giovedì 6 maggio 2010

Dejà vu

Nella mia avventurosa giovinezza, quando facevo l'archeologa come Lara Croft (uguale), mi è capitato di scavare a Pompei. Il bello di scavare a Pompei è che, oltre tutto, puoi andare in cantiere in autobus. E siccome il cantiere apriva all'alba, spesso e volentieri ero l'unica passeggera del bus. Io, l'autista e il bigliettaio.

Un mattino, a metà del percorso, l'autobus accosta e si ferma. Autista e bigliettaio scendono. Ohibò, penso io, il bus sarà in panne?
Poi vedo autista e bigliettaio che attraversano la strada e, con estrema nonchalance, vanno al bar a prendersi 'na tazzulella 'e cafè. Colore locale, credo che si dica.

L'altro giorno ero sul bus (ahimè, non più a Pompei) che, per inciso, procedeva a passo d'uomo. A metà del percorso l'autista dà due colpi di clacson e si ferma, a motore acceso, in mezzo alla strada e con semaforo verde.
Dal bar di fronte esce veloce un garzoncello, con bicchiere di plastica in mano, che sale sul bus, porge il bicchiere all'autista e se ne va.
Il bus riparte con l'autista che guida con una mano sola e intanto sbevazza. Spero un caffè.

3 commenti:

  1. Che sane abitudini!
    Mi raccontava un amico che quando era studente fuorisede, frequentatore di discoteche e utente dei bus notturni, una domenica mattina (o sabato notte, se preferisci) l'autista aveva accostato, tirato il freno ed era sceso a fare colazione al bar.
    A Bologna.

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  2. Una nazione unita da cappuccino e cornetto... e dal braccino corto: mai uno che offrisse, uffa!

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  3. :-) Vero!
    L'italico braccio tende ad accorciarsi negli anni!

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Non voglio chiudere questo blog - spero di aver occasione per scrivere in futuro - ma chiudo temporaneamente i commenti, infestati dallo spam.

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