venerdì 13 novembre 2009

Critica cinematografica

Ieri sera mi sono accasciata sul divano e zappingando qui e lì su Sky (faccio pubblicità e chissenefrega, la TV in chiaro è inguardabile, gridiamolo una volta per tutte e gridiamolo forte; a proposito, devo trovare un sistema per accendere la TV direttamente su Sky; vero che con il passaggio al digitale terrestre il problema si risolverà da sè) ho trovato un bel film che giusto qualche giorno fa pensavo di voler vedere. Sono proprio fortunella.

Il film in questione, El Alamein (vecchiotto: all'epoca non avevo un fidanzato da trascinare al cinema), mi incuriosiva sia per le belle critiche che avevo letto, sia per la presenza di un attore nostrano, Emilio Solfrizzi. Il quale, essendo "nato" come attore comico (se vi imbattete in Filomena Coza Depurada non perdetevelo! E' un capolavoro), mi fa ridere sempre e comunque, anche quando cerca di dissimulare l'accento barese parlando con voce impostata.

Devo dire che in questo film recita benissimo: interpretazione misurata, mai sopra le righe, espressiva anche quando non ha battute ma "arriva" solo con lo sguardo. Ma tutto il cast mi è sembrato bravo, e soprattutto il film - pur essendo italiano - non abbonda inutilmente in primi piani alla Leone o in introspezioni psicologiche che lasciano il tempo che trovano.

Il finale mi ha lasciato abbastanza turbata, a riflettere sulla sorte di quei poveretti mandati a morire e che non hanno nemmeno il nome sulla tomba. Non sono religiosa, ma questo fatto che neanche si debba sapere dove sono finite tante persone, mi ha davvero colpito.

- E tu ci arrivi solo ora, dopo aver visto un film?
- Beh, il buon cinema a questo dovrebbe servire: a farti pensare.

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