Il primo amore è quello e non lo posso dimenticare; cova sotto la cenere, torna a galla quando meno me lo aspetto e mi rende incapace di pensare ad altro per giorni e giorni.
Poi, per fortuna, problemi e problemucci quotidiani me lo tolgono dalla testa; perché bisogna pur vivere e spesso la vita non ti lascia neanche il tempo di pensare.
Ma il primo amore è sempre lì, sotto la cenere, aspettando solo il momento giusto per tornare a galla.
E il primo amore per me, lo sapete, è l'archeologia. E non c'è niente da fare.
Tipo che quando sono finalmente riuscita ad arrivare sull'Acropoli, davanti all'Eretteo mi sono messa a piangere per quanto cazzo è bello.
Tipo l'inconsulto entusiasmo con cui ho reagito quando mi sono trovata davanti all'askos Catarinella.
Tipo che se mi trovo in vista di un edificio più antico del 1500 comincio a studiare l'attacco dei muri (e meno male che l'amore mio, primo amore pure lui, è più o meno del mestiere e quindi non mi dà della pazza ma anzi mi segnala le porte tompagnate "e lì c'è un mezzo arco di finestra" "visto, visto, certo che il piano stradale si è alzato parecchio, eh" "già").
Tipo che adesso sto leggendo un libro su Fidia e lo sapevo io, lo sapevo prima ancora di aprirlo che mi avrebbe preso male, e tre giorni fa ci ho trovato una ricostruzione dell'Acropoli periclea e sono tre giorni che non penso ad altro.
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