Che non sono del tutto normale lo sapete già, perciò non vi meraviglierete se vi dico che tempo fa, quando partecipavo a un progetto di ricerca finanziato con fondi europei, roba grossa quindi, per riassumere l'andamento dei lavori a colleghi-amici assenti, ho scritto dei resoconti in rima.
Per la precisione, in ottave ariostesche. Le donne, i cavallier e tutta quella roba lì.
Questo perchè tutta la faccenda assumeva connotazioni tanto epico-tragiche da essere ridicole, e viceversa. Ariosto mi sembrava adatto, come mood.
(E poi io lo adoro.)
In questi giorni, leggendo una biografia di Foscolo (non sono normale) e vedendo tutte le cose che quest'uomo riusciva a fare in un anno (litigarsi con francesi e austriaci, nonchè con gli italiani filo-francesi e filo-austriaci; andare in esilio; fare il romantico con varie nobildonne incontrate in esilio; scrivere romanzi e poesie; scrivere critiche agli altrui romanzi e poesie; e altro ancora, ma suppongo che a voi la biografia di Foscolo non interessi, quindi mi fermo qui), sono tornata a fare una riflessione che già avevo fatto quando scrivevo ottave ariostesche: e cioè che quando non c'era la TV la gente aveva un sacco di tempo per scrivere.
Perchè le sere di inverno senza TV (nonchè senza internet, e pure senza telefono se per questo, per non dire senza luce elettrica) sono lunghe a passare; grazie che poi si riuscivano a buttare giù quaranta-canti-quaranta, e a tradurre l'Iliade.
Riflessione di conseguenza: chissà di quanti geni letterari ci sta privando il progresso tecnologico (vedi vignetta).
Ma se per questo, pure di qualche Alessandro Manzoni.
Non tutti i mali vengono per nuocere.
Il tuo livore nei confronti della Chiesa cattolica è tale da non farti apprezzare nemmeno un genio della letteratura come Manzoni?! Ammazza!
RispondiEliminaLuca
Beh, forse parlare di "livore" è un po' esagerato... e anche di "genio" per Manzoni ;) Su di lui quoto il giudizio di Silvio Orlando ne "Il portaborse": mentre lui stava 40 anni sopra i Promessi sposi (che sono una gran palla, NdR), Hugo, Dickens e Dostojewski infilavano uno dietro l'altro decine di capolavori.
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