mercoledì 18 giugno 2008

Caro Giuseppe ti scrivo

Ci risiamo... Dopo l'ignobile e ridicolo attacco a Travaglio, Giuseppe D'Avanzo ci rifà scrivendo, in un articolo sull'ultima porcata di Berlusconi:
Ne è esempio pure la generosa iniziativa dei giornalisti raccolti nel cartello "Arrestateci tutti" come se ormai soltanto il martirio fosse possibile - e null'altro - per chi ha il dovere di raccontare. Ora che si tratta di mettersi al lavoro con maggiore lena - e senza timore e senza speranza - si abbandona il campo accompagnati, appunto, da una "rassicurante frustrazione".

Ora gli scrivo per spiegargli, dato che fa finta di non capire, che con "Arrestateci tutti" nessuno vuole abbandonare proprio niente, anzi. Poi mi spiegasse lui come farà a lavorare "con maggiore lena" senza poter riferire le ulteriori porcate che la legge sulle intercettazioni punta proprio a nascondere.

Ecco la mia lettera:
Egregio dottor d'Avanzo,
Le scrivo in risposta al Suo articolo "La riduzione al silenzio".
Le scrivo per dirLe che non mi riconosco alcuna vocazione al martirio: anzi, per natura sono piuttosto pavida. Ma ho aderito all'iniziativa "Arrestateci tutti!" avviata da Marco Travaglio e da altri giornalisti ("altri" da Lei).

Ho aderito in quanto ritengo che la magistratura italiana possa e debba indagare, con ogni mezzo lecito, sui reati commessi da cittadini italiani. Ritengo inoltre che la stampa possa e debba informare l'opinione pubblica circa queste notizie di reato, fornendo tutti gli elementi necessari per valutare se tali notizie siano fondate o meno, e trarne le dovute conseguenze anche sul piano politico.

La libertà di espressione e di opinione è sancita dalla nostra Costituzione, ma quand'anche non lo fosse, lo ritengo un diritto sacrosanto e inalienabile. Pertanto continuerò a informarmi ed informare.
Se questo mi farà rischiare il carcere, non sarà certo per mia "vocazione al martirio", ma perchè un pugno di uomini sta cercando di togliermi un sacrosanto diritto. E questo al solo scopo di coprire le proprie malefatte, passate presenti e future.

La partita, qui, è il gioco solitario (ma, spero ancora, non irreparabile) di Berlusconi contro le regole della Repubblica, della civiltà e della morale. Un gioco solitario perchè sono soltanto i suoi interessi che gli premono, al punto da scardinare e distruggere ogni altra cosa. Che Berlusconi faccia quello che fa per motivi diversi da questo, più generali e generici - più "istituzionali" o "governativi", per intenderci - è una bufala a cui nessuno può credere. Spiace che una testata come Repubblica continui a diffonderla.

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