Brandelli di conversazione carpiti sull'autobus. Oddio, più che una conversazione era un monologo:
- Che poi, se questi giovani di oggi si comportano male, è perchè non sono seguiti dai genitori. Se io mi permettevo di dire una parolaccia, mio padre mi dava un bel ceffone... I genitori di oggi sono iperprotettivi: poi per forza i ragazzi si suicidano per una brutta pagella. Non sono più abituati a sentirsi dire di no... I genitori non educano i figli, si aspettano che sia la scuola a educarli...
Guardo di sottecchi la conferenziera: cappellino di lana, trecciona bionda, occhiali. Capisco, dal seguito del predicozzo, che insegna alle elementari. Mi verrebbe di chiederle se ha figli, ma preferisco evitare. In fondo siamo quasi arrivati alla mia fermata.
Lei scende prima di me. Noto che porta uno zainetto con un piccolo peluche attaccato (nulla quaestio, una maestra giovanile, bene) e indossa una minigonna jeans.
Intendiamoci: minigonna portata con calze nere ultracoprenti e stivali neri. Decentissima. Non sto dicendo che le maestre dovrebbero portare tutte un tailleur alla signorina Rottenmaier, con annessa penna rossa.
Però io ho sempre sostenuto che a scuola, o sul lavoro, c'è un abbigliamento consono e uno non consono. Secondo me a scuola si dovrebbe andare con ombelichi coperti, scollature non abissali, pantaloni non strappati, gonne non mini. E se questo vale per gli studenti, a maggior ragione per i docenti. E' una questione di rispetto degli altri, del ruolo, del luogo.
Ditemi pure che sono una sporca reazionaria, ma io la penso così.