Tempo fa ho letto una citazione che mi è piaciuta tanto: "Tutto finisce, tutto scorre, il tempo passa e l'acqua dimentica". La trovavo molto evocativa, e ho deciso di usarla come titolo di questo post. Per essere precisa (sono pignola per certe cose a causa del mio lavoro, oppure faccio il mio lavoro perché sono pignola per certe cose, non l'ho ancora capito) ho cercato su Google la citazione esatta, e così mi sono accorta che me la ricordavo sbagliata.
E anche oggi ho imparato una cosa nuova.
La citazione giusta, per vostra edificazione personale, recita "Tutto finisce, tutto passa, l'acqua scorre e il cuore dimentica" ed è di Gustave Flaubert. Quindi l'acqua che dimentica che mi piaceva tanto me la sono inventata io. Buono a sapersi.
(Per la cronaca, mi permetto di essere in disaccordo con monsieur Flaubert perché secondo me il cuore non dimentica; certe cicatrici rimangono per sempre.)
Tutto ciò per introdurre due piccoli fatti.
Il primo: ieri sera ero a casa e stavo facendo ginnastica (ebbene sì) quando ha squillato il cellulare. Era un professore della mia università che non immaginavo sapesse della mia esistenza su questa Terra, che a tutt'ora assolutamente non sono riuscita a capire come avesse il mio numero di cellulare, e che voleva un'informazione a proposito di un articolo da me medesima scritto circa dieci anni e una vita fa, quando ancora facevo l'archeologa.
Il prof è rimasto molto deluso quando gli ho detto che purtroppo non ero in grado di dargli l'informazione che gli serviva. Il fatto è che non mi ricordo praticamente niente di quello che avevo scritto in quell'articolo.
O meglio, non mi ricordo le nozioni scientifiche perché le emozioni che avevo provato prima di scriverlo me le ricordo benissimo. Ma quelle al prof non interessano.
La telefonata mi ha fatto pensare a com'ero dieci anni fa: come penso capiti un po' a tutti, per certi versi ero una persona completamente diversa da come sono adesso. Per altri versi, invece, sono rimasta esattamente la stessa. E ho realizzato che sono contenta di essere cambiata dove sono cambiata, e nel modo in cui sono cambiata; e sono anche contenta di essere rimasta uguale là dove sono rimasta uguale.
Non male come traguardo dei 40 anni (e spiccioli): sono davvero fiera di me.
Il secondo fatto è che la prossima settimana il mio telefilm preferito finirà per sempre, e io mi sento triste come se dovessi dire addio a dei miei cari amici. E questo secondo fatto si ricollega al primo perché questa faccenda di attaccarmi emotivamente - qualcuno direbbe in maniera assurda e infantile - a storie e personaggi immaginari è una delle cose in cui non sono cambiata, e in cui davvero mi auguro di non cambiare.
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