giovedì 27 febbraio 2014

Questione di atteggiamento

I mali dell'Italia sono tanti, complicati e tutti incistati l'uno nell'altro tanto che, indubbiamente, è difficile già solo capire da dove cominciare. Da qualche parte, però, si dovrà pure cominciare.

Io sostengo che si potrebbe e dovrebbe cominciare dalla correzione di due atteggiamenti sbagliati e nonostante ciò (o forse proprio per questo) dominanti. Il primo è la furberia, ossia la convinzione che tendere a fregare il prossimo è cosa buona e giusta perché noi siamo più furbi di lui (ça va sans dire che c'è sempre qualcuno più furbo di noi, che ci frega senza che manco ce ne accorgiamo - magari perché siamo troppo presi a gongolare per la nostra intelligenza superiore).

Il secondo è il concetto che il pubblico, di norma, debba essere all'oscuro di quello che succede. E' una evidente distorsione del principio secondo cui "sapere è potere", quindi chi detiene il potere deve nascondere le informazioni a chi il potere non ce l'ha (ma potrebbe ottenerlo, o reclamarlo, se correttamente informato).

Faccio un esempio di vita vera per spiegarmi meglio. Ieri, arrivando in stazione, non ho trovato treni. Binari deserti e gente ammassata all'ingresso con aria spaesata. La scena era abbastanza surreale.
Ho provato a chiedere in giro che cosa stesse succedendo, ma nessuno sembrava saperne nulla. Così, in mancanza di un Ufficio informazioni (cosa già sintomatica di per sé, ma diciamo che è una stazione piccola) ho provato a rivolgermi alla Sala controllo traffico.

Qui ho trovato una decina di ferrovieri che vagavano qua e là apparentemente senza scopo. Quando li ho interpellati sono stati rassicuranti, ma vaghi: "Siamo un po' in ritardo... Questione di pochi minuti." "OK, ma come mai non ci sono proprio i treni?" "Un po' di pazienza, ora li stiamo portando sui binari." "Bene, ma perché non sono già sui binari? E' successo qualcosa?" "No, no."
Visto che non stavo cavando un ragno dal buco, me ne sono andata; uno dei ferrovieri mi ha seguito e appena sono uscita dalla sala si è affrettato a chiudere la porta, al che una signora vicino a me lo ha giustamente apostrofato: "Adesso non possiamo nemmeno chiedere informazioni?"

Dopo poco, in effetti, un paio di treni sono arrivati, e poi ripartiti dopo una breve sosta, con una decina di minuti di ritardo sulla tabella regolare di marcia. Ma nessuno ci ha spiegato il perché del ritardo, o del fatto che un paio di altri treni fossero stati soppressi. Nulla, nemmeno sul sito web delle Ferrovie - ho controllato - che non fa parola della cosa.

E l'evidente fastidio con cui sono state accolte le nostre domande, come se stessimo pretendendo qualcosa di inaudito, rendeva evidente che, nell'opinione di chi gestisce un servizio pubblico, il pubblico non ha diritto all'informazione.

2 commenti:

  1. Ecco, proprio questi sono i due atteggiamenti che più mi fanno incazzare.
    Chi cerca di fare il furbo sempre e comunque in special modo, e se fossi un po' meno "frenata" avrei una parolina per tutti i furbi che incontro sul mio cammino ogni giorno.

    A quanto pare è proprio un vizio delle ferrovie dello stato quello di non dare nessun tipo di informazione ai propri utenti (che, per inciso, pagano non poco il loro dis-servizio). Giusto settimana scorsa mi è capitata una cosa simile: il treno su cui stavo viaggiando si è fermato - completamente spento - per 20 minuti in una stazione. Nessuno a dirci come mai, nè cosa fosse successo.
    Il treno successivo che percorre la stessa tratta si è fermato per un po' al binario accanto, poi è ripartito prima del mio. Anche qui, se avessero dato un avviso la gente avrebbe cambiato treno così forse non sarebbe arrivata con 30 minuti di ritardo in ufficio <,<
    Una signora seduta dietro di me ha provato a chiamare il call center trenord chiedendo spiegazioni ma, OVVIAMENTE, nessuno ha saputo dirle nulla.

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    1. Male italico secondo me, e forse è ancora più preoccupante il fatto che la stragrande maggioranza delle persone stesse lì placida come un branco di ruminanti, senza sapere cosa stesse succedendo e senza chiedere spiegazioni. Altrove non solo chi di competenza si sarebbe scapicollato a fare un annuncio, ma il pubblico si sarebbe scapicollato a pretenderlo.

      Poi dice che c'è la crisi, etc. etc.

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