Poiché ciò a cui siamo esposti durante l'infanzia (e la prima giovinezza, ovvìa) ci plasma per la vita, sono caduta in pieno nella sindrome da ottimismo idiota, anche nota come sindrome di Pollyanna, e dunque invece di lamentarmi per la caduta di qualche giorno fa, come pure sarei legittimata a fare, e magari prendermi qualche giorno di pausa dal lavoro, non faccio che dirmi come sono stata fortunata a non fracassarmi cranio e/o osso sacro e/o occhiali, e invece ad avere soltanto il polso come un salsicciotto e il sedere come un vestito di Arlecchino.
I danni provocati da certi film della Disney saranno sempre sottostimati.
Tra i lati positivi che mi ostino a vedere nell'incidente, oltre alle raddoppiate coccole della mia famiglia (a turno si sono tutti offerti volontari per venirmi a prendere e portarmi praticamente in braccio al lavoro), c'è anche il gustoso siparietto che avviene ogni mattina quando l'amore mio deve aiutarmi a vestirmi, perché almeno per il momento ci sono cose che non riesco a fare con una sola mano a disposizione.
Mentre operazioni tipo agganciare il reggiseno o infilare i collant hanno richiesto applicazione e contorcimenti vari e generato viva ilarità, più liscia è andata con l'indossaggio maglietta. Tanto che mi sono complimentata con l'amore mio per l'abilità e l'ingegnoso metodo adottato.
"Me l'ha insegnato uno che veste i cadaveri", mi ha risposto.
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