lunedì 31 gennaio 2011

How to make an american quilt

Forse è vero che l'appetito vien mangiando. Ho tante cose da fare, e non si tratta di impegni spot ma di faccende da sbrigare nel corso del tempo: non se ne vede la fine, anzi quando credo che qualcosa sia in dirittura d'arrivo ecco che arriva un'altro problema da affrontare. Eppure (o proprio per questo?) mi viene voglia di imbarcarmi in altre attività. Sarà perché sento il bisogno di spendere un po' di tempo per cose che mi piacciono, da fare per piacere e non per forza; sarà perché a furia di girare come una trottola sono riuscita a scrollarmi di dosso un po' della mia proverbiale pigrizia.

Sia come sia, da qualche giorno giro intorno all'idea di imparare l'arte del patchwork: eh sì, perché ho sempre avuto la passione per le trapunte americane e darei non so cosa per riuscire a farmene una. Ora, per capire quanto sia assurda questa idea bisogna sapere che: 1. il quilting (mi sono documentata, le trapunte in inglese si chiamano quilt) è un'arte che richiede assoluta precisione (e già questo mi taglia fuori); 2. il quilting (sempre lui) è un'arte che richiede pazienza (decisamente non fa per me); 3. bisogna saper cucire. Detto ciò, farei prima a darmi al ju jitsu.

Eppure, il pensiero continua a ronzarmi in testa. E ho deciso che quando avrò una casetta mia (se tutto va come deve andare, ci vorranno pochi mesi ancora) mi troverò uno spazio per cincischiare con aghi, fili e pezzi di stoffa (e per abbandonarli a se stessi quando mi saranno venuti a noia, ossia se ben mi conosco circa mezz'ora dopo aver cominciato).

Marco on air / 137


venerdì 28 gennaio 2011

Tornando a bomba su Facebook

All'inizio lo odiavo: mi ci ero iscritta solo per motivi di lavoro (Vero! Mi avevano commissionato un'indagine sul funzionamento dei social network), ma lo reputavo un'emerita idiozia e mi ero ripromessa di cancellarmi al più presto. Poi ho traccheggiato per un po', dato che l'accrocco mi era comunque utile per tenere i contatti con il cuginame sparso per il mondo. 
Quindi ho deciso di utilizzarlo a scopi propagandistici, postando link e commenti politici (="Berluska go home"). Adesso mi è utile non solo per fissare appuntamenti con gli amici, ma anche (direbbe Uòlter) come strumento informativo e - ebbene sì - a fini catartici: quando mi prende un attacco d'ansia, mi sfogo con criptici aggiornamenti di stato che nessun altro capisce (credo e spero!), ma che mi sollevano un po' (a volte sfogarsi è tutto). 
Le nuove impostazioni della privacy, e qualche plug-in installato in maniera strategica, hanno fatto piazza pulita di quasi tutto il ciarpame; l'unica cosa che ancora non sono riuscita a esorcizzare è il tagging massivo. Ma tutto sommato, la cosa è tollerabile. 

In conclusione, devo ricredermi: anche Facebook ha il suo perché. In fondo, la validità di una tecnologia dipende soprattutto dall'uso che se ne fa. 
E adesso, parliamo della televisione italiana.

mercoledì 26 gennaio 2011

Ironia a fondo perduto

Sono dovuta andare alla Posta, quella vicina all'ufficio. Delle mie battaglie con gli impiegati, dovute alla loro velocità di poco inferiore a quella di un branco di bradipi in letargo, ho raccontato più volte, tanto che immagino vi chiediate: ma perché non va in un altro ufficio postale? Semplice, perché quello è l'unico a cui posso arrivare entro l'orario di chiusura. Oggi, perciò, mi sono fatta forza e sono tornata sul luogo del delitto.

Ho preso il numeretto e sono rimasta piacevolmente sorpresa: solo quattro persone prima di me. La prima, anzi, ha finito nel giro di tre minuti: il che mi ha fatto sperare di riuscire a tornare a casa prima della prossima era geologica. Speranza immediatamente frustrata dal cliente successivo, che doveva spedire ad occhio e croce una cinquantina di raccomandate... Ma sono stata brava, astenendomi dal protestare, dato che tutti hanno diritto ad usufruire dei servizi postali, anche per spedire milioni di raccomandate tutte insieme.

