sabato 15 febbraio 2014

Recriminazioni di una "fondamentalista" della lingua italiana

Giorni fa mi è capitato sott'occhio un articolo sull'evoluzione della lingua italiana nelle storie di Topolino. L'articolo è dichiaratamente ispirato da questo thread sul Forum del Papersera, secondo cui ai tempi (bei tempi!) dei Maestri Disney il linguaggio dei fumetti era incomparabilmente più ricco, articolato, pieno di termini poco usati, anche complicati per il pubblico di bambini a cui le storie si rivolgevano ma che così riuscivano ad arricchire il loro vocabolario. 

Non potrei essere più d'accordo! Io dal Topolino dei bei tempi ho imparato non solo parole come "turlupinare" e "pusillanime", ma anche varie nozioni di economia (zio Paperone docet), geografia (ancora zio Paperone e le sue ricerche del tesoro, ma anche i viaggi avventurosi di Topolino), storia e archeologia (con il professor Zapotec, di cui Indiana Pipps è inadeguatissima controfigura), astronomia (al liceo le mie compagne mi prendevano in giro perché leggevo Topolino e non Cioé; però quando la prof ci chiese se sapessimo cos'è una "gigante rossa", lo sapevo solo io).

In famiglia è ormai un recurring joke chiedermi qualcosa e, quando rispondo, replicare: "L'hai letto su Topolino?" Ebbene sì: come controreplico a mia volta, Topolino è una fonte enciclopedica e affidabilissima, proprio come il Manuale delle Giovani Marmotte. O meglio: lo era. Oggi purtroppo il livello è sceso mooolto in basso sia per la qualità del linguaggio utilizzato, sia per quella delle sceneggiature. Che fine hanno fatto, mi domando e dico, quelle meravigliose storie a puntate che ti tenevano in sospeso di settimana in settimana? O le parodie dei grandi Classici? Quella dei Promessi sposi l'imparai addirittura a memoria.

Quello di carpire informazioni dalle fonti più improbabili, in effetti, è un mio vezzo. Sarà che sono una lettrice onnivora (da piccola iniziai a leggere il Vocabolario, ma mi annoiavo; ora con Wikipedia che mi permette di saltare di link in link, non ho più freni) e quindi mi capita di posare gli occhi su tante cose diverse. E come tutti, ho buona memoria per le cose che mi incuriosiscono. Ad esempio, leggendo un thriller americano ho scoperto perché sono stati inventati gli orologi. 

Che il linguaggio si sia impoverito, comunque, è dura realtà. Tante volte uso dei termini per me normalissimi, e la gente mi guarda stranita. Una volta ho detto "arnia" e la reazione è stata "Mai sentita questa parola!" E parliamo di persone intelligenti, laureate, di cultura medioalta. Anche i libri scolastici - e per il lavoro che faccio ne ho sottomano parecchi - sono scritti in un modo che a me sembra eccessivamente semplice (e semplificatorio). Eppure amici docenti mi assicurano che devono parafrasare di continuo, perché gli studenti non capiscono manco quello.

2 commenti:

  1. Grazie!
    Grazie che mi fai sentire meno sola!

    Ciao, mi chiamo Mika e anche io ho imparato parole come "tapino" e "iconoclasta" (lo disse una volta Paperino a Paperoga, scena MAI dimenticata) a 10 anni leggendo Topolino. E pure io iniziai a leggere il vocabolario, annoiandomi a morte.

    Da qualche anno ho smesso di leggere Topolino perchè cominciavo a non trovare più appassionanti le storie, e non è perchè sono cresciuta ma perchè effettivamente le storie non sono più all'altezza.


    PS: il professor Marlin ed il professor Zapotec <3 *sigh*

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    1. Dopo averne scoperto l'esistenza, mi sono letta tutto il thread di cui sopra. C'è gente malata (fossero tutti così) che inanella citazioni topoliniane (topolinesche?) complete di sceneggiatore, disegnatore, anno di prima edizione e numero dell'albo.
      Non siamo sole!

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