In treno mi capita di sentire i discorsi degli universitari. Non sono molto cambiati da quelli che facevo io (a parte il fatto che io sapevo chi fosse Pericle, e pure gli Iron Maiden, vivaddio).
Sentivo, però, che adesso il libretto universitario è messo in rete, nel senso che tramite il portale dell'Università gli studenti possono visualizzare esami fatti e votazioni; gli stessi dati consentono il calcolo delle tasse dovute, per cui il bollettino di pagamento viene personalizzato e pubblicato sulla pagina dello studente.
Mentre mi stavo felicitando con me stessa del fatto che un minimo di progresso tecnologico avesse permeato le sedi e le menti universitarie, ho sentito che molto spesso i dati non vengono aggiornati, per cui vengono richiesti dei pagamenti che non tengono conto della reale situazione di profitto dello studente.
La cosa veniva riferita - da ragazzi di nemmeno vent'anni - con placida rassegnazione, perché "siamo in Italia, e al Sud, e si sa che se devi fare tre cose ne fai una e mezzo, e giusto per far vedere che hai fatto qualcosa".
(x)
La rassegnazione.
RispondiEliminaL'arma peggiore in assoluto, perché te la punti addosso da solo.
Ma se ci sono arrivati è colpa delle due generazioni precedenti, poche palle.
Ma fa specie vedere ragazzi così giovani che hanno totalmente introiettato questa mentalità :(
EliminaA me è capitato di dover andare in università a verbalizzare online l'esito di un esame. Cioè il prof chiamava alla cattedra ed invece di firmare registro e libretto compilava il registro online.
RispondiEliminaQuando ancora si verbalizzava su carta, parlando con un professore del fatto che passava un sacco di tempo da quando verbalizzavamo i voti a quando venivano caricati online, lui mi ha spiegato che gli impiegati della segreteria prima caricavano i voti su Excel e poi, in secondo momento, li mettevano nel sistema. Perché dicevano che facevano prima.
Il trionfo della logica, direi.
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