Quindi è venuto il turno di una signora che voleva spedire un pacco. L'impiegata, considerando che la signora era straniera, ha iniziato a parlarle a volume altissimo, rendendo edotti tutti gli astanti del contenuto del pacco (banane), del destinatario (che non cito perché sono rispettosa dell'altrui privacy, io) e del fatto  - ripetuto più volte - che il pacco sarebbe partito domani per arrivare dopodomani. 

In più l'impiegata ha tenuto a illustrare la procedura a una malcapitata che le stava alle spalle, in piedi: una stagista, o una principiante. Sempre buona e zitta in attesa che venisse il mio momento, mi sono chiesta: ma questi poveri stagisti, li terranno sempre permanentemente in piedi? E non gli fanno un corso di formazione, prima di sbatterli tra le fauci della gentile utenza?

Finalmente il pacco è stato spedito, e io mi sono avvicinata allo sportello. Proprio in quel momento l'impiegata si è alzata, e dicendo alla stagista "Dai, prima o poi devi provare" le ha ceduto il posto: immediata risposta (negativa) al secondo quesito, e fulgido esempio di applicazione della Legge di Murphy. (Sono convinta che l'impiegata l'abbia fatto apposta: ormai sono un'habitué di quell'ufficio, e ho protestato talmente tanto che secondo me mi hanno identificata come Disturbatore Massimo. Magari hanno anche una mia foto e ci giocano a freccette nelle pause.)

Comunque non potevo certo prendermela con la povera giovine stagista, che se non altro stava cercando di guadagnarsi il pane con un lavoro onesto, alla faccia di Nicole Minetti, e di per sé era molto imbarazzata e agitata. Così sono rimasta tranquilla, e non ho abboccato alle provocazioni dell'impiegata che intanto continuava a dire alla ragazza "Non preoccuparti, vai piano, non avere fretta, la velocità verrà dopo" (se devo far conto sulla mia esperienza, direi proprio di no).

Enfin, siamo venuti a capo della faccenda (dovevo nientepopodimenoche spedire una raccomandata); ho pagato il dovuto e ho educatamente chiesto alla stagista "Tutto a posto?", preparandomi ad andar via. Al che, l'impiegata mi ha apostrofato: "Fate finire le procedure!"

Mi è venuto spontaneo: l'ho guardata e ho risposto "Signora, stiamo lavorando per voi."

Linguaggio del corpo



Un video molto molto educativo... Capite perché le fiction americane sono mille volte meglio di quelle nostrane?

giovedì 20 gennaio 2011

The Hobbit

Ebbene sì: dopo lunga e sfibrante (e noiosa) attesa, pare che finalmente il film de L'Hobbit si faccia. In 3D, e dividendo in due parti la storia narrata nel libro, il che mi fa storcere un po' il naso (in certe cose sono abbastanza "purista"); ma in compenso il regista sarà Peter Jackson, lo stesso magnifico pazzo visionario de Il Signore degli Anelli. E soprattutto, pare che nello script sarà incluso Legolas, in assoluto il mio personaggio preferito dell'universo tolkieniano, interpretato ancora da Orlando Bloom, in assoluto il mio bonazzo preferito dell'universo tutto (non preoccuparti amore mio, io amo solo te e comunque Orlando è appena diventato papà ed è pertanto stato rimosso ipso facto dalla lista dei "coricabili").

(In effetti, un "purista" degno di tal nome qui dovrebbe eccepire che Legolas non è citato manco per sbaglio ne L'Hobbit; ma ci sono parecchi altri aspetti - molti dei quali di natura prettamente estetica - di cui tener conto. By the way, tengo a dire che della cosa si è discusso seriamente e approfonditamente in apposite community di fan, di cui mi pregio di aver fatto parte, giungendo all'unanime conclusione che Legolas "c'azzecca".)

