mercoledì 1 luglio 2015

La "bufala" è servita

No, non parliamo di appetitose e variamente taroccate mozzarelle, bensì delle notizie false che si diffondono in modo virale sul web, con un meccanismo perverso che ho avuto modo di toccare, per così dire, con mano.

Saprete che qualche giorno fa la Corte Suprema USA ha legalizzato i matrimoni gay in tutti i 50 Stati dell'Unione (oh, yeah). Per festeggiare la cosa, nonché per manifestare il loro supporto alla causa, molti utenti di Facebook (tra cui la sottoscritta) hanno sostituito la loro solita foto di profilo con una a tema; fiutando il trend, Facebook ha pubblicato un tool per sovrimporre un arcobaleno alla foto. In un paio di giorni, circa 26 milioni di persone lo hanno utilizzato (compresi Arnold Schwarzenegger e Leonardo DiCaprio, per fare due nomi).

Tra le persone "arcobalenizzate" c'è anche tal Cesar Hidalgo, che a quanto pare lavora al MIT e, nell'utilizzare il tool, commenta: "Questo è probabilmente un esperimento di Facebook! La domanda è: quanto tempo ci metterà la gente a tornare alla sua foto di profilo normale? :)"
L'emoticon sorridente - nonché, penso io, il fatto che lo stesso Hidalgo abbia usato il filtro arcobaleno - fa chiaramente intendere che il commento è ironico e scherzoso e voleva semmai introdurre l'interessante topic "quante persone useranno il tool perché effettivamente credono nella causa e quante solo per moda?". Ma non è servito altro, a siti web e testate "giornalistiche" di tutto il mondo, per interpretarlo in un altro modo. La Rete si è infatti riempita di articoli in cui il commento è diventato un'affermazione perentoria: Facebook ha senz'alcun dubbio usato il filtro per una ricerca di mercato, e Hidalgo è diventato un "esperto di comunicazione" che ha svelato il gomblotto.

Nella creazione della "notizia" ha senz'altro pesato la scoperta, avvenuta tempo fa, che nel 2012 Facebook aveva di proposito alterato i feed di centinaia di migliaia di utenti per studiare presunti mutamenti di umore nel leggere quest o quel post. In quel caso Facebook ammise tutto e si scusò. Nel presente caso del tool arcobaleno, Facebook ha negato ogni intenzione di voler fare "test" sostenendo di voler solo ed esclusivamente sostenere la comunità LGBT.

Intanto però la bufala della "segreta indagine di mercato" è diventata virale, diffusa anche in Italia (dove, a quanto pare, nessuno si è preso il fastidio di andarsi a leggere la fonte primaria, ossia il post di Hidalgo) e ripresa naturalmente su Facebook. A questo punto arrivo io.

Quando, sulla bacheca di un amico, ho visto un post dal titolo perentorio "Facebook confessa", sono andata a leggermi l'articolo immaginando di trovare una comunicazione ufficiale di Facebook in cui, appunto, si confessava. Invece ho trovato un link a un articolo dell'Atlantic, in cui la faccenda era riportata in termini molto più dubitativi, a cominciare dal punto interrogativo nel titolo (ora il link all'Atlantic è scomparso: evidentemente faceva scoprire troppo la bufala ed è quindi stato rimosso).
L'Atlantic citava anche un'altra utente di Facebook che nell'usare il filtro commentava: "Questo è uno studio di Facebook in cui voglio essere inclusa!" Non sono capace di linkare il suo post e non voglio farlo per rispetto della sua privacy, ma potete rintracciarla facilmente, come ho fatto io, partendo dal post dell'Atlantic. Il punto è che anche questo commento è evidentemente scherzoso e viene fatto da qualcuno che ha usato il filtro arcobaleno senza alcuna remora (anzi, con entusiasmo).

Visto che il mio amico aveva corredato il post con un suo commento sulla pericolosità dei contenuti virali (roba del tipo "avete tutti usato il filtro come pecoroni senza rendervi conto di cosa implicava"), ho ritenuto utile segnalargli che il contenuto virale, in realtà, l'aveva messo in giro lui, pubblicando una notizia non verificata. Quando altri commentatori mi hanno dato ragione, sottolineando come l'articolo avesse volutamente travisato i fatti, l'amico ha ritenuto di svicolare, cambiando discorso e prendendosela con le multinazionali brutte sporche e cattive. Il post bufala, manco a dirlo, è rimasto lì.

Nel frattempo, un altro articolo che diceva più o meno la stessa cosa (falsa) è comparso sulla bacheca di un'altra amica (sì, in effetti devo selezionare meglio le mie amicizie). E quando le ho segnalato la bufala, l'assurda replica è stata "stai calma, te la prendi inutilmente, ho pubblicato il post solo per salvarmi il link" (?????). Non contenta, quando un suo amico ha ripreso la notizia (citando un terzo articolo, ormai il web ne è pieno), lei ha commentato "e quando avvisiamo che Facebook ci sfrutta, la gente ci insulta", ovviamente riferendosi al mio commento sul suo post (e OK, forse ero stata un po' brusca, ma insultante mai).

Conclusione: nonostante vari alert sul fatto che fosse una bufala, la notizia ha continuato a circolare e ancora circola, spacciata come verità e difesa a spada tratta da chi l'ha condivisa senza accorgersi di niente, e che ora anche davanti all'evidenza non vuole ammettere di aver avuto torto.

(Che Facebook, o chi per lui, ci tracci e ci studi di continuo è un dato di fatto. Che se ne lamentino proprio quelli che stanno su Facebook di continuo, fornendo dati su qualunque aspetto della loro vita, foto dei figli minori compresi, è una totale assurdità.)

1 commento:

  1. Dovrei fare come te e rispondere agli "amici" che pubblicano le peggio bufale su facebook. Ho anche provato per un po' a farlo ma è inutile, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire (l'ultima volta che ci ho provato, sono finita a discutere con un tizio che sosteneva che i vaccini sono la causa dell'autismo, e lui lo sa perchè va spesso in ospedale, mica come me che manco di umanità e dovrei andare a trovare i bambini malati!).
    Sto proprio perdendo la pazienza di confrontarmi con questa gente -.-

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