E' un'idea ricorrente, che a intervalli più o meno regolari e più o meno ravvicinati mi rimbalza in testa: mi piacerebbe scrivere un libro.
E più vado in libreria, più vedo libri di Moccia (ma anche Corona ha scritto un libro, l'ho visto una volta in edicola - il libro, non Corona) e più mi dico che in effetti se l'ha fatto lui, perchè io no?
Ogni tanto comincio: mi frugo in testa alla ricerca di un'idea, almeno di uno spunto vagamente originale che non sia platealmente scopiazzato dai miei libri preferiti. Di solito non mi viene in mente NIENTE; allora comincio a scrivere pensieri sconnessi, dicendomi che l'essenziale è cominciare, superare il blocco della pagina bianca e vedere dove mi porta il flusso della scrittura stessa.
Flusso un corno: resisto per pochi paragrafi, due o tre al massimo, prima di rendermi conto che sono estremamente banale e per nulla interessante. La verità è che non sono brava a raccontare, le mie descrizioni sono scontate, i dialoghi forzati e gli anni dell'Università - quando era vitale "allungare il brodo" - hanno lasciato il segno; se non uso tre aggettivi alla volta (rafforzativi, verbosi e inutilmente ripetitivi) mi sembra che alla frase manchi un pezzo.
Forse il mio è un eccesso di autocritica, ma sic stantibus rebus mi sembra davvero improbabile che io arrivi a scrivere un libro.
Comunque ci tengo a rassicurarvi su un punto: non tenterò mai di pubblicare i post di questo blog.
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