Dovrò comunque armarmi di pazienza, perché l'uscita del primo film è prevista non prima del dicembre 2012. Un'amica, che ben mi conosce, si è fin d'ora prenotata per accompagnarmi al cinema, a guardare me che guardo il film. Ha detto che il film andrà poi a guardarselo, con calma e senza esser distratta da altri "spettacoli", in altra occasione.

martedì 18 gennaio 2011

Pane e volpe

La propaganda funziona.
Oggi, alla radio, ho sentito il conduttore del programma dire che "in fondo Ruby non li dimostrava 17 anni...".
Gliene ho cantate quattro, anche se non poteva ovviamente sentirmi. L'amore mio, che invece poteva sentirmi e che, in altre occasioni, ha pur dato prova di intelligenza, ha commentato: "Però secondo me sbagliano [i giudici, NdR] a fare così, a far uscire le carte proprio il giorno dopo la decisione della Consulta..."

La mia replica è stata veemente.
"Ma porca p*****a, e quando le dovevano far uscire? Prima no, perché "avrebbero condizionato la decisione". Ancora prima no, perché c'era il voto di fiducia. Tra due mesi no, perché ci sono le elezioni. Ma se questo fa i reati, perché andare con le minorenni è un REATO, i giudici lo DEVONO indagare! Cominciasse lui a non fare reati, e vediamo se i giudici lo indagano! Che qua ce lo siamo dimenticati, ma ci sono le SENTENZE che dicono che questo ha corrotto i giudici, ha corrotto i testimoni - c'è la sentenza che dice che Mills è stato CORROTTO da Berlusconi Silvio -, ospitava i MAFIOSI a casa sua, ha le società offshore e si è portato i capitali all'estero evadendo le tasse - e questo è un REATO -, si t****a le ragazzine e le paga - e questo è un REATO, c'è la LEGGE che dice che è un reato, mica i giudici si svegliano la mattina e decidono che è un reato! Allora se questo un bel giorno, dato che è un depravato, decide di picchiare a sangue qualche ragazzina, che dobbiamo fare, facciamo finta di niente per non violare la sua privacy? Quello ad Avetrana è stato messo alla gogna, e lui no? Allora che l'abbiamo fatta riunire a fare la Consulta, se abbiamo già deciso che qualunque cosa questo faccia va bene, e non è reato? Però allora, visto che la legge deve essere uguale per tutti, anche io a casa mia posso fare quello che voglio. Allora stasera, quando ti vedo, ti sputo in faccia, te ne dico di tutti i colori e poi ti prendo a sediate. Prova a denunciarmi!"

L'amore mio, che - l'ho detto - non è stupido, si è zittito. Ma non penso di averlo convinto.
Morale: se andiamo alle elezioni, quello le vince di nuovo. L'ho sempre detto io, che il più grande difetto degli italiani è di essere un popolo di furbi.

lunedì 17 gennaio 2011

Marco on air / 135

passaparola

Di immoralità e indecenza

Avete notato anche voi che, alle spalle del Caro Leader nel video autoassolutorio per il caso Ruby, erano strategicamente piazzate le foto con i nipotini? Ma quanto potrà fare schifo quest'uomo? 
(Ho anche letto che, secondo alcune fonti, costui ha fatto sedere alla stessa tavola le sue figlie e alcune "ballerine". No comment.)

mercoledì 12 gennaio 2011

Colui che al cielo è caro

Ultimamente mi capita spesso di ripensare a quella ragazzina della nostra nazionale di sci, che a soli diciassette anni è morta per un malore, lontano da casa. Non per voler pensare male a tutti i costi, ma mi sembra strano che una ragazza così giovane, tra l'altro un'atleta e quindi (teoricamente) in ottima forma fisica, muoia all'improvviso e praticamente senza avvisaglie. E' vero che siamo tutti sotto al cielo e non si può mai sapere, ma ho il forte sospetto che l'abbiano imbottita di troppe schifezze, e che questo sia il risultato...

martedì 11 gennaio 2011

Denghiu

A proposito di riflessioni oziose, oggi riflettevo sulle formule "di cortesia" ("per favore", "grazie" etc.) e in genere sulle frasi fatte e su quanto queste parole perdano di significato a furia di ripeterle.

