui viviamo

Questa faccenda dell'omicidio di Meredith, da qualunque parte la si guardi, secondo me lascia con l'amaro in bocca. In primo luogo, una ragazza è morta e non si sa chi l'abbia uccisa. A parte Rudy Guede, che è stato condannato per concorso in omicidio e quindi ha avuto dei complici, o è stato complice di qualcuno (dati i pasticci dei RIS, non possiamo essere sicuri che sia stato fisicamente lui, o soltanto lui, l'assassino). Se Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono davvero innocenti, allora si sono fatti quattro anni di carcere inutilmente (anche se sono stati condannati per calunnia perché avevano diffamato un'altra persona). Se sono colpevoli, adesso sono liberi e la Knox è prontamente tornata in America. Il clamore mediatico sul caso è stato indecente, e il bello è che i telegiornali non hanno fatto che sottolinearlo: ma signori cari, chi lo solleva il clamore mediatico se non i media (cioè voi)? Intanto quei gentiluomini che stanno al governo hanno colto la palla al balzo per sostenere che l'emergenza giustizia è la priorità da affrontare in Italia, anche se le borse traballano e le banche crollano e i palazzi pure, e sotto ci rimangono quattro operaie costrette a lavorare in nero.

Ho scoperto, purtroppo in ritardo sennò nessuno mi avrebbe potuto impedire di andarci, che nei giorni scorsi qui in città si è tenuto un convegno alla prestigiosa presenza, tra gli altri, del ministro (sic) Carfagna. Titolo del convegno: "Capitane coraggiose. Donne che hanno cambiato il mondo degli uomini". E a questo punto ogni commento mi pare davvero superfluo.

domenica 2 ottobre 2011

Comma ammazza-blog. Post dedicato a Gasparri & C.

Post a reti unificate: aderisco all'iniziativa di Valigia Blu contro la proposta di legge-bavaglio

Premessa: ieri sera a PORTA A PORTA si è parlato del comma 29, il cosiddetto ammazza-blog, ma gli spettatori di certo non avranno capito di cosa si tratta. E siccome per Gasparri e dintorni Internet è uno strumento micidiale, è evidente che i nostri politici e la nostra classe dirigente 1) non sanno niente della rete e pure legiferano su di essa 2) non hanno idea del mondo che c'è qui dentro 3) hanno bisogno di un corso full immersion del comma ammazza-blog che stanno per legiferare. Bene il corso glielo offriamo noi, gratuitamente, perché caro Gasparri sì, Internet è uno strumento micidiale di libertà, di creatività, di condivisione di sapere e di conoscenza. Mondi inesplorati, capisco perfettamente (Arianna).

Probabilmente oggi stesso ricomincerà il dibattito parlamentare sul disegno di legge in materia di riforma delle intercettazioni, disegno di legge che introdurrebbe, una volta approvato, numerose modifiche al nostro ordinamento lungo tre direttrici: limitazioni alla utilizzabilità dello strumento delle intercettazioni da parte dei magistrati; divieto di pubblicazione di atti di indagine per i giornalisti, anche se si tratta di atti non più coperti da segreto; estensione di parte della normativa sulla stampa all’intera rete. Cerchiamo di chiarire sinteticamente i dubbi espressi in materia.

Il tempo è relativo

OK. Inauguro oggi ufficialmente la serie di quelle domeniche pomeriggio che sembrano estendersi all'infinito.
Mi sono alzata stamattina rimuginando dentro me la luuunga lista di cose da fare (sostanzialmente faccende di casa procrastinate fin dallo scorso lunedì), e adesso - sono da poco passate le tre - ho già finito praticamente tutto.
Direi che a questo punto maschera facciale, libro e divano sono praticamente un must.

In esterna

Ieri sono andata a un dibattito pubblico sulla legalità, con De Cataldo e Travaglio. C'era un sacco di gente, cosa che mi ha fatto piacere, e moltissimi ragazzi, cosa che mi ha fatto ancora più piacere.
(Meno piacere mi ha fatto la lungimirante organizzazione del dibattito, che lo ha collocato in una saletta da massimo 100 posti. La maggior parte della gente era in piedi.)

