Uh! Uh! Sghignazzo.
Fatemi crogiolare, per un momento, nel senso di superiorità un po' ipocrita che si prova quando ci si sente moralmente superiori a qualcuno pur non essendosi mai trovati nella stessa situazione.
Vi ricordate quel blog di cui parlavo tempo addietro, quello su Splinder di cui mi chiedevo cosa sarebbe successo alla morte di Splinder?
Beh, è passato per tempo su altra piattaforma, sopravvivendo, e io ho continuato a leggerlo.
Devo spiegarvi che l'autrice del blog mi sta parecchio antipatica, in particolare perché la maggior parte dei suoi post sono dedicati a prendere per i fondelli le colleghe, descrivendole come delle povere disadattate incapaci di vestirsi, pettinarsi e trovarsi un uomo decente, e dedite a Facebook e poco altro. Il tutto dall'alto della sua superiore intelligenza, eleganza e buona educazione (sic).
Ora, è vero che anche io spesso e volentieri uso il blog come sfogo ad alcune frustrazioni lavorative, ma sto bene attenta a non rendere riconoscibili fatti e situazioni, e soprattutto non mi permetterei mai di criticare una persona per come si veste e per chi frequenta.
Poi è chiaro che ognuno di noi è libero di pensarla come gli pare e di scrivere sul suo blog quello che vuole e come meglio crede. Peraltro, il mio fastidio non era evidentemente tale da smettere di leggere (la tipa scrive con verve e strappa la risata). Molto voyeuristico, me ne rendo conto.
In ogni caso, qualche tempo fa la tipa ha cominciato a dire peste e corna in maniera massiva di una sua collega ed ex-amica, andandoci giù in maniera estremamente pesante. Addirittura, ultimamente ha iniziato una vera e propria epopea, ricca di dettagli, delle avventure amorose della malcapitata, cosa che trovo di pessimo gusto. Sì, ho continuato a leggere. Ma stavolta avevo un buon motivo (mi dicevo).
Perché quando "scopro" un nuovo blog mi piace leggerlo dall'inizio, e così ho fatto anche in questo caso cominciando dal primissimo post. E ricordavo che la tipa scriveva, anni addietro, che il suo ambiente lavorativo era pessimo e che l'unica cosa a preservare la sua sanità mentale era la presenza di una sua carissima amica, con la quale - manco a dirlo - condivideva le critiche e le risate dietro le spalle degli altri colleghi.
Un facile confronto di date, dati e situazioni mi ha permesso di concludere che questa carissima amica e la collega presa di mira (e di cui ora si dice che è un'ipocrita, ingrata e peggio) sono la stessa persona.
Quindi, da paladina della giustizia quale sono, mi sono trastullata con l'idea di attendere la fine dell'epopea e de-lurkarmi per chiedere alla tipa come mai la sua altissima moralità non l'avesse sconsigliata di pubblicare un simile voltafaccia, e come mai la sua superiore intelligenza non l'avesse sconsigliata di pubblicarlo proprio laddove uno smascheramento sarebbe stato velocissimo, e penoso.
Non l'avrei fatto perché con certe persone preferisco non interagire, nemmeno per interposto nickname. Peraltro il fastidio che mi provocava il tono sempre più acido e aggressivo degli ultimi post stava superando rapidamente la curiosità di sapere "come andava a finire" e la voglia saccentella di lasciare un commento.
Intanto mi stupiva il fatto che nessuno dei conoscenti dei vari soggetti avesse letto, riconosciuto le situazioni e commentato.
Poco fa mi sono nuovamente connessa al blog, e ho scoperto che è stato protetto con username e password. Per l'appunto.
(Dispiace non poter sapere come andava a finire, e ancor di più non sapere quali catastrofici disvelamenti hanno provocato l'autocensura. Ma penso siano facilmente immaginabili.)
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