Mi spiego meglio (spero): se l'educazione e l'abitudine ci spingono, che so, a dire "buongiorno" al vicino che incontriamo sul portone di casa, abbiamo - anche solo per un attimo - la percezione del reale significato di queste parole? Ci rendiamo di aver appena augurato una buona giornata a qualcuno (magari proprio alla bacucca che ci inonda il balcone ogni volta che innaffia le piante, o al deficiente che ascolta solo e sempre Gigi D'Alessio, e a tutto volume)?

("- Che vuoi dire? - disse. - Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi- o che è un giorno in cui si deve essere buoni?")
(citazione d'obbligo, indovinate da dove)

Quando studiamo un'altra lingua, queste frasi sono le prime che impariamo: queste, e le parolacce. Ma ci ha mai colpito il vero significato di "Merci" o "You're welcome?" Personalmente, sono del parere che se pensassimo di più alle cose che diciamo "in automatico", ne trarremmo giovamento noi per primi. Quando auguro un "buongiorno" davvero sentito, mi sembra che la giornata cominci bene anche per me.

lunedì 10 gennaio 2011

Marco on air / 134

passaparola

Dream on

Non so niente di fasi R.E.M. e simili, quindi non escludo di sognare durante tutta la notte. Però mi ricordo solo i sogni che faccio appena prima di svegliarmi. Di solito, anzi, mi sveglio proprio quando finisco di sognare, come se spegnessi il telecomando di una TV onirica, anticipando di pochi secondi la sveglia (in casi per fortuna rari è la sveglia che interrompe il sogno, lasciandomi addosso per tutta la mattina una sgradevole sensazione di incompiutezza).

Stamattina ho sognato che, in pieno giorno, stavo rapinando un Bancomat insieme alla mia banda, a capo della quale c'era Totò (sì, quel Totò).
Il bancomat era pieno zeppo di mazzette da 100.000 lire (era un sogno nostalgico, evidentemente) che si incastravano nel cassetto, rallentando le operazioni. Nel bel mezzo dello svuotamento arrivava una tizia che voleva prelevare: io la prendevo per le spalle e la spingevo fuori, dicendole "Non ci guardare e vattene". Quindi uscivamo, dividendoci: io e un'altra "collega" andavamo a recuperare l'auto per la fuga, che era proprio la mia macchina, la mitica "rossa" (un vero bolide, insomma) e sotto la pioggia ci riunivamo con gli altri, mentre  la voce del furto si era sparsa e cominciava a radunarsi una folla. Intanto era scesa la notte.

Se "fate i numeri" con questo sogno e imbroccate il 6 al Superenalotto, abbiate la cortesia di non dirmelo. Magari mandatemi un regalino.

giovedì 6 gennaio 2011

Una povera ragazza ricca

Facendo zapping mi sono imbattuta in un programma di pettegolezzi, che parlava di Suri, la figlia di Tom Cruise e Katie Holmes (ho dovuto cercare il nome in Wikipedia, perché proprio non me lo ricordavo).

La bambina, che ha quattro anni e mezzo, possiede un guardaroba valutato miliardi, con abiti e scarpe realizzati appositamente per lei da stilisti del calibro di Armani e Donatella Versace. Il servizio tv mostrava alcuni di questi vestiti che mi sono sembrati ridicoli, scomodi e assolutamente inappropriati per una bimba di quell'età. I tacchi a 4 anni! Ma ci rendiamo conto?

