Sono misantropa, acida e antipatica. A mia parziale difesa, va detto che finché il caffè del mattino non è entrato pienamente in circolo, non potete aspettarvi da me reazioni più consone a un essere umano.
(Inoltre il fatto di avere una guancia gonfia come una zampogna, anche perché pare che la mia dermatologa abbia clamorosamente cannato la diagnosi, non mi dispone bene)
Dunque stamattina sono in stazione, seduta ad attendere il treno (che tanto per cambiare è in ritardo), pensando ai fatti miei. Una signora si avvicina e mi saluta. Dopo un momento, appurato che no, non la conosco e dunque la signora mi ha salutato solo per educazione, ricambio il buongiorno (e tra me e me mi compiaccio che ci sia ancora gente educata a questo mondo).
- Il prossimo treno per [città capoluogo] parte da questo binario, vero? - mi chiede la signora.
- Sì, signora - rispondo.
E ci zittiamo, cosa che mi fa piacere perché non sono portata per le conversazioni mattiniere e/o con gli sconosciuti.
A suo tempo sento suonare la campanella del passaggio a livello, il che significa che il treno arriverà in stazione all'incirca fra 3 minuti. Difatti, dopo circa 2 minuti e mezzo...
- Alzati! Il treno sta arrivando!
Mi giro: sì, la signora sconosciuta sta apostrofando proprio me. La guardo, senza capire.
- Sta arrivando il treno!
- Ho capito, signora! - rispondo.
Dopo qualche secondo il treno arriva, mi alzo e mi avvicino alla porta del vagone. E rifletto: io sono sì ansiosa, ma ad intimare agli sconosciuti di muoversi, dovessero mai perdere il treno, non ci sono (ancora) arrivata.
La gente è strana (io sono stranissima, ça va sans dire).
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