Ah, ma io non vi ho ancora raccontato che siamo andati in viaggio di nozze!
Tutto bene, anzi tutto benissimo, e a ben pensarci non ci sarebbe neanche granché da raccontare; nel senso che sono successe e abbiamo fatto in pratica tutte le cose che normalmente succedono e si fanno in viaggio di nozze.
Ad esempio, prima si è ammalato lui e poi mi sono ammalata io. Come dicevo, tutto secondo copione.
(In viaggio eravamo io, l'amore mio e Murphy, ovviamente.)
Tralascerei quindi noiosi dettagli sui musei e monumenti che abbiamo visitato (belli!), o sui piatti tipici che abbiamo mangiato (buoni!), per concentrarmi su quei piccoli episodi che, come dire, danno il tono all'intero viaggio.
Tipo il fatto che alla partenza l'amore mio è stato fermato dalla finanza, convinta a quanto pare che fosse un pericoloso contrabbandiere di denaro sporco diretto in Romania. Perché, visto che NON eravamo al gate dell'aereo per la Romania? Lo ignoro. Il dialogo, comunque, è stato questo:
Finanziere: - Lei parla rumeno?
Amore mio: - Guardi, io a mala pena parlo italiano.
Capite perché io lo amo?
Oppure il fatto che, una volta a destinazione, abbiamo scoperto che l'autista della navetta prenotata per portarci dall'aeroporto all'hotel, spacciataci come servizio altamente professionale e conveniente, NON conosceva la strada, sicché SI FERMAVA IN MEZZO ALLA TANGENZIALE A SCORRIMENTO VELOCE per compulsare Google Maps, con tutti gli altri automobilisti che a stento ci scansavano per poi (giustamente) clacsonare come dannati, mentre lui commentava flemmatico "Non capisco quale sia il loro problema".
No, non eravamo a Napoli.
E come dimenticare l'armadio a quattro ante ubriaco che ci siamo ritrovati di fronte la notte di Capodanno, e che ha apostrofato l'amore mio (nell'idioma locale che l'amore mio non capisce e non parla)? Per cui l'amore mio gli ha risposto a fatica (e con una certa trepidazione visto che il tipo era il doppio di lui) "Scusa non parlare tua lingua" e l'armadio gli ha soavemente replicato "Non importa amico, buon anno nuovo", gli ha stretto la mano e se n'è andato (a bere qualcos'altro, immagino).
Il meglio, comunque, è stato il volo di ritorno.
Abbiamo dovuto attendere per almeno 10 minuti sulla scaletta dell'aereo, al freddo e al gelo, perché qualcuno (non so con certezza chi ma ho dei sospetti) aveva bloccato la coda, e quando finalmente abbiamo messo un piede nell'aereo l'hostess ci ha informato che le cappelliere erano piene, quindi dovevamo scendere e - sempre al freddo e al gelo - andare a mettere il bagaglio a mano nella stiva. Allora l'amore mio, che detesta disorganizzazione e perdite di tempo (come me, peraltro), ha agguantato entrambi i bagagli a mano, mi ha in pratica spinto a forza nell'aereo a cercare due posti (indovinate di che compagnia stiamo parlando) e si è diretto verso la stiva. Io ho faticosamente trovato due posti più o meno vicini in coda all'aereo, mi sono girata e ho visto l'amore mio venirmi incontro trascinandosi entrambi i bagagli.
- Ma non dovevi imbarcarli in stiva?
- Sì, ma il comandante mi ha visto e ha detto che i nostri bagagli sono piccoli e possiamo piazzarli sotto i sedili.
- Quindi sei sceso dall'aereo, sei andato in stiva, sei tornato su (il tutto al freddo e al gelo e con due valigie) per niente?
- Sì.
- Ma wtf.
A quel punto è intervenuto un altro passeggero, Mr. Flanders, che vedendo l'amore mio sistemare il trolley sotto il sedile gli ha detto: - Guardi che non può mettere il bagaglio lì.
- Sì, mi hanno detto che possiamo.
- No, ma guardi, lei non può mettere il bagaglio lì, sa?
- Senta, è stato il comandante in persona a dirmi che posso, ok?
Mr. Flanders si è ritirato in buon ordine e Mrs. Flanders lo ha rimproverato: "Ecco, e noi invece abbiamo messo i bagagli in stiva!" (sottinteso: che uomo sei, tu?)
Il clou è stato raggiunto dall'allegra famigliola piazzata due file dietro di noi, composta da due sorelle, rispettivi mariti, genitori delle prime (quindi suoceri dei secondi) e tre deliziosi frugoletti. I bambini giocavano, le madri li rimproveravano, i nonni commentavano, i mariti peraltro amorfi venivano spediti a recuperare i bagagli dalle cappelliere perché i bambini giocando si erano tutti bagnati (con cosa? Ho avuto paura a chiedere) e quindi bisognava cambiarli, ma i mariti non avevano la più pallida idea di come fossero fatti i loro bagagli e perciò chiedevano alle mogli, che li dirigevano dai loro sedili ("Devi prendere quella viola, Osvaldo. No, quella è fucsia. No, quella è lilla. No, quella è glicine. No, quella è lavanda." e potremmo anche discutere della furbizia con cui ci si compra cinque trolley tutti di varia gradazione dello stesso colore, o ricordare che noi avevamo i bagagli sotto i sedili perché stranamente le cappelliere erano piene), ma i mariti ancora non capivano e quindi una delle sorelle e la nonna si sono dovute alzare per indicare il bagaglio giusto, e poi i bambini si annoiavano e quindi l'altra sorella ha iniziato a raccontare una storia di sua invenzione (e credetemi, non era J.K. Rowlings).
Tutto ciò GRIDANDO. Ininterrottamente. Per tutta la durata del volo.
Quando - finalmente - siamo atterrati, un ragazzo davanti a me si è rivolto a una delle sorelle e le ha detto: "Signora, se dovete partire di nuovo avvisatemi: io rimango a casa."
Non è scattato l'applauso collettivo, ma per poco.
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