Inoltre, a quanto pare, la creatura parla già 3 lingue (inglese, e vabbeh; spagnolo e francese) e studia danza (il reportage parlava di "interminabili" lezioni).
Povera figlia.

mercoledì 5 gennaio 2011

Giochi di parole

Seguo abitualmente il webzine Punto Informatico, e mi sono appena imbattuta in un post così titolato:

Secondo voi l'hanno fatto apposta?

martedì 4 gennaio 2011

Non lasciatemi a casa da sola

Non è che cucinare non mi piaccia. E' che per farlo (seriamente, intendo, oltre i ristretti limiti della bieca sussistenza) devo entrare nel giusto mood, sentirmi ispirata e soprattutto avere molto, molto tempo a disposizione. Tutte condizioni, insomma, necessarie e sufficienti a farmi superare i miei atavici vizi: la pigrizia e l'ansia incoercibile che mi fa fare tutto in frettissima, come se dovessi disinnescare una bomba.
(Bello "incoercibile", eh? Era un sacco che non lo dicevo)

Quando le congiunzioni astrali sono favorevoli e tutto fila liscio, mi piace anche sperimentare. Ieri, ad esempio, mi sono cimentata nel pan di spagna al cioccolato, ricetta scelta appositamente per la sua perfetta coincidenza con gli ingredienti che avevo già a casa e la zero voglia di andare a fare la spesa. Per dire, ho fatto il pan di spagna al cioccolato perché non avevo abbastanza uova per un ripieno (aut Caesar, aut nihil: o pan di spagna, o crema pasticcera).

Ho proceduto scientificamente, preparando tutti gli ingredienti sul tavolo operatorio, pesando e setacciando, calcolando quanto zucchero sottrarre per bilanciare la presenza di cacao già zuccherato, imburrando la teglia alla perfezione, infarinandola senza buttare mezzo chilo di farina, addirittura preriscaldando il forno e coprendo la torta a metà cottura per non farla bruciare. Ero stupita di me stessa e della mia perizia: tanta disinvoltura ai fornelli non è da me.

Pensavo, dopo tutto ciò, che il pan di spagna sarebbe venuto 'na chiavica. Macché: alto, morbidissimo e saporito, dolce e umido al punto giusto. E la cucina era pulita a specchio: mentre il pan di spagna cuoceva, avevo lavato tutto.
La mia bravura ha cominciato a spaventarmi seriamente: possibile che l'anno nuovo mi avesse cambiato così tanto? Mi stavo forse trasformando in una versione massaia del Dr. Jekill?
A un certo punto, per fortuna, mi sono ricordata che mi ero dimenticata di mettere il sale.
Che sollievo.

lunedì 3 gennaio 2011

Marco on air / 133

passaparola

Tutti così li voglio, di pronta e indolore risoluzione

Driiiiiin!
- Pronto?
- Buongiorno, qui è la [ditta di noleggio strumenti medici], dobbiamo ritirare la pompa che avevamo fornito a suo padre...
- (???) Ma veramente a me non risulta alcuna pompa...
- Ah no?
- No, ci avevate fornito l'asta per le flebo e l'abbiamo già restituita...
- Ah sì?
- Sì, abbiamo restituito tutto e comunque non ci avevate mai fornito una pompa...
- Ah non vi avevamo fornito la pompa?
- Eh no...
- E avete già restituito tutto?
- Eh sì...
- Ah allora va bene signora, grazie e arrivederci.
Click.

Primo post dell'anno nuovo

Eccoci qui! Avevo cominciato a scrivere un post altamente filosofico su come nel nuovo anno niente sembri cambiato, ma mi stavo annoiando e quindi ho cancellato tutto. Decisamente la scrittura filosofica non è nelle mie corde, mi riescono meglio le bagattelle.

Sono tornata in ufficio convinta di ritrovarlo così come l'avevo lasciato (dopotutto, non sono passati neanche 10 giorni); eppure avverto differenze sottili, quasi impalpabili, nella luce, nell'aria, nell'atmosfera. Autosuggestione forse, anzi sicuramente, e sono convinta che tra qualche ora, quando mi sarò scrollata di dosso il clima delle ferie e sarò rientrata del tutto nel solito tran-tran, queste presunte differenze spariranno. Ma che l'anno passato mi abbia cambiata, poco o molto che sia, questo è altrettanto sicuro: e l'altra cosa certa è che ci aspettano 12 nuovi lunghi mesi, da vivere ogni giorno con la curiosità e la speranza di vedere che cosa ci capita.