mercoledì 3 marzo 2010

Riflessioni rivoluzionarie

Mah, non so. Mi convinco sempre di più che per invertire lo stato delle cose (e per sovvertire lo Stato) bisogna agire, e agire in prima persona: protestare non basta, visto che la protesta viene ignorata e cancellata dai palinsesti.

Agire però è difficile, significa trovare uno spazio nelle millemila incombenze quotidiane, perché comunque la vita va avanti e c'è da lavorare, cucinare, stirare oltre che informarsi e discutere e cercare di capire cosa fare.
Quindi bisogna sacrificarsi un po' e magari avere la casa un po' meno pulita, perché invece di lavare i pavimenti si è andati, poniamo, al sit-in per la libertà di informazione. Se si può. Se poi il sit-in lo fanno in una zona della città lontana da casa tua, e anche pericolosetta per andarci e rincasare tutta sola, a sera tarda, allora devi anche valutare se la partecipazione a un sit-in vale il rischio della collottola, e la delusione di vedere il sit-in semideserto. E la casa sporca.

Ecco perché le rivoluzioni le fanno i giovani (vedi Iran): perché sono idealisti, ottimisti e un po' incoscienti (e in genere poco pignoli in fatto di pulizie domestiche).

Noi, in Italia, non abbiamo i giovani ma i ggiovani di Maria De Filippi. Siamo messi male.

4 commenti:

  1. La rivoluzione è sempre per tre quarti fantasia e per un quarto realtà. Michail Aleksandrovic Bakunin

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  2. ...appunto :)
    Bella citazione, non la conoscevo, grazie!

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  3. Ecco come in poche righe si fa un'analisi completa della società odierna italiana...

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