Che dire: Travaglio come sempre è stato brillante, e meno male perché altrimenti ci sarebbe stato da piangere per le cose che ha detto. Onestamente non so quanto il mio atteggiamento da osservatore alla finestra sia zen, o soltanto irresponsabile.

sabato 1 ottobre 2011

Ancora sull'utilità dei social network, e di Internet in genere

Ho la tendenza ad entusiasmarmi per cose da bambini. Tipo i cartoni animati. O Tolkien: la prima volta che ho letto Il Signore degli Anelli, per mesi e mesi non ho fatto che sognare elfi e draghi.
(Mi potrete dire che Tolkien non è per niente una cosa da bambini. Ahimè, coloro - parenti, amici e conoscenti - che frequentavo all'epoca non erano affatto di questo parere, e ogni volta che nominavo Frodo & Co. mi guardavano con compatimento, irritazione e malcelato senso di superiorità.)

E' pur vero che sono abbastanza categorica nei miei entusiasmi, nel senso che potrei parlare della stessa cosa senza stancarmi, 7 giorni alla settimana, 24 ore su 24. A quel punto, anche il più paziente e benevolo degli ascoltatori tenterebbe il suicidio.
(Ne sono consapevole e cerco di limitarmi. Davvero, in tutta coscienza, lo giuro.)
Ma, come si dice, in medio stat virtus e tra parlare di continuo del Signore degli Anelli, di Holly & Benji o dei Cavalieri dello Zodiaco (li amavo, letteralmente. Questo è il mio blog; magari un po' mi imbarazzo, ma non mi nascondo) e non parlarne affatto, poteva anche starci una soluzione di compromesso. Invece no.
(Questo fatto, il fatto di non conoscere nessuno che condividesse le mie passioni, qualcuno che le capisse e ne capisse la forza, con cui poter essere ossessiva e isterica senza vergogna, mi ha sempre fatto sentire sola. E stupida. E mi ha lasciato la sensazione che essere com'ero fosse sbagliato.)

Quando, tre anni fa, mi sono imbattuta in una community di fan di Tolkien, mi si è letteralmente aperto davanti un mondo. Un mondo di persone, di adulti, di gente responsabile che vive nel mondo reale e con i piedi per terra, ma che è anche disposta a perdere ore disquisendo di nani e troll e figure mitofantastiche in genere. E senza imbarazzi di sorta.
Se nel corso della mia adolescenza avessi avuto a disposizione Internet, con annessi e connessi (Facebook, Twitter, blog, forum e quant'altro) probabilmente ci sarebbe voluto l'esorcista per tirarmene fuori. Ma di sicuro mi sarei sentita meno sola. E meno strana.
(Figuriamoci poi, se all'epoca avessi scoperto pure le fanfiction.)

Meglio tardi che mai

Mi sono sempre fatta un vanto di non seguire le mode. In effetti, sono sfasata: o anticipo le tendenze (vedi, ad esempio, la mia passione per manga e anime che mi ha fatto sfottere a morte al liceo, e pochi anni dopo è diventato un trend sofisticatissimo) oppure ci arrivo secoli dopo.
Ognuno ha i suoi tempi, I suppose.

Questo per dire che, ultimamente (e anche grazie alla politica delle repliche ad libitum di Sky) non faccio che vedere e rivedere Master & Commander. Che la prima volta non mi era piaciuto per niente; OK, ero prevenuta perché Russel Crowe mi sta antipatico dai tempi del Gladiatore.
Adesso, invece, ogni volta che il film mi capita a tiro mi ipnotizza. Non so perché; l'unica spiegazione possibile è che è diretto da Peter Weir, uno dei miei registi preferiti. Per il resto, mi rendo conto che il film in sé è noiosissimo e complicato da seguire. E con tutto ciò, praticamente mi ci attacco come una cozza patella.